Rosmy presenta Universale: “Scrivo perché vivo e sono viva”

Anticipato dai singoli “L’amore è rincorrersi” e “Addormentarsi insieme”, è disponibile in formato fisico e digitale “Universale”, il primo progetto discografico di Rosmy.

Già vincitrice del Premio Mia Martini “Nuove proposte per L’Europa”, nel 2016 con “Un istante di noi”, la cantautrice originaria della Basilicata ha lavorato con il produttore Enrico “Kikko” Palmosi (Modà, Kekko Silvestre, Simonetta Spiri, Emma Marrone) alle dieci tracce di questo disco, composto da otto inediti e due omaggi, quello alla sua terra con la canzone tradizionale “Ninna Nanna” ft. Renanera e quello congiunto a Mia Martini e Mango in “Se mi sfiori”.

Il risultato è un perfetto mix di emozioni e di suoni fra tradizione e modernità. Un racconto in cui Rosamaria Tempone (in arte Rosmy), vocalist del gruppo The Music Family, erede della famiglia di musicanti Trinchitella e attrice di teatro, oltre che cantautrice, ha messo tutto il suo universo artistico e personale, cantando l’amore in tutte le sue sfaccettature: la libertà, la solitudine, la consapevolezza.

Da dove è arrivata l’ispirazione per questo disco?
In realtà il tutto non è partito con l’idea di fare un disco, ma di raccontarmi attraverso la musica, raccontare sensazioni che avevo e che vivevo. Poi pian piano sono venuti fuori dei brani e il primo in assoluto, “Un istante di noi”, mi ha portato a vincere il Premio Mia Martini, cosa che mi ha dato la consapevolezza che cominciavo a essere capita. Quindi sono andata avanti nel mio percorso ed è venuto su “Universale”, che è un guardare un po’ dentro il mio universo, quello che ho vissuto, un’esperienza nata col tempo e nel tempo, avendo io sempre fatto tante cose, dal teatro alla musica. Così in maniera molto naturale sono stata attenta a tutto ogni singola nota e parola, perché nulla è per caso.

Racconta un sentimento “Universale”, l’amore in tante delle sue sfaccettature. Perché hai sentito l’urgenza di raccontarlo così e adesso?
È una vita che faccio musica e teatro, però ogni cosa che ho fatto non l’ho mai fatta perché dovevo, ma perché sentivo di farla. Partendo da questo presupposto, a un certo punto ho sentito l’esigenza di scrivere. Questa cosa la vedo un po’ come una missione mia, però è nata inconsciamente, senza volerlo e quando hai una missione a volte vedi le cose che ti passano attorno e pensi: “Si, è giusto che io parli anche di questo”.

Cosa ti auguri che possa offrire quest’album al pubblico, in un momento come storico come quello che stiamo vivendo?
Il disco è nato proprio perché quando ho messo insieme tutti i brani, mi sono resa conto che ognuno di essi aveva un’urgenza, che racconta anche un malessere sociale della società di oggi. Così ho capito che questi brani potevano fare arrivare un messaggio forte, quale potrebbe essere l’importanza di un mondo che ha bisogno prima di tutto di amore, ma un amore non vissuto banalmente tra due persone, su cui comunque ci sarebbe molto da dire, perché la società oggi vive anche quel tipo di amore con un risvolto nuovo, bensì con piccoli valori quotidiani della vita. Quindi per me le sfaccettature dell’amore di cui parlo sono i valori della vita, non solo la parte positiva e bella, ma anche quella negativa, la sofferenza, il dolore, l’essere più introspettivi. Con questo disco volevo in qualche modo analizzare la società e trovare sempre il lato positivo, la mia visone è positiva o per lo meno cercavo di trovare una chiave per risolvere nel mio piccolo quella problematica e offrirla all’ascoltatore.

Nella tua musica hai trattato spesso temi sociali e temi importanti, come il bullismo, il “ghosting”, l’indifferenza della gente e la frenesia del mondo moderno. È l’amore l’antidoto a questi problemi, che avvelenano la vita delle persone nella nostra società?
Assolutamente sì, però questa cosa la sottolineo a chiare lettere, non sono andata io alla ricerca di temi sociali, però se hai la sensibilità di guardarti intorno e assimilare le cose, poi è naturale buttarle in musica. Penso che la musica con la sua sensibilità, e non sarò certo la prima a dirlo, rende più vicine alla gente certe tematiche, permette di capire meglio certe cose anzi, la musica non è altro che lo specchio di quello che viviamo. Io sono un po’ controcorrente, perché ancora porto avanti la melodia della musica italiana, che mi viene dal passato e inevitabilmente però la unisco a contesti nuovi.

