Ritornano i Madina Lake con il loro terzo disco: “World War III” nasce dopo un periodo molto critico per il combo, nel quale il bassista Matt Leone, aggredito per essere intervenuto in un caso di violenza domestica, ha rischiato seriamente di subire dei gravi danni permanenti, che lo avrebbero costretto ad abbandonare la carriera. A poco più di un anno di distanza, abbiamo l’occasione di parlare proprio con il musicista di chiare origini italiane, per tracciare un bilancio di quanto successo di recente e del lavoro che c’è stato dietro la nuova fatica della band di Chicago.
Prima di tutto, come stai? Ti senti meglio dopo quello che hai passato a causa dell’aggressione dello scorso anno?
E’ stato un brutto infortunio. Così pesante che ho impiegato un anno di tempo per accumulare l’energia sufficiente per suonare una ventina di minuti. Visto quanto mi era stato diagnosticato dalla prognosi iniziale, sono stato fortunato a superare tutti gli ostacoli così velocemente. Certo, ancora oggi mi prescrivono dei medicinali, e la cosa pare mi accompagnerà per tutta la vita.. ma va bene così, posso ancora fare quello che amo, ed è questo che conta.
E il nuovo disco “World War III”? Come è nato il terzo e ultimo capitolo della saga che avete iniziato con “From Them, Through Us, To You”?
Abbiamo progettato l’inizio e la fine della storia prima ancora che iniziassimo a scrivere musica insieme. La parte centrale è stata elaborata con il tempo. Non abbiamo ancora un’idea di come sia nato questo ultimo capitolo del concept, che comunque avevamo già pianificato, ma il destino la scorsa estate ci ha dato una mano. E’ successo un qualcosa di profetico, che ci ha manifestato in realtà ciò che fino a poco prima era soltanto un’idea.
Gli Smashing Pumpkins sono stati per la tua band un’influenza importante. Come è stato lavorare con Billy Corgan nella canzone “Imagineer”?
E’ un tesoro importante per la tua vita quando ti viene data l’opportunità di entrare in contatto diretto con un tuo idolo. La cosa ancora più rara è quando la stima che avevi nei suoi confronti non solo conferma le tue aspettative, ma le supera. E’ stato come vedere un qualcosa di utopistico diventare realtà. Un’opportunità che è nata grazie ad un gesto d’amore ricambiato, che ci ha permesso di raggiungere un qualcosa che nella nostra vita sarebbe rimasto solo un sogno.
Perché pubblicare “World War III” prima negli Stati Uniti e dopo un mese in Europa?
Non è stata una grandissima scelta, ma comunque è nata a causa di decisioni di tempi di pubblicazione decisi dalla label, dettate dal rilanciare il nostro nome. Gli Stati Uniti sono ormai un posto che ancora non ha una buona idea nei nostri confronti: ti basta un taglio di capelli scadente e del trucco fatto male nelle foto promozionali del primo disco e sei condannato per lungo tempo. Ti faccio un esempio breve per spiegarti il tutto: i Madina Lake sono come quel ragazzino che viene beccato a masturbarsi in bagno nel primo anno di liceo. Se dovesse ancora ritrovarsi degli amici nell’ultimo anno sarebbe ancora una persona fortunata; nella peggiore delle ipotesi, dovrebbe aspettare il college per cercarsi nuove compagnie. La metafora non sarà delle migliori, ma penso sia piuttosto ok per spiegarti la nostra situazione oltreoceano.
“The Dresden Codex” è un EP che avete autoprodotto appena dopo aver abbandonato la Roadrunner Records. Perché non avete intrapreso la stessa strada per l’ultimo disco?
Dopo sei anni di lavoro ininterrotto, ci siamo ritrovati con un’estate di pausa: è stato per noi come vivere un coma, le tue prospettive del tempo erano ormai distorte dal continuo lavoro. “The Dresden Codex”, il parto nato da questo periodo per noi anomalo, è e resterà probabilmente un progetto isolato nella nostra discografia: non siamo in grado di affrontare tutto il lavoro che sta dietro alla produzione di un album. Il rischio più evidente è quello di non focalizzarti più sulla musica, cosa che noi vorremmo evitare nella maniera più assoluta. Inoltre ora possiamo sfruttare nuove occasioni che ci si sono presentate: un nuovo management, un nuovo agente e una nuova etichetta che ti permettono di lavorare in assoluta tranquillità.
Sarete in Europa e Regno Unito a novembre, ma non farete nessun concerto in Italia. Avete in programma qualcosa dalle nostre parti per il 2012?
Si asolutamente! Abbiamo un profondo amore per l’italia e la bella cultura vi! (parte non tradotta, ndr). Più precisamente stiamo pianificando alcuni festival la prossima estate e non vediamo l’ora di passare anche dalle vostre parti!
Nicola Lucchetta