Come avevamo già anticipato nei giorni scorsi, questa sera, all’Auditorium di Milano, avrà luogo la serata “Nel segno di Zappa“. Una celebrazione in musica, parole e immagini di Frank Zappa, nel ventennale della scomparsa (tutte le info qui). Per l’occasione abbiamo scambiato due parole con Claudio Trotta, storico fondatore di Barley Arts Promotion, una delle più grandi agenzie d’organizzazione eventi d’Italia. Nella lunga lista di pezzi da novanta che Trotta e la sua Barley sono riusciti a portare in Italia, spicca il nome di Frank Zappa, che nel 1988 tenne ben nove concerti nel nostro Paese.
Cosa ricordi di quando nel 1988 portasti Frank in Italia?
Beh tante cose, tutte piacevoli. Tanto per cominciare il fatto di fare un tour così lungo con un artista internazionale del peso specifico di Frank (arrivando a fare nove date) non è una cosa così comune, sia nella storia della mia carriera e sia in quella dei miei colleghi e competitor. In Italia le tournè sono abbastanza corte: una, due o tre date. Quelle da nove date sono decisamente un’anomalia. In secondo luogo, essendo stato fin da ragazzo un estimatore di questo personaggio, di questo genio dell’arte contemporanea, che mi colpì particolarmente quando ad un suo concerto vidi mimare un brano, invece di suonarlo, è stato ovviamente un onore . Ed è un ricordo bellissimo. Poi dal punto di vista musicale ricordo innanzitutto che la composizione della band era una delle mie preferite, con i fiati. Ho sempre preferito la sua musica quando era orchestrata. In secondo luogo con un repertorio di 100 canzoni diverse, preparate in 4 mesi di prove, poteva suonare tutte le sere una scaletta diversa, con un ampio spazio per le cover, dal Bolero di Ravel a Stairway to Heaven dei Led Zeppelin, con l’assolo di chitarra suonato con la tromba.
Fu difficile concludere la trattative per il concerto? Hai qualche aneddoto particolare da raccontarci
La storia di Frank in Italia è stata piena di contrasti. C’erano stati alti e bassi dal punto di vista organizzativo, delle situazioni di non altissima professionalità che lo avevano portato a pensare che l’Italia fosse un Paese di incompetenti e di incapaci. I concerti però si sono svolti senza problemi, con grande piacere suo, anche se la storia ci ha poi raccontato di una diaspora all’interno della band a quel tempo. Ma nonostante non ci fosse un clima bellissimo tra di loro, la forza trainante di Frank rese tutto più facile. Facevano due o tre ore di prove, che quindi non erano delle semplici prova, ma tutta la scaletta da suonare poi alla sera. Inoltre va sottolineato che c’era una totale fiducia di Frank nell’agenzia, ed era molto tranquillo. Si sentiva davvero a suo agio, tant’è vero che tutte le sere dopo i concerti abbiamo cenato insieme. Lui (come ho scoperto dopo tempo) non era un grande amante dei ristoranti, quindi il fatto che ogni sera fossimo stati al ristorante, a parlare, ore e ore, è eccezionale.
L’aneddoto che ricordo con maggior piacere invece riguarda una piccola vittoria personale. Durante il tour gli ho parlato molto anche della musica sarda e gli ho addirittura fatto avere del materiale da ascoltare. Un po’ di anni dopo ha composto delle canzoni e nelle note ha fatto riferimento “alla musica sarda che un promoter italiano gli aveva fatto sentire”. Un ricordo bellissimo.
C’è un artista contemporaneo (italiano e/o internazionale) a cui si potrebbe, anche lontanamente, paragonare Frank Zappa per personalità ma anche originalità e innovazione nella sua proposta musicale?
No, assolutamente no. Frank è un pezzo unico e incomparabile. Trascende l’ambito musicale, è un artista a 360°. Un artista della comunicazione, un artista della musica e del linguaggio. In Italia gli unici che sinceramente credo si avvicinino sono Elio e le Storie Tese. Qui forse il mio giudizio è di parte, poiché avendo lavorato con loro per parecchi anni ho imparato ad amarli. Ma non a caso Elio parteciperà a questa serata di tributo stasera.
A 20 anni di distanza dalla sua scomparsa, quanto manca il genio creativo di Zappa ad un panorama musicale che è andato progressivamente calando dal punto di vista qualitativo?
Manca tantissimo. Ovviamente penso che il suo ruolo all’interno del mondo della musica non sia più in alcun modo coperto, da nessuno. C’è ancor tanta musica di qualità anche adesso, ma è principalmente suonata da sessantenni o settantenni, oppure da artisti che purtroppo fanno la fame in quanto poco conosciuti dal pubblico di massa. La figura di Frank manca anche perché – forse rischio di dire una banalità – in un’epoca in cui i modelli per chi suona sono diventati i ragazzi dei talent show, è evidente che uno che ha sempre fatto quello che gli piaceva fare, mettendo davanti la creatività, la passione e l’urgenza di esprimersi piuttosto che il successo… Beh, è facile dirlo, ma MANCA. Ed è insostituibile.