Abbiamo incontrato la band italiana nel tardo pomeriggio al Sonisphere UK. Impegnatissimi tra un’intervista e l’altra per promuovere il loro prossimo tour in Inghilterra, hanno fatto volentieri quattro chiacchiere in italiano.
Si sono detti esterrefatti e soddisfattissimi dell’accoglienza che il pubblico di Knebworth ha tributato loro: “Dieci minuti prima di andare in scena abbiamo sbirciato da dietro il palco per vedere quanta gente ci fosse…era vuoto, c’ha quasi preso lo sconforto. Poi quando siamo usciti sullo stage siam rimasti basiti nel vedere quanta gente fosse arrivata. Erano le dodici e mezza, c’era un sole tremendo eppure c’era un botto di gente! Abbiamo avuto un’iniezione adrenalinica pazzesca”.
E si è visto, i ragazzi non si sono risparmiati e l’audience ha gradito tributando applausi a non finire alla band italiana. “Dovevamo scegliere se esibirci a un’ora serale su uno stage secondario tipo il Bohemia oppure se suonare a mezzogiorno sul palco principale, a giochi fatti credo che abbiamo fatto la scelta migliore, abbiamo avuto solo mezz’ora di tempo ma anche una platea ben più ampia di quella che avremmo avuto su un altro stage. Ci tenevamo molto a far bene dato che tra fine settembre e ottobre avremo dodici date qui in Inghilterra nei club.” Un successo estero che va oramai oltre quello interno ai patri confini, che ne pensano i ragazzi di tutto questo? “Oramai ci siamo abituati, anzi meno male che almeno andiamo bene all’estero (risate, ndr). In Italia è difficile, di base c’è una grossa incapacità di apprezzare quanto nasce internamente e non c’è supporto verso le realtà che riescono a sfondare, senza andare a toccare il discorso che riguarda la cultura musicale e l’attenzione dei media di massa verso determinate sonorità. In America l’ultimo disco è andato benissimo, ha venduto più di 250mila copie, qui in Inghilterra stiamo raccogliendo consensi, non ci lamentiamo certo se in Italia le cose vanno in modo differente. Siamo orgogliosi di tutto ciò che abbiamo ottenuto, abbiamo lavorato duro per guadagnarci il nostro piccolo spazio e faremo di tutto per mantenerlo.”
Una band che ha spesso cambiato pelle e che ha inserito coordinate stilistiche nel proprio sound che a volte hanno spiazzato i fans della prima ora: “Può sembrare una risposta scontata ma difficilmente queste decisioni vengono prese a tavolino. La nostra evoluzione è stata naturale, è vero che Shallow Life è il lavoro più orecchiabile e accessibile che abbiamo mai inciso, così come Karmacode fu pesante perché risentì della nostra prima esperienza in America arrivata grazie al tour di supporto a Comalies, o ancora che tutti i nostri dischi sono diversi tra loro. Non abbiamo deciso di fare prima un disco gothic, poi uno nu-metal, poi uno pop rock…è venuto tutto naturalmente quale conseguenza delle esperienze e delle influenze che abbiamo assimilato negli ultimi anni, in cui davvero non ci siamo mai fermati un attimo.” E adesso cosa attende la band originaria di Milano? “Tra qualche tempo cominceremo a pensare al nuovo album, Shallow Life è uscito a inizio 2009, è il momento di pensare al sequel visto che una distanza di due anni tra un disco di inediti e l’altro ci pare un periodo di tempo molto buono. Abbiamo già qualche idea ma siamo molto lontani dal poter dire di aver iniziato il processo creativo e compositivo vero e proprio.”