Il prossimo 12 giugno uscirà “Hanno Ucciso L’Uomo Ragno 2012“, riedizione per celebrare il ventennale dall’uscita del famoso album di debutto degli 883. Come afferma lo stesso Max Pezzali, è stata un’operazione non preventivata. “Questo disco è nato l’anno scorso per puro caso, parlando con i Club Dogo che sapevano a memoria pezzi delle mie canzoni e ho chiesto loro ‘Com’è possibile?’ e la loro risposta è stata ‘no ma guarda che in tanti nel rap sappiamo a memoria le tue canzoni, non immagineresti neanche’. Mi son divertito parecchio anche a collaborare con J-Ax perché abbiamo recuperato il vecchio metodo che avevo quando lavoravo con gli 883: mettermi in camera con tanto di tastierina e computer. Ho riguadagnato il lato più ludico del mio mestiere, che nel tempo era andato perduto. Lavorare con qualcuno è più dialettico, come se si stesse parlando al bar, quando invece scrivi canzoni da solo è più noioso”.
Ma qual è l’elemento che unisce due mondi che sembrano, a prima vista, così diversi? “Il disco originario” sostiene Max “raccontava con il linguaggio quotidiano la vita di tutti i giorni di due ragazzi di Pavia con una gran sfrontatezza e, al tempo stesso, gran ingenuità. Non si poteva dire <<è un album carino>>, le reazioni possibili erano solo due: o ci amavano o ci odiavano. Avevamo il contratto per un unico disco e ci era venuto naturale inserire tutto ciò che avevamo a disposizione, perché eravamo fermamente convinti che quella sarebbe stata la nostra unica occasione. I rapper, oggi, fanno la stessa cosa: raccontano in modo diretto, pur seguendo la liturgia del loro mondo, ciò che vedono. E’ la stessa faccia della medaglia raccontata a 20 anni di distanza. L’esperimento è interessante perché le canzoni non hanno subito un minimo stravolgimento, semplicemente è stata aggiunta una parte rappata che le attualizza. E’ un modo per umanizzare lo scontro generazionale”. Il cantante pavese ha le idee chiare sulla sua visione delle sette note: “Non mi piace fare il compitino perfetto, mi annoia. La musica non è disciplina, è un divertimento. Quello che cercavamo di fare con gli 883 era cercare di dire le cose come volevamo, e se non ci stavano nei versi, ce le facevamo stare comunque, fregandocene d tutto. Considero Dargen D’Amico uno dei maghi della metrica, scrive delle cose meravigliose”.
[youtube KQR91BFXMmE]E per quanto riguarda la tanto sospirata reunion con Mauro Repetto? “Ci siamo riavvicinati, da mesi ci sentiamo su base regolare e ci vediamo ogni tanto. Non so se questo porterà a qualcosa da fare con la musica, perché lui fa un altro lavoro e ha un’altra vita che sarebbe difficilmente conciliabile col far continuativamente questo mestiere. Però se dovesse esserci la possibilità di fare un progetto una tantum che ci possa permettere di lavorare senza che lui debba essere per forza staccato dalla sua vita, secondo me sarebbe figo. Cioè, a me piacerebbe fare qualcosa con lui…”. Chi ha orecchie per intendere…
Claudia Falzone