Remo Anzovino presenta il Viaggiatore Immobile tour 2013

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Partirà il 14 marzo da Genova il Viaggiore Immobile tour 2013 di Remo Anzovino. Questa serie di concerti segue la pubblicazione dell’album “Viaggiatore Immobile” (Egea Music). Dopo Genova Remo Anzovino attraverserà la penisola da Nord a Sud: da Padova (15 marzo) a Firenze (17 marzo), passando per Napoli (20 marzo), Bologna (4 aprile), Torino (5 aprile) fino all’Auditorium Parco della Musica di Roma, il 20 aprile.

Viaggiatore Immobile ha ottenuto riscontri positivi e importanti: ti aspettavi tutto questo?
Speravo che l’album entrasse nel cuore delle persone che avevano amato i miei dischi precedenti e che potesse conquistare pubblico nuovo. Mi sembra sia successo.

Rispetto all’8 ottobre e a quasi cinque mesi di distanza dalla pubblicazione c’è qualche elemento o aspetto che modificheresti o miglioreresti del disco?
No, non cambierei una virgola. E’ un disco nato sotto una stella fortunata. Le sonorità del disco,  figlie del lavoro di Taketo Gohara, che lo ha prodotto, arrivano modernissime ad ogni ascolto, quasi slegate dal tempo.

Il quartetto che formerete sul palco penso ti permetterà divagazioni e improvvisazioni momentanee. Nell’imminente tour proporrai tutto il nuovo album o la setlist sarà caratterizzata da brani diversi?
Suono pressoché tutto Viaggiatore Immobile ma c’è spazio per brani storici come Cammino nella notte, Tabù, Amante, Metropolitan e tante altre che guai se mancassero! Naturalmente rivisitate con le sonorità della mia nuova band. Inoltre ho recuperato due inediti che a suo tempo scrissi per il cinema muto: il tema d’amore del capolavoro di Chaplin Il Circo e la marcetta – divertentissima –  scritta per The Cameraman, film summa dell’arte comica di Buster Keaton

Da quanto tempo siete in fase di rehearsal con la band?
La band esiste da un anno, ho iniziato a lavorare live sei mesi prima dell’uscita dell’album e oggi, con già una decina di date alle spalle, e un lungo tour davanti, il suono inizia a essere molto compatto e originale. Già a novembre, all’anteprima del tour al Blue Note di Milano, si era capito che non solo è un gruppo composto da musicisti fortissimi ma che la musica che esce è molto vitale, di impatto e ricca di fascino e sfumature. Capace di dare grandi emozioni al pubblico.

Che periodo è per la musica jazz dal vivo in Italia? L’ambiente risente della crisi? Ci sono anche altri mercati esteri di riferimento in questo momento?
Premesso che non mi considero un musicista jazz ma un compositore e un pianista con un’intenzione ed una approccio live piuttosto pop, con molta importanza per i tempi dello spettacolo, posso quindi esprimere una sensazione riguardo la musica dal vivo in generale  e dirti che in giro si sente che è una situazione molto complessa con meno garanzie rispetto solo a un paio d’anni fa, soprattutto per i drastici tagli a rassegne e festival che garantivano spazi anche per artisti che non vengono sempre adeguatamente valorizzati dalla televisione. Bisogna però essere positivi e suonare il più possibile. Alla lunga il premio arriva dal pubblico che ci si costruisce live dopo live con grande sudore e soddisfazione.

Guardando indietro alla tua carriera da musicista riesci a identificare il momento migliore e quello peggiore vissuto fino a questo momento?
Non riesco mai a ragionare in termini di momenti migliori e peggiori, considero gli episodi meno brillanti o più sfortunati come del tutto necessari alla mia formazione di artista e di professionista,  come ritengo quelli più esaltanti come un continuo punto di partenza e mai una stazione di arrivo. Mi sento davvero fortunato perché ho raccolto dalla musica molto di più di quello che immaginavo e soprattutto ho potuto realizzare tante cose che sognavo.

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