26 agosto 2008
Ciao Pacifico, inizierei subito chiedendoti del nuovo disco, ho letto che ormai è concluso, cosa puoi dirci di più?
Il disco è quasi concluso, siamo ancora agli ultimi ritocchi e dovrebbe uscire il singolo per la fine di novembre. Sono molto contento, è stato un lavoro differente rispetto al passato, forse un lavoro di passaggio dopo quei tre dischi precedenti, perché è venuto tutto più naturale e semplice. Come negli altri lavori c’è sempre un equilibrio tra parte elettronica ed acustica, ma forse in questo caso l’elettronica è ancora più a fuoco perché non l’ho fatta io come nei dischi precedenti, a volte arrangiandomi un po’ e facendo cose un po’ approssimative che però erano funzionali. E’ stato un lavoro molto più preciso e in generale mi sembra che ci siano meno elementi, ma molto più in vista. Anche i testi mi sembrano più asciutti e alla fine sono molto soddisfatto, non vedo l’ora che esca per poterlo suonare.
Viste le tue collaborazioni in colonne sonore, qual è il tuo rapporto con il cinema?
Ho un rapporto assiduo, è l’unica cosa che faccio veramente oltre a suonare o leggere. Vado dal film catastrofico americano fino al cinema mediorientale sottotitolato, ho veramente una passione generalizzata, passione che istintivamente è anche per la musica da film, questo ancora prima di quelle occasioni che ho avuto e che spero di avere ancora in futuro. Ho sempre fatto attenzione in maniera naturale a come una scena venisse sottolineata dalla musica e scriverla è un lavoro diverso ma molto piacevole, perché ti arriva uno stimolo da fuori, non devi essere tu, come quando scrivi per te stesso, a cercare necessariamente l’emozione da descrivere. E’ una cosa che spero di fare ancora.
Ti vedremo quindi nella scrittura di una colonna sonora completa?
E’ una cosa che spero, pur non avendo molto tempo, ma che mi piacerebbe molto fare.
Bersani, Fossati, Roy Paci, Frankie HI NRG MC, tra gli altri, che valore hanno per te le collaborazioni? Cosa ti hanno insegnato?
Ogni collaborazione è diversa, alcune sono state volute, altre capitate per caso. Ho avuto la fortuna, anche come autore, di essere cercato da artisti che stimavo molto, o anche da artisti con i quali non pensavo di collaborare, ma che invece poi si sono rivelati molto importanti. Ovviamente se collabori con artisti molto popolari come Celentano, Morandi, che hanno un linguaggio magari diverso da quello che utilizzi abitualmente, ti costringono ad avere una chiarezza nella scrittura soprattutto dei testi o anche nell’esposizione di una melodia, cosa che spesso, quando hai un background un po’ alternativo, in parte rifuggi, perché quel tipo di chiarezza armonica, melodica o testuale ti sembra scontata. Invece con questi artisti ho avuto modo di sperimentare anche la chiarezza della scrittura ed è stata una cosa molto utile ed importante. Alcuni poi sono diventati veri e propri amici, Samuele Bersani in particolare con cui sono molto legato, ma anche altri come Frankie HI NRG MC. Con altri è stato casuale, Roy Paci mi ha visto suonare, ha bussato con la tromba allo studio, voleva assolutamente suonare su quella canzone (“L’altalena” ndr). Ivano Fossati ovviamente l’ho cercato a lungo ed è stato gentilissimo.
Cosa ti ha lasciato la partecipazione al Festival di Sanremo nel 2004? Ripeteresti l’esperienza?
Mi ha lasciato una sensazione non piacevole, non tanto riguardo alla manifestazione in sé, quanto perché alla fine è una prova professionale di altissimo profilo dove sei costretto a cantare su un palco in diretta con cento musicisti dietro. Cantare in un teatro con un’orchestra è un punto di arrivo e non so quanti in Italia siano veramente all’altezza. Io non lo sono stato particolarmente, ero veramente confuso e quando sono salito sul palco durante le prove ne ho avvertito la difficoltà, perché nonostante abbia 44 anni, all’epoca come cantante ero veramente un esordiente, ho cominciato tardissimo ed era difficile far credere che fossi così acerbo per l’età che avevo, ma in realtà era così. In questo senso mi è spiaciuto non essere stato in grado di godermi la situazione dal punto di vista musicale. Posso pensare che mi ricapiti giusto per riuscire a fare tesoro di quella esperienza, ma forse non sono molto tagliato per quel tipo di ambito, per la frenesia, la necessità di stare al gioco sempre, cosa che la televisione impone o richiede.
Sanremo è ancora una tappa obbligata o ormai non riveste più l’importanza e il valore di un tempo?
Una volta aveva un valore e anche un ritorno molto importante in termini di vendita per il fatto di avere una grande esposizione radiofonica. Adesso è tutto molto diverso, credo che ora abbia valore la qualità dell’artista e come si esibisce dal vivo, la continuità, cosa riesce a comunicare, eccetto casi eccezionali ed imprevedibili. Forse un passaggio in televisione ha valore all’inizio se però questo perdura nel tempo, vediamo adesso tutti i ragazzi che sono usciti da Amici piuttosto che da X Factor e sono stati in video per settimane. Di certo non si sa quanto durerà, ma un ritorno iniziale l’hanno avuto, forse riguardo a Sanremo non è più così sicuro e immediato e succede sempre meno. Per gli artisti che escono con dischi che non vendono migliaia e migliaia di copie può avere ancora valore, ma per artisti importanti e dai dischi validi, molto meno.
Tornando alla tua musica, quali sono le tue principali fonti di ispirazione?
