È un disco vario, eclettico e contaminato “Life Love Peace”, il quarto album in studio di Raphael Gualazzi, uscito venerdì 23 settembre 2016 e anticipato dal singolo “L’estate di John Wayne”, brano che ha raggiunto la vetta dell’airplay radiofonico e ancora in testa alle classifiche dopo il successo estivo. Musica di Gualazzi e Matteo Buzzanca, che del disco ha curato anche la produzione gli arrangiamenti, testo di Alessandro Raina e Lorenzo Urciullo, il brano colleziona frammenti della nostra memoria collettiva in tre minuti di divertissement musicale, che introducono a meraviglia l’atmosfera del disco.
“Credo che si stia attraversando un periodo particolare nella musica, siamo vicini a quello che era il Manierismo in arte, per cui si tende a prendere ispirazione dai grandi maestri. Allo stesso modo credo che ci siano stati artisti, come Fellini, che hanno lasciato delle opere immortali, proprio perché portano in vita immagini della nostra cultura, che non saranno mai intaccate dalla globalizzazione. La società che descrive Fellini in “Amarcord”, film che cito sempre e di cui ho rivisitato le musiche nel mio disco precedente, “Happy Mistake”, presenta gli stessi personaggi che ritroviamo anche adesso se andiamo in Romagna, nelle Marche e nell’Italia Centrale. Questo è ciò che ci rende speciali, particolari e non omologati. Il patrimonio italiano, la diversità che appartiene a ogni piccolo luogo, con i suoi personaggi e le sue strutture legate alla tradizione, fa scaturire una creatività, che rende l’italian style invidiabile in tutto il mondo”, ha spiegato Raphael alla stampa nel corso del delizioso live di presentazione dell’album tenutosi mercoledì al Blue Note di Milano.
Ed è in questa esplorazione del globale che non rinuncia al particolare, nel viaggio (e)statico che solo l’arte può regalare – non è un caso che per questo disco Raphael abbia voluto un packaging 3D che si trasforma in un pianoforte, il suo mezzo – che si realizza l’equazione di “Love Life Peace”. “Il titolo di un album è sempre qualcosa di molto importante, non solo per descrivere il proprio percorso, ma anche quello che ci capita intorno e quello che ci capita intorno adesso non è niente di bello, anzi, è qualcosa di veramente complicato, quindi credo che ci sia bisogno di un messaggio semplice”.
Semplice, nella sua ricchezza, come le dodici tracce del disco: storie musicali e di attualità all’insegna della contaminazione e cantate sia in inglese che in italiano, viaggio ideale nello spazio e nel tempo tra sonorità anni ’60, ’70 e ’80; tra British Soul, Pop-Rock, Country, R&B, Jazz, Pop, Funk, fino alla sperimentazione estrema di “Mondello Beach”, trip sonoro andata e ritorno dalle coste della Sicilia a New Orleans. Il pezzo, cantato in rigoroso dialetto ragusano-americano, è sicuramente uno dei più sorprendenti e rappresentativi dell’album, un memento, “giusto per ricordarci che il primo disco jazz della storia è stato registrato da un siciliano emigrato in America, Nick La Rocca, ma anche di quanta bellezza c’è non solo in Sicilia, in tutta l’Italia e di quanto patrimonio culturale e quante cose meravigliose ci sono in questo Paese. Insomma, non c’è da viaggiare tanto, spissu i cosi cciu priziusi ti li truovi o cantu”.
Un disco estremamente vario, quindi, questo terzo lavoro di Gualazzi per la Sugar di Caterina Caselli, e che vanta, tra le tante collaborazioni, il duetto con Malika Ayane, “Buena Fortuna”, un sogno dal sapore carioca scritto da Raphael con Pacifico e Buzzanca, nonché la bonus track “Pinzipo”, firmata a quattro mani con Paolo Buonvino per la famosa serie tv “Tutto può succedere”. E preparatevi, perché dopo le tre date instore del 23, 25 e 27 settembre a Milano, Roma e Bologna, il 18 novembre partirà il “Love Life Peace Tour”, che vedrà Gualazzi sul palco assieme ad una formazione di 6 elementi tra fiati, tastiere, chitarra, basso e batteria e che, a quanto sentito nell’anteprima milanese del 21 settembre, promette davvero bene.