Abbiamo già avuto il piacere di conoscere la giovane cantautrice lariana Roberta Minniti lo scorso anno, in occasione dell’uscita del suo primo EP “Hybrid Tales”. E’ passato un anno da allora, e nel frattempo Roberta si è data da fare, ed è già pronto per le stampe il suo primo full length, dal titolo “Make a wish”. Ecco qualche anticipazione sul lavoro, direttamente dall’autrice.
Ci vuoi raccontare qualcosa sul nuovo lavoro?
Dopo circa un anno e mezzo dal mio primo disco, l’EP di 4 tracce “Hybrid Tales”, è in uscita “Make a wish”, il primo album completo realizzato con due nuovi musicisti al mio fianco: un obiettivo agognato da tanto. Sono molto contenta per la sua realizzazione.
Quanti pezzi hai preparato?
“Make a wish” contiene 12 tracce acustiche tra cui una arrangiata in elettrico. Si tratta di canzoni scritte tutte in inglese. La sfida consisteva, questa volta, nel far convivere nello stesso disco il calore della musica acustica con elementi di elettronica quali voci effettate e distorte. Un esperimento impegnativo, ma interessante.
Di cosa parlano i testi questa volta?
La cosa particolare è che questo album è come se fosse il seguito dell’Ep “Hybrid Tales”: tutte le canzoni parlano della stessa musa che mi ha ispirato per le tracce di “Hybrid Tales”. Come dire, dai “racconti ibridi” del primo disco, la storia continua, e si delinea, ma senza ancora concludersi. Ecco perché la scelta del nome “Make a wish”, ovvero “esprimi un desiderio”: il desiderio di scoprire come la storia che lega questi due dischi andrà a finire. Il modo per scoprirlo? Continuare a fare musica e continuare a scrivere a riguardo. Forse in un terzo disco…
Cos’e’ cambiato in te e nella tua musica da quando è uscito il primo disco?
Innanzitutto c’è da dire, come prima accennavo, che il mio progetto acustico si è allargato. Ora accanto a me posso contare su due ottimi musicisti: al basso Alessandro Greco, al violino Federico Casarin. Insieme abbiamo ri-arrangiato le tracce del primo disco e scritto quelle di “Make a wish”. Ora anche live è tutto cambiato: le canzoni sono più complete, più accattivanti, e ci piace l’idea di essere anche abbastanza dinamici sul palco scambiandoci gli strumenti o cantando cori coinvolgenti. Abbiamo anche introdotto nelle canzoni l’utilizzo dell’ukulele.
Com’e’ cambiato il tuo approccio alla composizione, alla registrazione dei brani, al processo di produzione?
Devo dire che sono stata rapita sempre più dallo stile di Imogen Heap: lei è diventata la mia guru, e ho cercato di fondere la mia musica acustica per la quale traggo ispirazione ad esempio da gruppi d’oltreoceano come The Jamestown Story, con appunto l’elettronica, seguendo il suo esempio, rielaborando il tutto a modo mio. La produzione in studio è stata un po’ più impegnativa appunto per questo: se per la registrazione degli strumenti è filato tutto liscio, è stato invece intrigante lavorare sulla voce con vari plug-in per la distorsione.
Noi possiamo solo aggiungere che la data di uscita del cd è stata fissata per il 16 novembre, e che potrete seguire l’attività di Roberta dalla sua pagina facebook “Rò Acoustic Project”.
Corrado Riva