Passione Maledetta dei Modà viene oggi certificato con un Doppio Platino con oltre 100.000 copie vendute in un mese dalla pubblicazione. Mi ritrovo così a parlare con Francesco di ciò che questo album rappresenta e delle responsabilità che si sono assunti. Un disco che custodisce la stessa passione degli esordi, quando nel lontano 2004, da Cassina De Pecchi hanno iniziato a risuonare delle note in una saletta come tante.
Cosa state riscontrando da passione Maledetta? Come è stato recepito?
Sarei bugiardo a dirti che è stato recepito male, però sono di parte perché le recensioni lette fino ad ora sono quelle che ci hanno inoltrato sui nostri canali ufficiali. Devo dire che la stampa alla conferenza l’ha recepito abbastanza bene soprattutto anche ricollegandomi al discorso sulla semplicità che ho fatto prima di presentare il disco. Ovvero, non aspettatevi un disco impegnato, se invece vi aspettate i Modà è un bel disco. Se devo andare a leggere le cattiverie su ITunes, beh c’era gente che recensiva l’album due giorni prima della pubblicazione scrivendone già volgarmente. Leggendo chi ci segue è contento, lo reputa il più bel disco dei Modà e io non posso che sentirmi soddisfatto soprattutto per aver superato il confronto con Sala D’Attesa. Paradossalmente è il disco che ha venduto meno tra i nostri album, però era quello che era piaciuto di più ai fan e a me. E’ stato l’ultimo disco con la vecchia formazione, ho iniziato a crearlo con una band e l’ho terminato con un’altra, in realtà mi sono reso conto che in quello studio di registrazione ci sono entrato da solo. Gioia e Viva i romantici, hanno venduto di più eppure io sono sempre rimasto legato a Sala D’Attesa. Con Passione Maledetta, almeno per me, sono riuscito a fare un disco che mi piace di più. Forse mi sono liberato del passato con questo disco
Ripercorrendo la vostra storia, non siete di certo una band neofita nel panorama musicale, di porte in faccia ne avete prese tante. La stampa con voi non è mai stata particolarmente, bonaria. Con voi si è sempre cercato il pelo nell’uovo, ammettiamolo. Per contrappasso, il pubblico vi ha amato tanto e da subito. Anche quando i Modà erano quelli seguitissimi ai live seppur in radio non venivano minimamente trasmessi. Cosa pensi che sia arrivato alla gente che non è stato sempre percepito dalla critica musicale?
I Modà vendevano dischi, ma cercavano di non farli mai percepire come un gruppo di successo, piuttosto sempre come un gruppo giovane. Lo stesso è valso dopo con Viva I Romantici, Gioia e con San Siro. Sono abituato a guardare sempre il bicchiere mezzo pieno, anche perché sarei un cretino a guardalo diversamente considerando tutte le cose straordinarie che ci sono successe. Io credo che alla gente sia arrivata la semplicità del linguaggio. La gente si divertiva ascoltando Il Branco o la mia ragazza così come ora si diverte ascoltando Forse non lo sai; si emozionava con Volevo dirti e Favola come ora con Stella cadente, Francesco. Quando parlo di un Viaggio o Stella Cadente non sto scrivendo di cose iperbolici, parlo di cose universali, non uso linguaggio raffinato, non so come definirmi se non con un sono normale e credo che questa normalità la gente l’abbia percepita. Parte della critica forse, ha visto questa normalità come un limite. La cosa che meno digerisco, te lo dico molto sinceramente, il continuo discorso sulle tre radio.
Che non ho toccato volutamente perché oggi lo trovo davvero sterile. Da quando avete firmato con Ultrasuoni non avete mai avuto grandi troni nel music control forse una volta sola con Arriverà, se non sbaglio. Questo comporta al vostro non passaggio su altre network nazionali.
Ringraziamo sempre le regionali che ringrazio sempre che ci hanno supportato sempre e comunque anche prima della firma con UltraSuoni.
Anche perché parliamoci chiaro, uno può trasmettere una canzone un miliardo di volte, ma se all’ascoltatore non piace, non gli fai cambiare idea. Forse bisognerebbe solo smettere di considerare i fruitori musicali, la gente in generale, come della capre senza raziocinio e libertà di scelta personale.
Partiamo con un vantaggio per noi stessi, ma questo non comporta la garanzia di vendita del disco.
Non è un album che stravolge l’immagine dei Modà, eppure è l’album con cui presentate più cambiamenti: nella produzione del disco, dei videoclip. I primi che si pongono nell’ottica di una sorta di serie su un filone unico
E’ una responsabilità, ma non un rischio. Lo diventa quando lasci a terzi il totale potere di decidere della sorte di un disco, quando ti affiancano persone che necessitano di appiccicarsi medaglie su di un petto piuttosto che capire di esser parte di un progetto comune. Quando incontri persone che di medaglie ne hanno ottenute più che abbastanza e che vogliono aiutarti a valorizzare il lavoro fatto, senza per forza stravolgerlo, capisci di essere davanti a una persona che può darti molto. Una persona come Calvetti. Stesso discorso per i videoclip, mi sono appoggiato alla TopSide, dei ragazzi dalla fotografia fantastica e dalla mano straordinaria. E’ una responsabilità, abbiamo lavorato tutti insieme. Amo la condivisione.