In occasione della presentazione del disco “Santa Libertà” in un locale di Milano, il cantautore Roberto Santoro ha risposto ad alcune domande sulla sua proposta musicale, sui suoi miti e sulla situazione attuale della discografia.
2 luglio 2009
Ciao Roberto, sei un cantautore dalle molte influenze, che imbraccia una chitarra acustica ma anche capace di mischiare vari sound all’interno di un concerto rock. Spiegami come nasce la tua proposta.
Le mie origini sono fondamentali, le mie influenze poi, si associano al fatto che per raccontare le storie, sia della mia vita come quella degli altri, sento spesso il bisogno di utilizzare arrangiamenti ed atmosfere diverse, senza limiti, che riflettano ancora di più lo spirito di un brano.
Tra le tue principali influenze citi spesso Dylan e Nick Cave. E’ così?
Certamente, quando vuoi fare il cantautore e cerchi dei modelli, Dylan è sicuramente il principale. Nick Cave è più particolare e ricercato ma allo stesso tempo affascinante. Mi ispiro a loro, Dylan soprattutto, per quanto riguarda l’approccio ai testi. Tuttavia, ti dirò, facendo musica da vent’anni ed essendo cresciuto musicalmente negli anni ’80, ho subito anche molte influenze diverse da queste, tra cui ad esempio i The Clash, i The Cure e tutta l’ondata New Wave. E se vogliamo anche quella precedente, il punk.
Parlami dei tuoi testi, da cosa nascono, come nascono, fammi qualche esempio.
I miei testi nascono nei pub, davanti a una birra, su un tovagliolo di carta. Ne vengo sopraffatto mentre parlo con amici, mentre sono da solo, annoto tutto. Spesso si tratta di pochi versi che poi vado a sviluppare. Vedi, io ho cantato una città come Milano per anni. Un brano come “Addio Milano Addio” mi serve per ricordare che per quanto questa città possa essere controversa e difficile, va comunque amata per quella che è. Per le opportunità che offre.
C’è un altro brano che mi ha colpito, che è anche il titolo del tuo disco: “Santa Libertà”.
Ecco, quel brano è nato proprio dal titolo. Ho sentito dentro di me le parole “Santa” e “Libertà” unite insieme, è stato un attimo. Ho trascritto quelle parole, le ho fatte mie e da lì ne ho ricavato una canzone a cui tengo davvero molto.
Cosa è significato per te lavorare con un produttore importante e storico quale Angelo Carrara?
E’ stato fondamentale. Non mi ero mai rivolto alla discografia per molti anni. Quando l’ho fatto ho ottenuto subito risposta positiva. E’ stato bellissimo. Ci sono persone come lui, che credono davvero in questo lavoro, anche con i tempi di oggi che sono duri per tutti.
E’ stato difficile arrivare fino a qui?
E’ stato difficile raccontare, creare una mia forma da fare ascoltare. Ho sempre cantato dal vivo, dalle cover necessarie per fare serate e guadagnare qualcosa, fino al tentativo di infilare qualche mio brano di nascosto, nella speranza che venisse apprezzato. Questa è stata la mia fatica. Con suonare intendo suonare ogni sera, ovunque, sette sere su sette. Giusto per farti capire, io non vedo la mia musica o la mia carriera in programmi quali X-Factor, non li condanno sia chiaro. Semplicemente sono diverso, uno di strada che deve raccontare la propria storia. E così ho fatto. Sono contento di ciò che sto facendo per quanto la strada sia lunga e tortuosa, sono davvero felice.
Riccardo Canato