Samael, Vorph: non smetteremo mai di evolverci

In occasione dell’uscita di “Antigod”, EP che funge da antipasto per il prossimo album, atteso nel 2011, abbiamo colto l’occasione per scambiare alcune battute telefoniche con Vorph, mente e leader della formazione elvetica.

“Above” è stato pubblicato circa un anno e mezzo fa: quali sono state le reazioni che ha suscitato? Siete soddisfatti di quest’album?
Certo, siamo molto soddisfatti! È un disco che abbiamo sentito molto, sin dai primi momenti della stesura. Lo si potrebbe paragonare ad una scarica di energia, a questo probabilmente si deve il suo carattere veloce e irruento. È forse il nostro lavoro più istintivo e intuitivo. Le reazioni sono state buone, per lo meno da parte dei nostri fan, anche di quelli che ci seguono da più tempo.

Sì è trattato però di un ritorno ai vostri esordi black metal, avvenuto dopo una serie di dischi altamente sperimentali. Parte della critica non ha apprezzato. Perché questa scelta? Avete smesso di provare interesse nella sperimentazione di nuove sonorità?
Non sono del tutto d’accordo su quanto dici. Certo “Above” è un’opera al 100% black metal, eppure è ben diversa rispetto ai nostri primi LP. Se quelli erano lenti, cerimoniali e a volte persino ai confini del doom, “Above” è veloce, incazzato e contiene molti elementi vicini al black svedese. Non è stata neppure una vera e propria scelta, come dicevo si è quasi trattato di una ‘folgorazione’. Ti dirò di più: la critica può anche non averlo apprezzato, ma in realtà si tratta di un altro capitolo della nostra evoluzione, nel quale non abbiamo cessato di provare a percorrere nuove strade e sonorità inedite per i Samael. Sicuramente, rispetto ad altre nostre release questa guarda più al passato, alla musica di band come Slayer, Venom, Celtic Frost, Bathory, insomma i padri di un certo modo d’intendere il metal, ma non per questo abbiamo smesso di metterci alla prova nel comporre musica.

Invece il nuovo singolo, “Antigod”, mostra parecchie reminiscenze dello stile di “Passage”; può esser visto come un’anticipazione delle coordinate sonore che seguirà il vostro prossimo album?
In parte sì. In effetti il nuovo cd recupererà un certo tipo di soluzioni adottate in quell’opera.
Detto questo, ovviamente non mancheranno nuovi spunti, come sempre accade quando creiamo qualcosa di nuovo. Seguendo il singolo, a livello lirico ci saranno inoltre molte canzoni sulla religione e contro la religione. Abbiamo già finito di mixarlo, passeremo alla fase di masterizzazione solo dopo aver finito il tour europeo, che si concluderà a dicembre.

Quando scrivete del nuovo materiale, pensate alle possibili reazioni dei fan, oppure siete unicamente interessati ai vostri intenti artistici?
Abbiamo la fortuna di avere dei fan che sanno qual è il nostro DNA artistico e che da noi non si aspettano mai lo stesso disco. Contando su questo, ci possiamo sbizzarrire nel provare tutto quel che ci passa per la testa, senza alcun problema di sorta. Quindi sì, la nostra concentrazione è interamente concentrata su noi stessi. È sicuramente un privilegio che non tutti possono avere.

La Century Media sta per pubblicare “A Decade In Hell”, la vostra raccolta più esaustiva di sempre, ben 9 cd e 2 DVD. Ma guardando al passato, quali sono stati i dischi più importanti della vostra carriera?
Ce ne sono stati molti. È difficile segnalarne qualcuno a scapito degli altri. Tuttavia ne potrei isolare due, che per importanza stanno un gradino sopra gli altri: “Ceremony of Opposites”, con cui abbiamo portato a compimento il nostro primo stile e, contemporaneamente, guardato già oltre; e “Passage”, il nostro lavoro più rivoluzionario in assoluto, il primo nel quale abbiamo usato la drum – machine e contaminato pesantemente il metal con l’elettronica. “Passage” ci ha dato anche più visibilità al di fuori della scena black metal ‘ortodossa’, cosa che però stava già avvenendo con “Ceremony…”. In definitiva sì, questi due titoli svettano su tutti gli altri per la svolta che sono stati in grado di dare ai Samael.

Prima hai parlato di religione. Ma in passato tu hai viaggiato in India e, immagino, sarai venuto a conoscenza di realtà, religioni e filosofie diverse, come Induismo e Buddismo. In generale con il pensiero orientale. Tutte queste esperienze, intellettuali e non, come hanno cambiato la tua vita?
Mi hanno ampliato la conoscenza del mondo in cui vivo, certamente mi hanno ‘aperto la mente’. È importante essere consapevoli delle varie realtà e pensieri che ci circondano, non appiattirsi in una visione monodimensionale dell’esistente. Se però parliamo di religione, allora posso dire di aver imparato che tutte le religioni sono negative e stupide, non fanno altro che danneggiare tutto quello che contaminano; non mi riesco davvero a rapportare con esse, sono nocive ed è meglio starne alla larga. La religione uccide. Diverso il discorso riguardo alla filosofia; quella m’interessa, e molto, ed è in questo senso che mi sono interessato di Buddismo, preso appunto nella sua accezione filosofica e non strettamente religiosa.

Dove vogliono arrivare i Samael con la loro musica? Quali sono le vostre motivazioni artistiche?
Non saprei di preciso, è difficile rispondere a questa domanda. Sai, abbiamo sempre cambiato il nostro indirizzo musicale, interessandoci soprattutto di far dischi che potessero durare nel tempo. Quindi direi che, unito alla voglia di sperimentare, in noi c’è proprio la volontà di non comporre mai roba usa e getta, ma musica che si sottragga alle mode e ai trend di turno.

Stefano Masnaghetti

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