Avevamo già sentito i My Chemical Romance a dicembre per parlare del nuovo Danger Days. Ma il desiderio di approfondire il tutto in una conferenza stampa con la band al completo si è realizzato nelle ore precedenti allo show di Milano al Palasharp. Gerard Way non smentisce il suo ruolo di frontman anche in sede di intervista: saranno suoi una buona fetta degli interventi.
La parola che può riassumere alla perfezione Danger Days è cambiamento: “Quando scrivi un disco sai che stai creando il tuo biglietto da visita per i successivi due anni. “The Black Parade” per noi è stato un dark trip durato più di due anni: lo show era statico, con nessuna variazione sulla scaletta e un’impostazione più teatrale di quel che poteva sembrare. Oggi la nostra preoccupazione è quella di salire sul palco e divertirci! La cosa importante per un artista è quella di non fossilizzarsi su una proposta, altrimenti rischi di morire. Con “Danger Days” abbiamo voluto fotografare i My Chemical Romance di questo periodo. Fidati che se avessimo aspettato ancora del tempo, il risultato finale sarebbe stato diverso”.
Come detto dalla band, “Danger Days” è il disco che fotografa un preciso momento della band ed è frutto di una continua evoluzione. ““The Kids From Yesterday” è il pezzo che meglio rappresenta come stiamo vivendo la band oggi: è la colonna sonora di quanto abbiamo passato negli ultimi dieci anni. In passato io (Gerard, ndr) ho avuto degli eccessi, ma poi ho deciso di ripulirmi e avere uno stile di vita più sobrio; da questo punto di vista la nostra fanbase ci è venuta di aiuto, facendoci crescere più felici ed ottimisti di quanto lo eravamo in passato. Dieci anni sono comunque un’eternità: prendi ad esempio Frank Iero, entrato nella band a 18 anni e ora padre!”.
Ma il lato più importante dell’intervista è incentrato sulle fonti che hanno portato a “Danger Days”: in un lasso di tempo breve (circa 3-4 minuti), Gerard Way e soci ci han fatto intuire che dietro al nuovo disco c’è stato un lavoro notevole. Un percorso diverso a “The Black Parade”, che aveva tra le ispirazioni anche la visione della morte del mondo cattolico, religione che ha influito sull’educazione dei Nostri: “La figura dei Killjoys è nata come un contrasto alle varie corporazioni, che nel disco sono rappresentate dalla Better Living Industries. Sia chiaro: non abbiamo voluto sbilanciarci in giudizi ed etichette su chi fosse il bene e chi il male, anche perché è impossibile, al giorno d’oggi, non far parte di una corporazione. Prendi la nostra band: di fatto, essere una rockstar significa far parte di una corporazione”. Dalla passione dei fumetti di Gerard Way al cinema il percorso è relativamente breve: e proprio dalla pellicola sono state citate molte cose, soprattutto nel video di Na Na Na. “Siamo dei fan dei b movies e d’exploitation: non possiamo negare che Grindhouse di Tarantino e Rodriguez sia stato per noi un’ottima idea di partenza. Molte atmosfere post apocalittiche sembrano uscite da Mad Max e l’idea dell’auto in corsa è nata dall’episodio Toby Dammit di Tre Passi Nel Delirio di Federico Fellini, che abbiamo studiato nel dettaglio guardandolo per quattro giorni di fila. Da Tarantino, e più precisamente dalla colonna sonora de Le Iene, abbiamo preso l’idea per lo speaker radiofonico, che ad inizio canzone dice il motto ‘Killjoys, make some noise!”.
E la promozione di “Danger Days” continuerà anche su altre vie, oltre ai tour internazionali? “Tra i vari progetti che vogliamo costruire attorno al nuovo disco ci piacerebbe fare dei piccoli film ispirati ai vari brani tratti dal disco. Di concreto, però, al momento c’è solo un fumetto che dovrebbe uscire entro fine anno.”
Nicola Lucchetta