Esce oggi “Slogan”, il terzo album di Moreno. Anticipato dal singolo “Un giorno di festa” e accompagnato dall’uscita del video della title track, “Slogan” è un disco in cui all’ironia e alla voglia di fare baldoria corrispondono introspezione e autocritica. Un Moreno molto maturato dai tempi di “Stecca”, anche grazie alle tante e varie esperienze vissute nei tre anni che lo separano dalla vittoria ad Amici. Anni durante i quali non ha mai smesso di mettersi alla prova, cimentandosi in tv come coach del talent di Maria De Filippi, scrivendo un libro, “La vita vera”, le sigle di “Big Hero 6” e della quarta stagione di “Lupin III”, diventando un personaggio di “The Sims 4” e continuando a fare musica, dal secondo album ricchissimo di collaborazioni, “Incredibile”, alla partecipazione a Sanremo 2015 col brano “Oggi ti parlo così”.
Lo abbiamo incontrato ieri negli uffici della Universal, dove ci ha raccontato molto della sua terza fatica, a partire dal significato, un po’ ironico, un po’ provocatorio, del titolo: “Mi piaceva molto per seguire il filone degli altri cd, molto d’impatto: “Incredibile”, “Stecca”, “Slogan”. Ne avevo pensati altri, come “Lo faccio per spot”, ma “Slogan” era quello più diretto e che mi piaceva di più. E poi, in generale, come dico nell’intro del pezzo, ciò che mi ha reso più popolare nelle case della gente è stata la mia partecipazione ad Amici e come sapete c’è un po’ di pregiudizio sui ragazzi che escono dai talent, quindi in questo cd volevo che uscisse molto Moreno e vendere questo prodotto come si vede in tv, ironicamente, scherzando su quelli che possono essere anche gli slogan, trasformandomi in Mastro Lindo, mettendo il mio nome sulla Coca Cola, richiamando lo slogan della Red Bull ecc. Alla fine io sono un prodotto discografico, la musica non è solo una passione, ora è anche il mio lavoro e devo vendere il mio prodotto, un prodotto su cui valga la pena metterci la faccia”.
E in effetti di suo Moreno in questo disco ci ha messo tanto, limitando le collaborazioni al solo ft. con Deborah Iurato in “Lasciami andare” e con pochi altri autori, quali Zibba, Federica Abbate ed Emiliano Pepe, lavorando con più autonomia che in passato, occupandosi di aspetti nuovi come il cantato, la struttura dei pezzi, i ritornelli, decidendo la tracklist del disco e lavorando in studio con Big Fish, unico producer delle dodici canzoni che compongono “Slogan”, un sodalizio che si rinnova dopo Sanremo 2015 e “Oggi ti parlo così”.
“Per me è stato quasi un premio, una grande soddisfazione, perché se vogliamo parlare di underground lui è un veterano. La soddisfazione più grande, oltre ad avere un feedback positivo da Big Fish e Marco Zangirolami, colui che registra tutta la scena rap e non solo su Milano, è stato sapere che i collaboratori e alcuni colleghi in giro mi hanno fatto i complimenti. Ci ho messo tutto in questo disco, che è quello della mia maturità, quindi se le cose tornano indietro così è meglio ancora”.
Un disco maturo e personale, quindi, nel quale Moreno si è scoperto cantante, oltre che freestyler. “A differenza del disco precedente dove, come va in questi anni, c’era una cantante, dalla Mannoia ad Annalisa, a cantare il ritornello, questa volta l’ho fatto io, andando a prendere note che non avrei mai pensato. Anche nei concetti espressi sono maturato andando oltre e passando da pezzi rap a vere e proprie canzoni, che per uno che viene dal mio background credo sia una delle cose più difficili da fare, meritarsi quel “cantante” scritto sulla carta d’identità”, ha spiegato Moreno, che oggi si riconosce, più che nella definizione di rapper, in quella di “cantante di musica rap, “anche se rimarrò sempre un freestyler”. Anzi, di “Antirap”, come canta nell’omonimo brano nato da un freestyle.
“Nei dischi precedenti inserivo sempre un paio di freestyle, ma adesso sono diventato così meticoloso che anche se ne faccio uno ci devo mettere il ritornello, un bridge, insomma quello che lo faccia sembrare una canzone. Nel brano ho giocato sul dualismo della frase “Sono un antirap”. Ognuno la moneta la guarda dalla parte che vuole. All’interno della canzone lo dico chi sono gli antirap, chi ti guarda la donna davanti e poi scopri che sono amanti, chi non si assume le colpe e incolpa gli altri… e poi mi ci metto io, come una volta Fibra, che fece la maglia “Io odio Fabri Fibra”, o Gue, che gli rispose “Io amo Gue”. Io invece sono l’antirap”.
Tanta ironia, per un disco che trova autenticità proprio nella consapevolezza di essere un prodotto, sul quale vale la pena mettere la faccia, senza dover rendere conto a nessuno. “Io l’underground l’ho vissuto, ho anche aperto per dei nomi importanti nell’underground, lì fai i concerti per la gente e basta, tutto ciò che si spinge oltre non è più underground, anche essere su iTunes può essere visto come commerciale, quindi, a dire la verità, è un discorso che non mi interessa più. Chi vuole rispettarmi e chi apprezza il mio lavoro sa che sulla mia barca ci sarà sempre posto, perché io ascolto tutti, dal ragazzino di provincia alle nuove uscite; chi invece vuole tarparmi le ali solo per dividere tra commerciale e non, è giusto che guardi prima se qualche scheletro nell’armadio non ce l’ha pure lui. In ogni caso io devo lavorare e se la cosa principale è la musica, posso anche scendere al compromesso di cantare dei ritornelli melodici, che tra l’altro mi piacciono e allargo il mio bacino, e sono ben felice di avere bambini di 7 anni e nonne di 70 che mi seguono”, ha concluso Moreno, già partito per un tour instore, che lo porterà in giro per l’Italia fino al 25 settembre, intervallato da una serie di live che toccheranno Palermo, Uta (CA), Oschiri (OT), Verona e Lucera.