Sono stati mesi molto impegnati per i Queen, con un ritorno dal vivo per un tour che vede Adam Lambert vestire i delicati panni del frontman (con un unico concerto in previsione in Italia il 10 febbraio 2015) e la pubblicazione dell’antologia “Queen Forever“, in cui sono riemersi anche alcuni brani inediti contenenti le registrazioni della voce di Freddie Mercury. All’ombra del nome di una band tanto imponente, c’è il rischio che qualcosa possa passare in sordina o scivolare via più rapidamente, soffocato dal rumore mediatico.
Forse un lavoro come “Fun On Earth“, il primo album di inediti di Roger Taylor da quindici anni a questa parte, avrebbe meritato un po’ di attenzione in più e noi abbiamo provato a rimediare con questa piccola intervista. Dio continui a salvare la Regina, o quello che ne rimane…
Roger, “Fun On Earth” arriva a quindici anni esatti da “Electric Fire”. Ti sei preso un po’ di tempo…
Non sono mai stato un campione di velocità, mettiamola così. Se ci pensi sono anni che parlo di “Fun On Earth”, l’ho annunciato più volte e uno dei brani presenti sul disco uscì come singolo un paio d’anni fa… È un difetto che mi fanno notare da sempre, ma cosa ci posso fare, ho ancora una vita ricca di impegni…
Alcune leggende vogliono che tra i tuoi impegni ci siano ancora serate negli strip club di Soho e bevute colossali insieme a vecchi amici. Insomma, chi nasce rockstar muore rockstar?
(Ride, ndr) Sono tutte leggende metropolitane, te lo garantisco, anche se con una compagna che legge le interviste che rilascio puoi capire che qualcosa dovrò lasciarla alla tua immaginazione. Anche perché questo è il modo migliore per continuare ad alimentare le leggende… Ad ogni modo, io forse rockstar lo sono diventato presto, ma ho aspettato almeno di poter avere un adeguato sostegno economico. Freddie ci era nato e il suo stile di vita non aveva nulla a che vedere con la sua professione.
Credo che “Fun On Earth” rispecchi sostanzialmente quello che sei sempre stato. Meno sperimentale di altre tue cose, ma sempre moderno e con testi che passano senza apparente logica da temi impegnati a storie di rock ‘n’ roll. E poi quel titolo…
So per certo che un disco come questo non mi farà apprezzare da chi non mi ha mai amato e non era certo quello il mio obiettivo. Per alcuni sono un batterista mediocre, che ha suonato in una band popolare e senza grandi contenuti, ma me ne sono sempre fregato, continuando a tirare dritto per la mia strada. Il rimando al mio disco d’esordio è divertente, così come alcune sonorità che mi hanno fatto ripensare al passato, ma senza nostalgia. Guardando avanti.
“Earth” però può essere inteso anche come il titolo di uno dei brani degli Smile, il gruppo con Brian e Tim Staffell che diede in qualche modo origine a tutto. Un caso?
Sì e no, nel senso che credo che “Fun On Earth” sia allo stesso tempo l’album più personale che abbia mai composto, un ritorno alle mie origini di musicista e di fruitore di musica, ma anche la direzione che credo di seguire se in futuro mi mettessi a comporre nuova musica. Volevo che se fosse il mio ultimo album potesse contenere quasi tutte le sfumature del mio animo, ma, come dicevo prima, senza auto-indulgenza o patetismi.
“Say It’s Not True” deve essere un brano che ami veramente: suonato per Mandela, poi registrato nel disco con Paul Rodgers e ora riproposto con un’intro incredibile di Jeff Beck…
Sì, credo sia una delle cose più belle che io abbia mai scritto e con gli anni è diventata quasi un’ossessione per me. L’introduzione di Jeff mi fa sempre piangere, quel suono… Per me e Brian è una sorta di dio pagano. Non sopportavo l’idea che rimanesse legata ad un disco che per una serie di circostanze la gente non è riuscita a capire e inoltre volevo ci fosse una versione interamente cantata da me… Sai, l’ego è ancora una brutta bestia (ride, ndr).
Cosa non funzionò di “The Cosmos Rocks”?
Cosa non funzionò? La EMI, amico mio.
Anche i Sex Pistols avevano qualcosa contro la EMI!
Oh sì, ma i Sex Pistols avevano qualcosa contro tutti, anche contro di noi (ride, ndr). Credo ancora che fosse un buonissimo album e devo ammettere che fino a quel momento il nostro rapporto con loro fu quasi perfetto. Tuttavia, non credevano nel progetto e non ebbero il coraggio di dire: andate da un’altra parte. Cosa che poi è successa comunque. Un’occasione persa per entrambi.
Mentre sembra ci siano grosse novità in vista sul fronte Queen. Quanto è vero e quanta è spazzatura di quello che si legge ultimamente?
Fortunatamente ci siamo tolti di mezzo i giornali di Murdoch, quindi di spazzatura ne gira molta meno, tuttavia sai bene che quando si parla di Queen le cose non sono mai come appaiono. Abbiamo rinegoziato il nostro contratto con Universal proprio sulla base delle nuove cose appena uscite e di quelle che usciranno. Non volevamo fare qualcosa che non fosse in linea con la nostra storia, anche se eravamo pronti a tutto quello che ci sarebbe stato riversato addosso.
In effetti la sensazione è che se facessero uscire qualcosa di “nuovo” i Doors, i Beatles o altre band di questa caratura le reazioni sarebbero entusiastiche. Quando lo fate voi si parla di raschiamento del barile…
Molto probabilmente moriremo con questa condanna. Se uscisse un album all’anno con la voce di Jim Morrison se ne parlerebbe come di prodotti epocali, ma appena noi parliamo di qualcosa che potrebbe vedere la luce ricominciano le polemiche di sempre. Credo che i Queen siano la band che abbia mantenuto più dignità dopo la scomparsa di un proprio membro: quando Freddie morì, intorno a noi si creò un vortice talmente grande che avremmo potuto vendere milioni di copie mettendo in commercio ogni tipo di demo dei nostri archivi. Pensa che in quel periodo persino la stampa parlava bene di noi!
Invece aspettaste anni per curare un album come “Made In Heaven”, che venne tacciato come un prodotto di cattivo gusto…
Per Brian quello resta uno dei dischi più belli della nostra carriera, anche se è chiaro che il fattore emotivo incide non poco sull’amore per quel disco. Di certo credo solo un idiota potrebbe definire un brano come “A Winter’s Tale” uno scarto d’archivio.
Mi ricordo che “Made In Heaven” uscì quasi in contemporanea con la “Beatles Anthology”, quella con “Free As A Bird”.
Lì, giustamente, si parlò di capolavoro…
Parlando di Lennon… “Fun On Earth” dimostra ancora una volta il tuo amore per lui e per il Bowie di “Hunky Dory”. Anche se quel “I’ll make you a Queen” che pronunci su “Up” rimanda un po’ a “Heroes”.
Sì, resto assolutamente un orfano di Lennon. Credo che insieme a Bob Dylan e Jimi Hendrix sia la figura che più mi ha ispirato all’inizio di quest’avventura. Detto questo, tutto ciò che ha fatto David negli ultimi cinquant’anni dimostra la stupidità di chi parla di musica come di semplice intrattenimento.