Ecco, parliamone, perché nel disco a una scrittura classica si aggiunge una bella spolverata di elettronica. Come avete lavorato tu e Kikko Palmosi?
Kikko è molto bravo, perché ha capito che come in ogni coppia ci deve essere un’intesa giusta per far nascere cose belle. Quindi quando abbiamo vinto il Premio Mia Martini ci siamo guardati e abbiamo detto: “Beh, dai, era un tentativo, invece mi sa che funziona”. Mi ha sempre detto che mi vede classica nei miei modi di fare e di vedere la linea melodica dei brani. Lui però invece essendo un grande ricercatore e un arrangiatore molto bravo, cerca sempre l’attualità e ha cercato anche questa volta di rendere i miei brani in una nuova veste, perché ogni brano può essere visto da più punti di vista. A me piace la sonorità un po’ più rock, ma non volevamo andare nel rock puro e lui mi ha aiutata molto a trovare questo equilibrio, che mi piace e rappresenta bene quel lato un po’ più aggressivo e grintoso, che infondo mi appartiene, insieme alla parte più interpretativa.

Il Premio Mia Martini è stato uno spartiacque nella tua vita artistica e nel disco hai inserito “Se mi sfiori”, brano del ’76, scritto da Mango e interpretato da Mia Martini.
Io Mia Martini l’ho sempre vissuta come una delle più grandi artiste della musica italiana, quindi volevo arrivare a quel premio. Pensa che io quell’anno feci una scelta: premio Mia Martini o Sanremo? Scelsi il Premio Mia Martini, perché ci tenevo e sentivo che quello era l’anno giusto e ne sono felice, perché mi ha immessa direttamente nella musica emergente italiana di qualità, Mia mi ha portato fortuna. La sera della finale, Franco Fasano decise di farci fare un brano a testa di Mimì, mettendo il veto però su quelli molto conosciuti, quindi avevamo 24 ore di tempo per trovarne uno da reinterpretare e la ricerca fu bellissima. Scoprii questo brano meraviglioso del mio conterraneo Mango, scritto da lui giovanissimo e non ancora conosciuto nel ’76, che è una poesia pazzesca. Quella sera unii due artisti che amo, Mia Martini, che dovevo omaggiare e Mango, che era morto da un paio d’anni, ma soprattutto mi innamorai di questo pezzo, diventato ormai un mio cavallo di battaglia, tanto che l’ho inserito nel disco.

C’è anche una canzone in cui canti l’amore per la tua terra, “Ninna Nanna”, brano della tradizione lucana, che è anche un po’ nel tuo dna per la storia della tua famiglia. Una canzone potentissima.
Hai toccato un punto fondamentale, quello della potenza arcaica, che appartiene a quel brano, la potenza della storia, che va al di là di tutto. Ci tenevo tanto a valorizzare la mia terra, a cui tengo particolarmente, perché non puoi non amare la tua identità. I miei trisnonni da parte di padre, la famiglia Trinchitella, erano musicisti girovaghi, “musicanti” sulle carte dell’epoca, suonavano il violino e l’arpa viggianese, una piccola arpa a venti corde costruita nel paesino di Viggiano, in provincia di Potenza. La portavano il giro per il mondo, al Metropolitan di New York, all’Operà di Parigi, è una cosa che mi emoziona tantissimo e mi fa sentire piccola piccola. Poi mio papà ha sempre cantato viaggiando in Italia, Germania, Svizzera e con i miei fratelli, da quando eravamo piccoli ci siamo uniti e abbiamo fatto un gruppo, The Music Family. Quindi a dodici/tredici anni ero già sui palchi… ai matrimoni, dove non ti caga nessuno (ride). Tornando a “Ninna Nanna”, pensa che ho trovato il brano tra gli spartiti dei miei avi e l’ho voluto rimusicare.

Infatti, com’è stato collaborare con i Renanera?
Beh, chi meglio di loro per fare questo mix tra passato e moderno, che ha reso benissimo il mood del pezzo, perché non ha perso il carattere della nenia… non volevamo spaventare i bambini (ride). Ho qualcosa di storico dentro di me che non posso abbandonare per essere per forza moderna.

Live?
Il 9 maggio sarò al teatro Stabile di Potenza per un evento dove porterò in unplugged tutta la parte del disco e non solo, uniremo musica e teatro.

Prima, però, parteciperai alle semifinali di Sanremo Rock.
“Addormentarsi insieme” è piaciuta così tanto che me l’hanno immediatamente ammessa alla fase finale, quindi siamo felicissimi. Il 23 aprile farò con la band questa fase eliminatoria a Pistoia, per arrivare, se tutto va bene, a Sanremo Rock a giugno. E poi sicuramente sarò ospite al Festival Show in due date, che però ancora non conosciamo con precisione.

Crediti foto: Tiziana Orrù