Paolo Miano, Kokorozashi è il nuovo album dell’autore catanese

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E’ tutt’altro che scontato Kokorozashi, nuovo album di Paolo Miano, autore catanese eclettico e dotato di un gusto non indifferente per la composizione. Gli abbiamo chiesto di presentarci il suo ultimo progetto, davvero interessante dall’inizio alla fine, dotato di grande personalità e varietà ritmica.

Quali sono stati i tempi complessivi per la composizione e la registrazione di Kokorozashi?
E’ stata una gestazione piuttosto lunga. Le canzoni risalgono a periodi diversi della mia vita. 40 anni, ad esempio è la rielaborazione di un reggae che avevo composto addirittura a 16 anni con un testo in inglese che era un omaggio a Bob Marley. Invincibile è l’adattamento in italiano di un brano che facevo negli anni ’90 con un gruppo alternative chiamato Uncle Fester e che all’epoca suonava come un improbabile incrocio fra i Fugazi ed Elvis Costello. Ma la maggior parte delle canzoni sono state composte tra il 2008 e il 2012. La produzione artistica invece ha richiesto un lavoro certosino lungo due anni.

Quali obiettivi artistici ti eri prefissato di conseguire per la realizzazione di questo disco?
Sicuramente avevo il desiderio di realizzare un album che avesse un suono internazionale e credo di esserci riuscito, grazie al sapiente lavoro di Riccardo Samperi, il mio produttore artistico, e Giuseppe Furnari, che con lui ha curato gli arrangiamenti. Inoltre volevo realizzare un album gioioso, che fosse di immediata fruizione senza per questo cadere nel banale, e questo sta a voi giudicarlo.

Qual è l’ascoltatore tipo di un cd tanto vario e fresco nelle sue tracce?
Non so se c’è un ascoltatore tipo per le mie canzoni ma so che chi lo apprezza lo fa perché lo mette di buon umore, e questo per me è estremamente gratificante.

Con quale criterio è avvenuta la scelta della cover presente sul disco?
La cover presente sul disco è la trasposizione dal portoghese all’italiano di un brano presente nel primo album di Turi Collura, un pianista jazz catanese che da anni risiede e svolge la sua attività musicale in Brasile e che è stato il tastierista del mio primo gruppo, tantissimi anni fa. L’ho voluta cantare innanzitutto perché la trovo molto bella da interpretare ma anche ovviamente per ragioni affettive.

Hai all’attivo una carriera artistica di tutto rispetto: riesci a pensare ai momenti trascorsi e a individuare quello più alto e quello più basso della stessa?
Non riesco a pensare a momenti bassi, nel senso che accetto tutto quello che fa parte del gioco, perché tutto è utile. Una delle cose che recentemente mi ha dato più soddisfazione è stato suonare negli studi di esRadio, un importante network radiofonico spagnolo.

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