Pochi giorni prima dell’uscita del doppio disco live “Gli amori son finestre” incontriamo Mango, in una lunga conferenza che ha toccato molti temi. Eccone alcuni estratti.
18 settembre 2009
“Gli amori son finestre” è il titolo di una canzone che ho scritto già da un anno e mezzo, che probabilmente sarà inserita nel mio prossimo disco di inediti; la traccia con questo nome però è solamente il testo senza musica recitato da Flavio Insinna, che è stato incredibilmente bravo prestandosi al compito molto umilmente. Come sarà invece il brano vero e proprio? Molto rock, mi piacerebbe farlo sentire a Vasco Rossi, non somiglia a niente di quello che ho fatto finora.
La struttura del doppio disco live secondo me è bellissima: comincia con due inediti, segue la parte recitata da Insinna e poi c’è il concerto vero e proprio, con tanto di introduzione. “Gli amori son finestre” è insomma un brano di rottura che divide due mondi diversi, non esistono molti dischi così particolari.
Il singolo “Contro tutti i pronostici” è un brano scritto da un gruppo di ragazzi campani, i Rei Momo, che sto seguendo e producendo ormai da un paio d’anni. Loro sono uno di quelle band italiane che prendono ispirazione da quelle anglosassoni stile U2. Il pezzo a me piaceva moltissimo, ma l’idea di farmelo interpretare è stata della Sony, io onestamente non ci avevo pensato. Per un attimo ho avuto l’impressione di togliere del merito a questi ragazzi, ma loro sono stati entusiasti della cosa. In un certo senso è un modo alternativo di far conoscere la loro musica, in un panorama come quello italiano che offre ben poche possibilità di esibirsi, escludendo i soliti programmi come Amici, X-Factor e Sanremo. Oggi non esistono più programmi dove tu possa fare della buona musica, sembra che in Italia la musica non paghi più.
Il brano è stato arrangiato a modo nostro, a sentirlo potrebbe essere tranquillamente mio, ma è dal testo che si capisce che non è di Mango, io non avrei mai usato certe parole.
Ciò che mi ha convinto di questa canzone oltre alla melodia (sono in grande risalto le chitarre ritmiche, cosa molto poco italiana) è la scrittura del testo, che è assolutamente nuova, io non ho mai letto una cosa simile inserita in tale contesto musicale. La bellezza è stata quella di riuscire a dire cose molto attuali ma facendole rimanere in realtà sullo sfondo di una bellissima canzone d’amore: nonostante tutto, contro tutti i pronostici, ci sei tu.
Fare un disco più sperimentale e di rottura? Io mi sono sempre considerato uno che sperimenta, ma siccome la società non è pronta per certe sonorità allora preferisco inserire tanti piccoli stimoli nei miei dischi. Io non identifico la sperimentazione col complicato, è esattamente l’opposto, per me è il riuscire ad essere ancora più accessibili facendo cose che non ha ancora fatto nessuno, o al massimo prendendo uno spunto. Ho fatto “Oro” perché sono usciti i Culture Club con “Do you really want to hurt me”. Non ci sono affinità precise tra le due cose, ma è l’idea che si forma nel momento in cui ascolti una canzone che ti fa muovere verso una certa direzione stilistica.
Nel live per ovvi motivi di spazio si è stati costretti a sacrificare molti brani, ma se la scelta è stata particolarmente ardua è anche perché le tracce presenti non riguardano solamente la tournee appena passata; ci sono anche brani suonati dal vivo di qualche anno fa, come ad esempio “Sirtaki”, del 2004, o “Chissà se nevica” che è del 2007. Dato che in ogni tour registriamo almeno sei date, non si voleva “sprecare” certe performance molto valide. I criteri di scelta dei brani per il live sono stati moltissimi, dipendenti da un sacco di fattori tra cui l’accordatura degli strumenti, il luogo del concerto e la posizione di una canzone nella scaletta, in quanto la voce non rimane della stessa intensità per tutta la durata di un concerto.
Un dvd è in programma da almeno due o tre anni, ma siccome sono un po’ testardo non vorrei girarne uno che mostri semplicemente la performance a un concerto; vorrei qualcosa che renda quasi più importanti i dietro le quinte, le interviste…vorrei un misto tra concerto, film e documentario, una specie di Buena Vista Social Club. Quando si riuscirà a fare così darò l’ok.
La copertina è un quadro di Francesco Melzi, l’ultimo discepolo di Leonardo Da Vinci, colui che ha ereditato tutti i suoi lavori. Trovo straordinario l’atteggiamento delle mani e delle braccia della donna ritratta, sembrano invitare un uomo, un bambino o uno strumento, si vede la sua consapevolezza di saper dare amore. Per me rappresenta in pieno quello che è il titolo del disco: gli amori sono quelli in cui riusciamo a mettere a fuoco la nostra passione, la nostra sensibilità; diventano finestre attraverso le quali possiamo guardare il mondo con una logica migliore. I ventotto brani che compongono il doppio cd live sono forme d’amore, attraverso le quali io ho la possibilità di immergermi in una dimensione di volta in volta nuova, perché quando lo riascolto riesco a trovare qualcosa che non avevo sentito prima; è questo quello che rende davvero straordinario questo lavoro.
I miei progetti futuri? Dopo la consueta promozione penso di partire a fine gennaio 2010 con un nuovo tour. Dopo quattro anni e quattro dischi non so quando uscirà il prossimo di inediti, la Sony vorrebbe il prossimo anno, io non sono della stessa idea, vorrei aspettare.
È in lavorazione anche un nuovo libro di poesie, così come il mio primo romanzo, ambientato nel seicento; in realtà non c’è un contesto storico vero e proprio, non ci sono riferimenti reali, è seicentesco il profumo che ne viene fuori, il modo di pensare. Si parte da un periodo che poi viene annullato; rimane un mondo fatto di persone con tutti i loro amori, le loro passioni, i loro drammi.
Nicolò Barovier