Nonostante il nuovo “Naked” sia un disco acustico Masha ed Elio degli Exilia si sono messi a nudo per Outune (scusate il banale gioco di parole) dimostrando di sapere graffiare anche senza vestirsi di chitarre elettriche ed amplificatori saturati. Una lunga chiacchierata cazzuta e rabbiosa, ma anche onesta…come solo gli Exilia sanno essere. Con il gain spinto a manetta ecco un’intervista politically uncorrect in cui ce n’è davvero per tutti…e sapete la novità? Hanno dannatamente ragione.
“Naked”, data di uscita 21 Maggio. Presentiamo questa novità acustica ai vostri fan ed a chi ancora non vi conosce.
Masha: Nasce tutto da ciò che abbiamo fatto nell’anno precedente; provando a fare degli show unplugged abbiamo notato che la gente apprezzava molto la nuova veste. Sai, credo che la musica sia espressione di ricerca personale, quindi la nostra natura andava evidentemente in quella direzione. Dopo dieci anni che stiamo insieme come band era necessario fare qualcosa di diverso; non sopporto le cose che restano uguali. Amo variare e provare nuove soluzioni, cercare qualcosa che ci ispiri diversamente. Questo è “Naked”.
Elio: Alcuni dei nostri migliori pezzi sono nati addirittura così, con un’acustica ed una voce. Quando c’è la sostanza e ci sono i bravi musicisti non servono le produzioni megagalattiche, ed i brani suonano forti anche senza chitarre elettriche.
M. all’inizio eravamo timorosi, non te lo nascondo…ci siamo chiesti “chissà come la prenderanno?”. Poi dopo i primi acoustic show abbiamo visto che tanti fan andavano verso il merchandising chiedendo se ci fosse un nostro disco acustico. Ci tengo a sottolineare che “Naked” non è un album vero e proprio…ma un insieme dei nostri brani di maggior successo in versione acustica, con in aggiunta tracce video ed inedite…e non è un disco neanche per via del prezzo. È qualcosa di diverso, un regalo per i fan ed un’esperienza per noi. “No Tears for you” è il brano inedito. Si tratta di una ballad scritta per il nuovo disco, che era già pronta e ci sembrava un peccato non inserirla. “Naked” costa 9 €, è un prezzo politico. Abbiamo ridotto i costi il più possibile conoscendo la realtà discografica ed anche la realtà della gente che ci segue.
I live acustici…dateci la motivazione. Va bene il fatto di volere sperimentare, ma forse c’è anche la volontà di crearsi più spazio in un territorio difficile come quello italiano?
E: No non è finalizzato a suonare di più dal vivo, anche perché alla fine non abbiamo suonato molto di più! E’ davvero una questione di evoluzione.
M: questa natura c’è sempre stata…io ed Elio scriviamo ad orari improponibili e capisci che non puoi attaccare il Marshall a casa a quell’ora! Può darsi che lo show acustico dia più spazio, ma credimi in Italia è difficile comunque. Forse avremmo dovuto fare un progetto di liscio, avremmo fatto cento date!
Torniamo a “No Tears for you”, il brano porta con sé una storia interessante. So che è dedicato ad una persona in particolare.
M: Sì, ad una persona che abita in Inghilterra…una persona vivente, purtroppo! Questo tale ci ha preso in giro, senza troppi giri di parole. E’ arrivato facendo lo spaccone pieno di soldi, aprendo una label apposta per noi e tentando in tutti i modi di circuirci, tentando anche di portarmi a letto se la vuoi sapere tutta. La crisi del disco arriva da gente come questo, che si improvvisano manager, discografici, cose che non sanno fare ma in cui si cimentano solo perché sono pieni di soldi. La crisi non è nella pirateria. La crisi risiede nello sfruttamento di persone come noi, più “piccole” di noi, piene di sogni. Questo tale, il famoso inglese di cui parliamo nel brano è scomparso dopo averci promesso il mondo. Ora siamo in causa, con degli insoluti per oltre diecimila euro…non pagati. Non siamo una band ricca quindi puoi capire quanto questo ci crei un danno. “No Tears for you” significa che non ho lacrime per una persona come te.
Noi in qualche modo ce la siamo cavata, ma tu prova a pensare a band più piccole di noi, emergenti, che vengono fregate continuamente da figure simili…
In Italia è ancora peggio, siamo pieni di persone così.
Colleghiamoci al discorso industria musicale. La discografia cosa dovrebbe fare ora per rispondere a questa crisi, per riconquistare le quote di mercato perse?
E: Prima di tutto il prezzo. Un ragazzo oggi non può spendere 15/20 € per comprare un disco. Inoltre puntare sulla qualità sia come manager/discografici che come band. Ci sono un sacco di musicisti improvvisati tatuati, che solo per questo e per un bell’aspetto riescono a fare dischi e ad ottenere promozione.
M: Poi c’è la distribuzione. Trovo assurdo che questa parte dell’industria prenda un pozzo di soldi per mettere i dischi nei negozi e, una volta che questi non si vendono, addebiti alla band ed all’etichetta il costo del reso. Non capisco come possa essere stato portato avanti questo sistema. Se lo analizzi è fatto e studiato per eliminarti. Io vado contro tendenza e sono contenta che le cose stiano andando così, perché si farà piazza pulita di tante tante cose. Forse si smetterà di fare le cose in modo approssimativo.
