È uscito “Kill Karma“, il nuovo album di Nesli, all’anagrafe Francesco Tarducci. «”Kill Karma” sarà l’album più importante, perché dentro ho messo tutta la mia anima, tutta la mia musica, la mia energia vitale, tutto quello che ho imparato, tutta la musica che ho ascoltato, l’ho messa qui dentro». Con queste poche righe Nesli riassume perfettamente il disco, il suo significato profondo e il suo modo di concepire la musica e se stesso.
Qual è stato il percorso di scrittura e musicale intrapreso per arrivare a Kill Karma?
Questa volta molto è stato tutto molto naturale e libero. Scrivo sempre, avevo già un’idea di quello che avrei voluto fare da “Andrà tutto bene” sino ad oggi. Una trilogia, perché mi diverto a pensare ed immaginare la musica come un film. Sono figlio della generazione delle trilogie. Riesco ad immaginarmi gli album e quindi l’ho pensato nella sua interezza. Non sono personaggio da singoli.
Cos’è per te il karma?
In realtà è quella parte di coscienza che realizza che quando fai qualcosa, ritorna qualcosa. È quello spazio che si forma quando diventi consapevole, scatta una sorta di compromesso. Il karma crea una forma di coscienza, il bene genera bene, il mio motto da tempo. Per me il karma, rappresenta Francesco, che in questo disco tendo in maniera provocatoria a uccidere e il gusto di farlo, è compreso in una visione artistica in cui posso provocare, inventarmi e spostare la mia asticella personale. Sono un artista completamente contraddittorio.
Tipo “sono il buio, fuori la luce”?
Bravissima, anche questo può spiegarlo. Per karma io intendo te stesso, ognuno estrapola ciò che preferisce, ma per me la traduzione e il significato di karma è uccidi te stesso. La parte nemica, quella che conosci e rinneghi, quella che ti limita. Non è un suicidio. Invento questo personaggio artistico, che prenderà ulteriore forma nel terzo capitolo, per uccidermi e vedere cosa succede dopo. Una provocazione.
Si può dire che questo disco rispecchia una parte del pensiero moderno? Mi ha colpito molto l’inizio di “Equivale All’immenso”: ho visto un mondo solo mio con dentro tutto il tuo silenzio.
Io sono il frutto di questa società, con tutti i limiti e difetti. Il mio non è un processo per rinnegare il mio posto nella società. È una sorta di involuzione, per scoprire la natura delle cose. Mi piace pensarci come uno scherzo, come una sorta di errore genetico. Il sottotitolo è il brano “Perfettamente sbagliato”, lo spiega perfettamente. Sono molto lo specchio di questa cosa. Racconto di silenzi, di strade perdute. Non racconto della vetta, “Kill Karma” è una prosa del mondo che abbiamo creato.
Cos’è per te l’Amore?
Non puoi conoscere l’amore, se non lo sai applicare a te stesso. Nel momento in cui non hai amor proprio, non puoi amare un’altra persona. È come la cura, se non sai prenderti cura di te , non puoi prenderti cura di qualcun altro. Per me è una fortissima ispirazione. Un po’ come la spiritualità, se ci pensi la separazione è veramente sottile. È il mio motore di ispirazione. L’amore è una forma di ispirazione che mi permette di creare qualcosa che prima non c’era.
Invece la perdita cos’è?
È tutto quello che crea un vuoto, che ha un peso specifico. La fotografia di qualcosa che non c’è più, fisico o astratto. È quello spazio che rimane intorno a te, dove prendono il posto ricordi, malinconia, nostalgia.
Qual è il filone logico del disco dal punto di vista musicale?
Il risultato della mia equazione sono una serie di variabili, difficilmente riproducibile perché legato a momenti, generi che creano delle vere e proprie fotografie culturali. Figlio di un processo di cambiamento dagli anni ottanta ad oggi che filtro con le mie variabili amici genitori, la provincia. Dentro “Kill Karma” c’è tutto, tantissimi generi. Il mio punto di forza è “Brando”, dove il mio caos di contaminazioni e generi ben precisi trovano una strada concreta grazie al suo lavoro.
Qual è stata la sensazione provata ad album finito?
Soddisfazione, per aver un disco tra le mani molto bello. Riesco a vederlo da esterno, molto maturo. Può non piacerti, ma non si può dire che non sia un disco fatto con grande amore, passione e dedizione.
Chi è Francesco a termine di “Kill Karma”?
Mi ha fatto vedere qualcosa che non sapevo. Al termine di questo disco, ho riguardato le vecchie interviste, le vecchie copertine. Ciò che ho capito è che ho tante personalità artistiche in me. Una sorta di schizofrenia artistica. Attraverso alla gestazione di questo disco mi sono accorto di questo. Con “Kill Karma”, sono riuscito a far convivere queste personalità.
Hai fatto pace con il passato?
L’ho ucciso, che se ci pensi ha del comico grottesco.