A quasi tre anni di distanza da “The 2nd Law”, disco che aveva spiazzato e diviso il pubblico, i Muse stanno per tornare col nuovo album “Drones”, il settimo di inediti nella loro carriera, una sorta di ritorno alle origini, dal punto di vista del sound. Dopo averli incontrati al completo tre anni fa, questa volta abbiamo avuto l’occasione di parlarne faccia a faccia con Chris Wolstenholme, il bassista della band di Teignmouth, durante un caldo pomeriggio di aprile.
“L’idea di “Drones” è nata da Matthew (Bellamy), che ha scritto tutti i pezzi dell’album. Sebbene abbiamo sempre realizzato dischi con canzoni legate da un tema comune, questo è il primo vero album che possiamo definire concept. Dal punto di vista del sound, invece, siamo tornati alle sonorità epiche e apocalittiche degli inizi, con atmosfere che richiamano “Citizen Erased” e “Black Holes & Revelations””.
Ma cosa si intende, nello specifico, per droni? “I droni sono gli esseri umani che riescono a soggiogare altri esseri umani, sottoponendoli a torture psicologiche e portandoli alla privazione della loro identità. In questo album, assistiamo al racconto di un essere umano che, inizialmente, viene catturato da alcuni droni, concetto espresso chiaramente da “Dead Inside” e “Psycho”. Dopo la fase di obbedienza incondizionata, nasce la voglia e il bisogno di ribellarsi, come raccontato in “Mercy”, e, di conseguenza, emerge l’istinto di combattere contro questi droni. Il disco si conclude col protagonista che, dopo aver lottato per la sua libertà, riesce a sconfiggere questi mostri e a tornare nella realtà”.
Più che un disco, abbiamo la consapevolezza di trovarci davanti ad un libro sonoro, un vero e proprio viaggio nel quale l’ascoltatore rimane coinvolto. Ed è proprio questo l’intento che i Muse volevano raggiungere. “Matthew” – precisa ancora il bassista – “ha scritto tutti i 12 brani dell’album come se fossero capitoli di un libro. E, quando scrivi un racconto, non puoi fare prima il capitolo 7 e poi il capitolo 1, devi avere bene in mente l’evoluzione della storia. Ci ha fatto leggere i primi brani della tracklist (“Dead Inside” e “Psycho”, ndr) dopo un po’ che aveva iniziato a scrivere, giusto per farci sapere quale sarebbe stato il tema portante di Drones”.
Nella tracklist troviamo come intermezzo il famoso discorso di JFK tenuto ad Astoria nel 1961, il cui concetto si incastra alla perfezione con il concept della band inglese “È un discorso molto interessante, anche dal punto di vista storico, e con un significato profondo che aiuta a percepire il giusto significato di “Drones””.
L’album ha un epilogo positivo, con il protagonista che si riscatta e torna alla vita di prima. Esiste davvero un modo per sconfiggere i droni? “Non lo so,” conclude Chris. “Lo spero, ma vedo che oggi siamo tutti rapiti dalla tecnologia e non mi stupirei se ci trasformassimo in creature con occhi grandi e braccia lunghissime col resto del corpo che non si sviluppa. L’ho notato anche quando sono a casa con i miei figli, siamo tutti connessi alla realtà virtuale ma non c’è più contatto umano. Quando ero ragazzo si usciva con gli amici e si parlava faccia a faccia. Adesso non è più così”.
I Muse saranno in Italia per un unico concerto il 18 luglio a Roma all’Ippodromo delle Capannelle, all’interno del festival Rock In Roma.