Lo ripeto, altro che colpa del download illegale! Cosa credi, che gli artisti abbiano mai guadagnato davvero dalla vendita dei dischi? Dalle major e dalle indie non si è mai guadagnato davvero. Si doveva vendere almeno 200000 copie per vedere le royalties. Il punto non è che l’artista non riceve più soldi del disco, ma che intorno a noi c’è gente approssimativa. Le major saranno destinate a ritornare in un ambiente più normale. Te ne dico un’altra: una volta facevano produzioni apposta per scaricare l’IVA!
E: Esatto, negli anni ’90 facevano i dischi con i proventi degli artisti stranieri quali Madonna ecc, realizzando produzioni che poi finivano nel cestino, distruggendo sia i sogni delle piccole band e artisti che l’intero mercato e la fiducia dei consumatori. Per questo dico abbassare i prezzi dei dischi come prima cosa. Gli studi di registrazione lo hanno fatto. Oggi fai dieci dischi con il prezzo con il quale ne facevi uno dieci quindici anni fa! Ma i dischi costano ancora come prima…
M: L’artista prende un euro a cd praticamente, pazzesco. Un sacco di soldi vanno alla distribuzione. E’ per questo che abbiamo deciso di metterci in proprio, almeno in parte. Abbiamo avuto la fortuna di stare sotto ad una label fortissima, che ha fatto veramente i numeri con noi; tuttavia avevamo un immagine che ci rispecchiava a metà. Lavoravamo bene ma eravamo stanchi del compromesso perché ora ce la possiamo permettere. Passi che all’inizio devi stare ai compromessi, quando ancora non ti sei creato un nome ed un tuo giro. Finalmente con la nostra nuova label è una divisione 50 e 50, sotto ogni aspetto.
Parliamo del versante live, l’unico aspetto dell’industria musicale che sembra godere di buona salute. Siete appena stati negli USA, ad Austin (Texas). Suonate spesso nel centro Europa, Germania su tutti. Credo che i lettori di Outune sappiano tutto questo. Quindi vi faccio una domanda un po’ marginale: se ci fosse una band, una big band con cui fare un tour chi scegliereste?
M: Penserei ai Disturbed, che si avvicinano al suono Exilia, i Sevendust. Il filone cross over, anche Rage Against The Machine, Korn. Anche se faccio fatica a collocare gli Exilia perché abbiamo veramente tante sfumature.
E: A me piacerebbe tantissimo andare in tour con gli Stone Sour.
M: Bravissimo, io credo che uno dei cantanti per eccellenza in questo momento sia proprio Corey Taylor. Capace di mantenere melodie fortissime, bellissime, aggressive e dolci allo stesso tempo. Io insegno e vedo tanti ragazzi che si ispirano a dei fantocci, tendendo spesso ad incastrarsi in un metalcore dogmatico, dove è tutto veramente uguale e senza cuore. Per questo ai miei allievi consiglio Corey Taylor e mi piacerebbe tantissimo dividere un tour con lui e gli Stone Sour.
E delle cover/tribute band? Cosa ne pensate?
E: Purtroppo è un fenomeno che si sta espandendo. Le cover band sinceramente non le capisco: passi il volere imparare a suonare, il trovarsi nei primi gruppi da ragazzini con la necessità di crescere. Quando però diventa un modo per fare soldi lo trovo davvero triste. I tributi ancora ancora hanno un minimo di senso, se sono confinati a serate particolari, per un release party o per serate di, appunto, tributo ad un musicista. Prima hai citato Austin, beh sappi che quando siamo stati lì, mi sono ritrovato a cercare casa per trasferirmi! Alcuni live music club affiggevano cartelli all’entrata con scritto “NO COVER”. E’ davvero un altro mondo: per questo genere di cose la mentalità americana è invidiabile.
Il Music Italy Show si è appena concluso ed Outune è media partner della manifestazione. Che tipo di esperienza può essere per l’Italia un evento del genere?
E: Sicuramente è una bella vetrina, sei in mezzo a molti musicisti italiani ed esteri di rilievo. Forse è anche pericolosa per gli artisti perché il musicista italiano viene a vederti aspettando il tuo errore, con le braccia conserte e pronto al giudizio.
M: Io però ne sono contentissima, è parecchio tempo che parlo con Elio di questo genere di possibilità. Per anni c’è stata la mania di etichettare e standardizzare il nu metal, il crossover, il metalcore, tutti generi appartenenti ad un certo filone del metal, dove soli e virtuosismi erano assolutamente proibiti e considerati fuori genere, per non dire eretici. Io trovo giusto che dei bravi musicisti debbano mettere in mostra la loro capacità di esecuzione e creatività, dal rap al metal al jazz! Elio è un chitarrista fantastico, sia con l’elettrica che con l’acustica. Sono felice che su “Naked” abbia finalmente potuto mettere in mostra un altro lato del suo stile e che dal vivo, di fronte ai moltissimi musicisti ed interessati del Music Italy Show abbia potuto dare prova di tutto questo. La musica è musica prima di tutto, poi vengono i generi!
Bene ragazzi, non mi resta che ringraziarvi ed augurarvi il meglio per la vostra carriera. Vi lascio con un consiglio, legato alla brutta vicenda che avete avuto con il “manager” inglese. Prendete “A Night at The Opera” dei Queen e fate partire la traccia “Death On Two Legs” con il testo tra le mani. Vi divertirete!
Riccardo Canato