“C’è sempre un po’ di malinconia nel condividere con il mondo un qualcosa che, fino a non troppo tempo prima, era mio e di nessun altro”. È un Mika un po’ timido ma sicuramente molto emozionato quello che si concede ai giornalisti per la conferenza stampa di presentazione del suo quarto lavoro in studio, intitolato “No Place in Heaven”, in uscita il 15 giugno 2015 su tutte le piattaforme digitali e il 16 nei negozi di dischi.
“Si tratta di un disco molto diverso da quello che lo ha preceduto, “The Origin of Love”, è più intimo e personale, ho deciso di esprimermi in maniera lineare e chiara, addirittura trasparente, senza fare alcun uso di metafore o analogie. Ma ovviamente permane la sonorità pop che, mischiata appunto a questa intimità, ricorda molto i dischi degli anni ’60 e ’70” dice, citando espressamente Billy Joel ed Elton John come fonti di ispirazione.
“Intima è, inoltre, la realtà in cui ha preso vita: sono stato in studio ma solo per poco perché mi sono subito reso conto che non era il contesto adatto alla scrittura di un album, così ho comprato un computer, ho affittato un piano e una casetta a Los Angeles e, tra quelle pareti che a mia insaputa avevano ospitato Orlando Bloom ed erano quindi meta turistica, è nato quello che potrete ascoltare a breve.”
“Non c’è posto in Paradiso, ma io non lo sto cercando. Se c’è mi fa piacere, altrimenti va bene lo stesso. Io sono già felice di essere arrivato fin qua, e lo devo anche alle persone che mi hanno sempre supportato. Nella cultura libanese è ancora fortissimo il senso della vergogna ed io, essendo in parte libanese, fino a 5 anni fa non parlavo di nulla, mi proteggevo, adesso invece mi racconto, ho la libertà che ho sempre sognato e, come dicevo, in questo disco non c’è nulla di fittizio”, confessa l’artista.
Mika è impegnato in un tour promozionale (che lo porterà in giro anche per l’Italia da luglio a settembre), il cui show sarà ispirato, come la cover dell’album, al futurismo italiano e ad Utopia; ma l’artista sembra non riuscire a stare fermo un attimo: sta infatti lavorando ad un libro che “sarà più un diario, perché io non sono in grado di scrivere un libro, costruire una storia e anche dei personaggi. Si tratterà piuttosto di una possibilità, per il lettore, di entrare a far parte della mia vita per un po’: si alterneranno momenti di frustrazione al supermercato a ricordi che custodisco preziosamente, come quello di mio nonno”.