Lighea Temeraria e il nuovo album

Lighea ritorna con “Temeraria“, nuovo album che rappresenta i momenti più importanti del percorso discografico dell’artista e “Il frutto di pensieri, riflessioni, incontri, condivisioni, avvenimenti che hanno intriso, a volte investito, la mia vita, un album che scandisce i mie anni, che pulsa, respira, esplode, pensa, gode…“. Abbiamo scambiato qualche battuta con Lighea per farci spiegare meglio la genesi del disco: Quali sono le principali differenze tra Temeraria e i tuoi dischi precedenti? Ce ne sono due delle quali sono consapevole, che ho fortemente voluto. La prima è l’energia; continuamente nei miei live mi sono sentita dire che l’energia era mille volte maggiore di quella del disco per questo motivo stavolta ho voluto portare la mia attenzione li, infatti la band che mi accompagna nei live ha suonato in questo album (l’arrangiatore, Marco Contento, è il batterista del gruppo). La seconda è la mia partecipazione attiva, ho voluto curare ogni cosa, ho coinvolto persone amiche, di talento, che stimo, ho messo dentro i miei valori e portato avanti questo progetto sempre con congruenza fra le mie idee e i fatti, seguendo anche la più piccola scelta.

Il titolo vuole sottolineare una caratteristica, un tratto del tuo carattere che ti contraddistingue?
Diciamo un atteggiamento di vita, ma non solo, vuole essere anche di ispirazione.. tante volte per me le parole che ho raccolto sono state un punto di partenza per una strada che altrimenti non avrei immaginato!!! Ecco mi piacerebbe che Temeraria possa essere anche questo. Credo fortemente che sia un atteggiamento necessario, ancor più in questo periodo epocale di crisi profonda, dove senza il coraggio di andare incontro al pericolo si soccombe.

A quale dei brani inediti sei maggiormente legata e perchè?
Stavolta devo essere sincera non è facile rispondere a questa domanda… ognuno per un motivo diverso mi lega fortemente… se proprio devo, ma ti assicuro che la distanza è poca dagli altri, L’Attesa, perché quando la canto provo un senso di coinvolgimento e di abbandono molto forti, una liberazione profonda della voce e dell’anima.

Guardando indietro agli anni passati, sai individuare e raccontarci il momento migliore e il momento peggiore della tua carriera come musicista?
Il momento migliore è stata la vittoria del festival di Castrocaro. Quella volta di fronte alla proclamazione della mia vittoria sono rimasta sbalordita, mi aspettavo che andasse come sempre, invece ho sentito il mio nome… in quel momento sul palco tanti fotografi che mi chiamavano da tutte le parti, tutti che mi dicevano fai questo fai quello, che gioivano per me ed io che con lo sguardo cercavo solo una persona, colui che aveva accompagnato ogni mio passo con coraggio e fede, che aveva lottato quotidianamente affinchè io riuscissi ad avere il mio spazio di visibilità, la mia occasione: il mio produttore. Quando l’ho visto e i nostri sguardi si sono incontrati, bhè quello credo sia stato un momento e un’emozione impagabili.
I momenti peggiori sono stati tanti, la mia strada non è stata affatto facile, ma forse quello che mi viene da sottolineare è stato l’infrangersi di tutto, quando per un lungo periodo ho dovuto forzatamente fermarmi, a causa di un contratto discografico molto lungo di un’etichetta in crisi. Mi sono ritrovata bloccata, proprio nel momento più attivo della mia storia lavorativa, nessuna produzione.. una specie di castrazione, tutto il lavoro fatto era fra le mani di qualcuno che lo stava stritolando ed io non potevo farci niente.

Cosa ne pensi dell’attuale momento del music biz anche in rapporto alla crisi economica che ha travolto il modello economico e sociale dell’Occidente?
Penso che sia un vero disastro e che non si intraveda una strada risolutiva. Penso che ci sia bisogno di costruire nuovi parametri di lavoro, equilibri diversi, buttando giù le lobby che impediscono la diffusione della musica e dei talenti. Penso che stiamo vivendo appieno il periodo buio che precede ogni rinascita. Penso che abbiamo lasciato andare le cose senza tenerne le redini per lunghissimo tempo, lasciando il potere a pochi, e che ora ne stiamo pagando le spese. Penso che dovremmo renderci conto che è nostra la responsabilità, poiché ciò che siamo creiamo. Ogni scelta fatta con superficialità genera superficialità, ogni scelta fatta per convenienza genera interessi e ipocrisia e se vogliamo qualcosa di diverso lo dobbiamo costruire nel nostro piccolo universo quotidiano, solo poi si proietterà intorno a noi. Conta quello che dicevo prima, portare congruenza fra i nostri pensieri, i valori e le azioni, le scelte.

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