Intervista a Madh: “La mia musica non nasce per accontentare gli altri”

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Il sole scotta ma Madh dispensa sorrisi e abbracci a tutti i fan accorsi a Catania in occasione del firmacopie di “Madhitation”, il suo album d’esordio disponibile in tutti i negozi di dischi dallo scorso 10 luglio. È l’ultima delle numerosissime date che hanno composto il calendario dell’instore tour che lo ha portato in giro per l’Italia per tutto il mese ed io, trovandomi in Sicilia, non potevo che raggiungere l’artista più originale di X Factor per fare due chiacchiere su questo primo lavoro in studio e sui suoi progetti futuri.

Vieni da Carbonia, una cittadina della Sardegna. Che rapporto hai con la tua terra e quanto è presente in “Madhitation”?
Il 99% del mio disco è Sardegna, lo sono anche i featuring e le produzioni perché ci tenevo a valorizzare i talenti della mia terra. Sono nato a Carbonia e vivo lì, ma ancora per poco. Mi trasferirò presto a Milano perché, sai, è una realtà ben diversa e offre mille opportunità. Adesso viaggio molto, per lavoro devo ovviamente spostarmi ma tutte le volte che torno nella mia isola sto bene, mi sento a casa.

Contaminazione è il concetto chiave dell’album, è stato un processo naturale?
Riguarda sia i generi musicali, sia la mia scrittura. Sono ispirato da tantissime cose e non riesco a seguire un’unica linea musicale. Mi piace variare, mixare anche cose apparentemente diversissime tra loro, che magari se messe insieme danno vita ad un qualcosa di veramente figo. E sì, è stato un processo molto naturale perché scrivo in base al mio stato d’animo quindi sul momento non penso al genere in cui si collocherà il brano, è tutto molto spontaneo.

Hai collaborato ancora una volta con Meetch, che ti aveva seguito anche durante la realizzazione del tuo EP “Experimental”, come mai?
Ho iniziato il mio percorso con Meetch anni fa e l’ho voluto fortemente anche in questo disco perché tra di noi c’è un feeling musicale assoluto, ci capiamo e lavoriamo a tutto insieme. Riesce a creare esattamente quello che voglio io, non poteva assolutamente mancare.

Tu stesso definisci i tuoi testi astratti.
Non mi piace entrare nei dettagli, mi mantengo all’interno di una dimensione astratta perché voglio che l’ascoltatore li interpreti liberamente, voglio che possa ritrovarci una sua situazione. I miei testi riflettono il mio stato d’animo, ovviamente, ma il fatto che io scriva per me stesso non esclude gli altri.

Non hai il timore che per questo vengano considerati poco interessanti?
Per quello che è il panorama italiano, sarò sincero, un po’ sì, perché pochissimi altri artisti scrivono così. Mi è stato detto che i miei testi non sono adatti all’età che ho e al pubblico con cui vado a confrontarmi, però scrivo quello che sento, la mia musica non nasce per accontentare gli altri.

“Triangle” parla della quiete prima della tempesta e queste parole si riflettono nel ritmo del brano: rappresenta una sorta di processo evolutivo?
Il triangolo è simbolo di perfezione, oltre che di cambiamento, ti spinge a dare il meglio di te in qualunque cosa tu faccia. La parte iniziale è tranquilla ed elegante perché rappresenta la riflessione su ciò che sei, la Drum And Bass invece introduce la realizzazione di ciò che volevi fare. Quindi si, questa evoluzione è evidente sia a livello testuale, sia musicale.

“Vai” è l’unica traccia sul disco incisa interamente in italiano, prima avevi sempre cantato in inglese. Com’è stata quest’esperienza?
In realtà avevo voglia di scrivere un pezzo in italiano, un po’ per divertirmi e un po’ per stupire me stesso. Non avevo mai cantato nella nostra lingua, nemmeno durante X Factor, ed è stata una bella sfida. È un brano che descrive perfettamente il mio pensiero, ha un messaggio importante e volevo che arrivasse in maniera molto diretta al mio pubblico, piuttosto che filtrato dall’inglese. Sono molto soddisfatto del risultato.

I temi del disco sono il viaggio, le mille lotte (contro il razzismo, l’omofobia), ma manca completamente l’amore. Si intravede qualcosa in “She”, dove ritroviamo una presenza femminile.
E no, anche lì non si tratta di una persona concreta e definita ma dell’anima che, per me, ha le sembianze di una figura femminile. Nel momento in cui ho scritto quei brani non mi interessava raccontare l’amore, ecco perché è del tutto assente. Volevo trattare qualcosa di più serio e reale e poi, diciamocelo, di testi d’amore ce ne sono tantissimi e io mi sono un po’ stufato.

C’è un disco che ti ha cambiato la vita?
In realtà ce ne sono due: “Frank” di Amy Winehouse, artista che adoro e che avrei anche dovuto vedere dal vivo ma, per ovvie ragioni, non ne ho più avuto la possibilità, e “Matangi” di M.I.A. che ha completamente cambiato il mio modo di approcciarmi alla musica.

A breve partirai con qualche data estiva e poi un club tour invernale, cosa dovremmo aspettarci?
Qualcosa di innovativo e provocatorio, ci saranno scenografie e ballerini e sarà tutto ideato da me.

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