Si esibirà il 7 febbraio a Milano per l’ultima data della sua tournèe italiana: Laura Veirs ci racconta qualcosa in più su di sé e noi inganniamo l’attesa prima di apprezzarla sul palco della Salumeria della Musica.
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La stampa ti apprezza molto, e ti ha paragonato a nomi come Suzanne Vega e Joni Mitchell. Tu cosa ne pensi?
Credo che la somiglianza tra la mia voce e quella della Vega sia evidente, è una cosa che ho notato anch’io. Inoltre amo la musica di Joni, quindi non posso che essere contenta di questi apprezzamenti fatti dai giornalisti.
La stessa stampa, ad esempio Mojo, The Independent, Washington Post etc., ha anche indicato il tuo disco “July Flame” come uno dei migliori usciti nel 2010. Ti aspettavi di riscuotere questo successo?
Sinceramente no, ma sono stata davvero felice nel vedere che la gente ha apprezzato questo disco, perché piace molto anche a me e ho lavorato veramente duro per scriverlo. Tra l’altro è stato prodotto interamente in casa, da me e Tucker Martine, e penso che insieme siamo riusciti a realizzare qualcosa di bello.
“July Flame” ha dei suoni molto intimi e caldi. Quali sono state le sensazioni che ti hanno ispirato in questo disco?
Soprattutto l’estate. Ci sono molti riferimenti all’estate in “July Flame”, come le api, il cielo stellato, i fuochi d’artificio, le pesche, l’amore estivo…e anche la guerra, il fuoco, il fumo, insomma tutti temi e sensazioni che hanno una stretta correlazione con il caldo e la passione.
C’è una canzone che, più delle altre, può rappresentare al meglio “July Flame”?
Penso proprio che possa essere la title – track una buona presentazione del disco, ed è anche per questo motivo che ho deciso d’intitolare l’album in questo modo, perché considero tale canzone particolarmente riuscita. Dei temi del disco ho già parlato, ma di “July Flame” mi piace soprattutto il ritmo particolare e libero allo stesso tempo…in breve, credo che sia semplicemente una canzone interessante e che sia riuscita particolarmente bene, per questo la scelgo.
Ho letto che hai iniziato a scrivere canzoni mentre lavoravi come traduttrice in Cina, e che sai parlare benissimo il Mandarino…
Beh, ai tempi lo parlavo molto bene, però adesso non sono più così brava, perché ora mi manca la pratica quotidiana. Non ho più avuto occasioni per esercitarmi perché, ovviamente, ho lavorato molto nel campo della musica…comunque sì, ho trascorso molto tempo in Cina perché, dopo aver finito il college, sono andata in quel paese per lavorare a una spedizione geologica. Però la scienza non mi interessava davvero, e siccome mi ero portata la mia chitarra ho iniziato a comporre musica, ed è stato l’inizio della mia carriera in questo campo.
La Cina ti ha influenzata in qualche modo?
Penso di sì. Ad esempio, il Buddismo e la sua filosofia ha sicuramente influenzato il mio lavoro. Mi piace la semplicità, ma anche cercare di svelare i misteri della vita, quindi c’è qualcosa nel Buddismo che mi attrae. Però ho ascoltato poca musica cinese, quindi non credo che nei miei pezzi ci sia una diretta influenza in questo senso.
Alessandro Tibaldeschi, Stefano Masnaghetti