Solo negli ultimi tempi ho fatto uno studio mirato sui testi dei cantautori, pur conoscendoli bene musicalmente. Sono stato un chitarrista da spiaggia per anni prima di cominciare a scrivere, nel senso che accompagnavo altri che cantavano, quindi conoscevo necessariamente un po’ tutte le canzoni di quel tipo di repertorio, però mi sono formato fondamentalmente sui Beatles e su Battisti, i grandi melodisti. Ho avuto però passioni disparate, dai Clash agli Smiths, alla musica strumentale, dal jazz e alla fusion, influenze veramente di ogni tipo, che ritrovo quando scrivo. Dato che scrivo molto più di quello che realizzo, ogni tanto trovo delle canzoni che rimandano ad altre, che arrivano in modo inaspettato da ascolti che ho fatto e che quasi non ricordavo neanche.
Una battuta per concludere, qual è il disco che stai ascoltando di più in questo momento?
E’ strano perché dopo questa overdose di musica in studio non sto ascoltando molta musica e quindi non c’è un disco al quale al momento dedico maggiore attenzione. Sto però leggendo molto forse proprio per disintossicare le orecchie almeno dalla mia musica. Ultimamente anch’io come tanti mi sono avvicinato al negozio virtuale tipo iTunes e quando ci sono delle cose che mi interessano vado a sentirle. Ultimamente ho sentito Cat Power perché sono andato a vedere i concerti, Camilla, o il disco dei Verve per capire come si confeziona un certo tipo di hit, o ancora l’ultimo di Joan as police woman, un disco interessante e inaspettato.
Livio Novara
24 maggio 2006
In occasione dell’apertura del Mantova Musica Festival, che parte questa sera con un concerto omaggio a Umberto Bindi, abbiamo raggiunto Pacifico per sapere cosa l’ha portato in questa città e quali saranno i suoi prossimi impegni lavorativi.
Come mai hai deciso di prendere parte al Mantova Musica Festival?
“In realtà sono stato molto contento di essere stato invitato e questa è la prima volta che ho la possibilità di essere presente anche perché proprio in occasione della prima edizione di questo che era nato come ‘controfestival’, con anche una marcata connotazione politica, non avevo potuto esserci perché proprio quell’anno io ero al Festival di Sanremo. Ed è stato abbastanza strano per me trovarmi lì anche perché io ho sempre suonato in ambienti indipendenti e ho sempre fatto in realtà dei ‘controfestival’. Anche l’idea che questo festival si svolga in una città come Mantova mi sembra significativo è un luogo in cui da anni si è venuto a creare un importante centro culturale anche grazie alla presenza del Festival della Letteratura che porta il pubblico a contatto con grandi scrittori ma anche con libri minori e credo che gli spettatori sapranno riservare la stessa attenzione anche agli autori di musica”.
Qual è secondo te la caratteristica più importante di questo festival che si sta confermando sempre più come un momento di notevole interesse per la scena musicale italiana?
“È ancora presto per dirlo dato che per il momento ha ancora poca storia alle spalle. Per il momento ha ancora una connotazione poco precisa a differenza di altre manifestazioni che hanno già una identità più definita. Il bello del Mantova Festival è proprio di avere un’apertura a 360 gradi con un occhio di riguardo alla ricerca sul territorio di giovani talenti. Come ho detto poi a Mantova tutti, dai ristoratori agli albergatori agli organizzatori, hanno già l’abitudine ad accogliere un pubblico di gente attenta e curiosa”.
Cosa si deve aspettare il pubblico dalla tua esibizione del 28 maggio alle 17 in Piazza Alberti?
“Il pubblico che mi conosce, che mi segue anche da lontano e del quale sono molto fiero penso ormai mi conosca e non si sorprenda anche se il concerto è in continua evoluzione con l’inserimento di alcuni inediti. La cosa importante è creare sempre un equilibrio tra la parte acustica, quella dove mi trovo più a mio agio, e la parte dove invece presento i miei brani nella versione del disco. Chi non mi conosce probabilmente resterà invece sorpreso dalla mia esibizione perché, mentre quando scrivo sono più attento e serioso, durante i concerti si crea un ambiente più divertente e partecipativo con il pubblico”.
Parlando invece più in generale del tuo lavoro cosa è cambiato nel tuo modo di preparare il disco e nei tuoi rapporti con l’etichetta con il passaggio alla Radiofandango?
“In questi ultimi quattro anni ma più in generale in tutta la mia carriera solista ho sempre lavorato con etichette molto piccole o addirittura inventate apposta per cui non è cambiato molto nel mio modo di lavorare. Sono abituato ad una grande autonomia nel mio lavoro e la collaborazione con Stefano Senardi, direttore artistico della Radiofandango, mi ha dato la possibilità di avere una grande libertà espressiva anche a livello di marketing. È importante riuscire a lavorare con persona che abbiano la tua stessa attitudine creativa”.
Quali sono i tuoi prossimi impegni per questi mesi estivi, tipicamente mesi ricchi di concerti?
“Tanti concerti appunto e in tutti i modi. Ho in programma di esibirmi sia con lo stesso gruppo che mi accompagnerà a Mantova sia in trio e sto pensando ad altre forme di smembramento del gruppo per adattarsi a più situazioni possibili. Sto anche pensando a altre forme espressive magari in teatro con un attore e una parte recitata. Poi continuo la mia attività come autore. Adesso è uscito il nuovo disco di Samuele Bersani insieme al quale ho scritto un brano come con Gianna Nannini che si esibirà al Mantova Festival lo stesso giorno in cui suonerò io e con la quale spero di riuscire ad incontrarmi…” Magari anche sul palco? “Non so, può darsi. Potrei accompagnarla alla chitarra come ho già fatto. Vedremo. Per il futuro vorrei riuscire a portare avanti le mie due carriere di interprete e di autore”.