Il fatto che in Italia si vendano sempre meno dischi non significa che non ci siano più band in grado di produrre musica di qualità. I Newdress rappresentano solo l’ultimo di una serie di casi di band italiane che, se supportate dal sistema, potrebbero dire e dare moltissimo ad un mondo in crisi totale. Giunta al debutto dopo anni di gavetta e sudore, il trio prova a spiegare meglio qualcuno dei segreti celati dietro la registrazione di Legami Di Luce.
Mi affascinano molto le diverse chiavi di lettura di Legami Di Luce, sia dal punto di vista concettuale che dei contenuti. Penso che la scelta del titolo per un lavoro come questo sia stata più complicata della stesura stessa dei brani. Quando avete iniziato a pensare ad una sorta di concept album basato su tutte le fasi dell’approccio amoroso?
Non crediamo nella programmazione a tavolino delle cose, soprattutto in ambito artistico, ma siamo convinti che un ordine mentale sia necessario per dare un senso alle composizioni. Alla fine del lavoro ci siamo accorti di questo nesso tra i brani, nel momento in cui abbiamo dovuto decidere la scaletta. Ci siamo resi conto che, mettendo in ordine alfabetico le canzoni, vi era anche un ordine di tipo concettuale. Questo ci ha dato conferma di aver fatto un lavoro sincero ed è stato bello scoprirlo solo dopo. Non è nient’altro che quello che ci succede e può capitare a chiunque. Lele Battista ha trovato forse le parole più adatte a descrivere il disco (diario di una seduzione), poi durante una serata insieme mentre fuori nevicava si è deciso Legami Di Luce. Il concetto di luci ed ombre è ricorrente.
Entrando nel particolare, quali sono gli artisti di cui avete subito e continuate a subire maggiormente l’influenza?
Credo che tutto quello che ci sia arrivato negli anni all’orecchio abbia influenzato volontariamente o involontariamente il nostro modo di fare musica, anche decidere di non fare quello che hai sentito in certi dischi è un’influenza. Abbiamo deciso quindi di cercare un compromesso tra gruppi votati al puro istinto e band più meticolose e perfezioniste. Quindi troviamo Cure, Depeche Mode, Editors per il lato più wave , ma anche tantissimi gruppi rock. Per l’elettronica amiamo Underworld, Kraftwerk e Vangelis. Il nostro fine ultimo è quello di creare qualcosa di personale, un nostro suono e una nostro modo di proporci come fecero anni fa band come i Bluvertigo, i LaSintesi e i Subsonica per dare nuova linfa al panorama italiano sperando di andare oltre il circuito indipendente.
Come nasce in genere un vostro brano? Partite dai testi?
Cerchiamo sempre di dare molta importanza ai suoni e alla musica. In base all’atmosfera che si crea nel brano in seguito abbiniamo bozze di testi e poi rifiniamo il tutto. Le bozze dei brani nascono a casa nel mio piccolo home studio, mi piace partire da un loop di batteria per decidere che tipo di brano sarà, scrivo il tema principale che può essere una synth o una futura chitarra e poi in sala prove insieme suoniamo il tutto live per dare il tiro giusto.
Arrivate in studio con i pezzi già pronti per essere registrati o vi capita di crearne di nuovi in fase di registrazione?
Il nostro sogno sarebbe quello di scrivere i pezzi in studio come si faceva una volta, potendo sfruttare le apparecchiature dello studio come fonte di ispirazione e sperimentazione. Purtroppo al giorno d’oggi non si può più fare. Abbiamo trovato un compromesso scrivendo lo scheletro dei brani prima di entrare in studio. Abbiamo fatto un prono lavoro di arrangiamento e finitura con Lele Battista nel suo studio e successivamente con Stefano Castagna al Ritmo&Blu abbiamo registrato il disco dando il suono definitivo.
Le band solitamente dicono che il nuovo album è il migliore della propria carriera, ma io credo che nel novanta per cento dei casi si tratti di una semplice frase fatta. Talvolta, tuttavia, è così. Onestamente, come collocate Legami Di luce all’interno del vostro percorso artistico?
Nonostante i Newdress siano attivi da molti anni questo è il nostro primo vero disco, molti gruppi continuano a far uscire “dischi” ogni tre o quattro mesi, ma una volta li avrebbero chiamati demo e non dischi. Noi per Legami Di Luce abbiamo dedicato quasi due anni di lavoro perché crediamo di dover offrire, a chi spenderà soldi per comprare il disco, il meglio che possiamo fare. È una questione di onestà. Quindi possiamo dire che questo è il massimo che potevamo fare in questa fase e il punto di partenza per fare di meglio in futuro, sperando di poter lavorare in contesti sempre più professionali e stimolanti.
Luca Garrò
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