Ronnie Jones: oggi vedo poca creatività nella musica

In occasione del concerto in memoria di Ray Charles, che Ronnie Jones e la sua Crossfires Band porteranno in scena il 22 maggio all’Auditorium di Milano, abbiamo scambiato qualche battuta con il poliedrico musicista americano, ma italiano d’adozione, riguardo ad uno spettacolo che viene replicato ormai da quattro anni. Ma non solo di quello si è parlato. A voi l’intervista.


Che cosa ci può dire riguardo al concerto del 22 maggio?
Beh, si tratta di aver la possibilità di fare del bene per quelli che ne hanno bisogno. Questa opportunità mi è stata offerta da Una Mano Alla Vita. Io stesso ho avuto il grande male, nel ’99. Ma l’ho superato! Ma quelli che non lo hanno fatto, hanno bisogno del nostro aiuto, non soltanto di quello delle loro famiglie, e questo è il mio modo di aiutarli!

Con la Crossfires Band, con cui si esibirà sabato, ha registrato un CD e un DVD live, dedicati a Ray Charles. Perchè proprio lui? Cos’ha rappresentato nella sua carriera di musicista questo mito?
Credo che l’idea mi sia venuta dopo la sua scomparsa, e il film che hanno fatto sulla sua figura. Io sono cresciuto con la sua musica. Ascoltandolo sento dentro di me tutte le emozioni, di gioia e tristezza, che lui metteva nella sua interpretazione. Insomma, mi tocca farlo, è stata un’enorme ispirazione per me.

Passando a un piano più strettamente personale e ‘umano’, lei ha detto che uno degli incontri più importanti della sua vita è stato proprio quello con Ray Charles: cos’aveva di così speciale questo artista?
Come dicevo, ero giovane, ero un suo fan, l’ammirazione che nutrivo per lui non era seconda a quella di nessuno. Era quel tipo di artista che tutti volevano conoscere. Un Mito, quasi un dio!

Che musica propone oggi nei suoi concerti?
Quando sono da solo, senza la Crossfires big Band, canto le canzoni “old school”, passando da Ray, a Barry White, a Clapton, a Otis Redding, a James Brown, lasciando poi un po’ di spazio per la musica dei miei dischi, soprattutto quella del nuovo cd.

Come vede la musica di oggi, le idee e la creatività che esprime?
Io vedo poca creatività oggi, tanta musica rimescolata, molti campionamenti di vecchi pezzi. Vedo troppa similarità con le programmazioni radiofoniche! Tutti con la stessa playlist. Non c’è più una vera ricerca di novità, solo la ricerca del grande colpo mediatico, e basta.

Lei che ha fatto anche tv, cosa pensa dei talent show?
La gavetta è una cosa positiva, fa crescere l’artista. Il talent show non fa questo, da solo l’idea di immediatezza per un giovane di arrivare subito al top…e poi? Mina, Vasco, e artisti che c’erano ieri sono ancora attivi oggi, tanti giovani saliti alla ribalta un anno fa non ci sono più! Bruciati! Meditate gente!

Che cosa ci può dire riguardo al suo ultimo cd, “Again”?
Ringrazio i Novecento (Nicolosi Bros.) che mi hanno aiutato a mettere insieme tutto, insieme al mio producer Emilio Foglio! La stampa ha apprezzato il mio disco, anche se i DJ delle radio non l’hanno mai sentito, purtroppo. Comunque io sono più che soddisfatto lo stesso. Perché lo vendo nei miei concerti, anche bene. E tutti mi dicono che è raffinatissimo e fatto bene. Cosa potrei volere di più?

Quali sono i suoi progetti futuri?
Io, Emilio e la nuova casa discografica Melunera stiamo lavorando ad un nuovo cd, che spero verrà pubblicato a settembre. Nel frattempo per i DJ dei club esce in questi giorni “Calypso Blues”, in collaborazione con Paolo Fedreghini. Questo pezzo è stato scritto dal grande Nat King Cole. Sarà un grande successo, ve lo posso garantire! E poi voglio continuare a proporre il Ray Charles Memories in giro, ovunque e per chiunque! Lui lo merita!

Francesca Binfaré

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