“Siamo sempre stati una band che parla coi fatti. Non ci interessa niente se ci siano delle persone che credono che noi non ci meritiamo determinate posizioni in un running order di un festival o tanto meno se non ci ritengono bravi abbastanza. Abbiamo sempre preferito far parlare il palco.”
E fortunatamente è così. Da parecchio, aggiungo io. Incrocio i Planethard nel pomeriggio, quando il Gods Of Metal 2016 è in pieno svolgimento. I ragazzi si sono esibiti ai soliti orari “complicati” (usiamo un eufemismo) da festival, ovvero quando bene o male sono state a malapena aperte le porte e la gente già dentro sta o sfamandosi o prendendo il sole.
Pur essendo tra le band italiane hard & heavy maggiormente in vista degli ultimi anni, e avendo una solida reputazione nazionale a livello underground, i Nostri sono consapevoli del proprio ruolo: “Devi uscire fuori e spaccare, anche se hai di fronte venti persone piuttosto che diecimila che aspettano gli Scorpions – dice Marco D’Andrea – Altrimenti non duri a lungo, facciamo questo da tempo, siamo sempre andati oltre a tutte le difficoltà e abbiamo sempre sfruttato ogni occasione per far ascoltare la nostra musica a più persone possibili. A volte serve saperle prendere al volo, come successe appunto a novembre, quando ci chiamarono il giorno stesso ad aprire per gli Scorpions ad Assago.”
“Figurati che io ascoltai e provai i pezzi sul furgone nel pomeriggio – dice Alberto Zampolli, nuovo singer del combo – non fu una cosa da niente e quando uscii fuori al Forum fu una bella botta. Ma l’abbiamo portata a casa, questo conta”.
Quanto costa avere ancora questo spirito nel 2016? “Se vuoi sapere se sia una cosa facile o meno te lo dico chiaramente. È difficilissimo. E ci vuole tanta volontà per rimanere in piedi. Noi stessi abbiamo finalmente risolto con Alberto il problema del cantante, speriamo di aver trovato stabilità e di poterci dedicare serenamente ai concerti e al successore di “Now”, un album che credo sia la base di partenza per il futuro dei Planethard. Detto questo, fin quando avremo la possibilità di suonare e fare le nostra musica continueremo”.
Non è nemmeno scontato suonare dal vivo oramai, nel senso che ci sono un mucchio di band internazionali che vanno sul palco con basi preregistrate e quant’altro. “E’ l’ultima cosa che potremmo fare noi, è un trend che c’è e che non si può ignorare ma spero che alla fine il pubblico premi chi ancora crede nella propria musica e nel trasmettere delle emozioni a chi ha di fronte”.
Cover story: Facebook