Giovane, sfacciato, con un’enorme dote nello scrivere: questo è Filippo Maria Santi, in arte Irama, diciannovenne in gara tra le Nuove Proposte al Festival di Sanremo 2016. Gli abbiamo posto qualche domanda per delinearne la personalità e comprendere più a fondo “Cosa resterà”, il suo brano in concorso, un pezzo diretto in cui il giovane autore si mette completamente a nudo.
Irama come nasce?
Irama significa “ritmo” in malese, è un nome che ho scelto verso i tredici anni. Sono sempre stato appassionato di musica, sin da piccolo, e ho ascoltato molti cantautori italiani. La prima canzone l’ho scritta intorno ai sette anni e crescendo mi sono avvicinato alle crew del rap, con cui ci trovavamo a fare freestyle. Piano piano, questa nuova identità prendeva forma. Quando scrivevo vi era sempre una parte cantata, sui beat creavo dei loop, che era una cosa che si discostava dalla scena. Sul mio percorso ho incontrato Giulio Nenna e abbiamo iniziato a lavorare come una squadra. Lui scrive la musica, io i testi e li canto. Vi è stato l’incontro tra il mio mondo fatto di cantautori e rap, e il suo più mediterraneo che tendeva l’orecchio al pop.
Sei l’artista che è più apprezzato per il brano che presenti e forse il più temuto. C’è qualcosa o qualcuno che temi, visto che comunque il festival è una competizione?
Non temo nessuno. E’ una competizione, è vero, ma salirò su quel palco solo ed esclusivamente per far ascoltare a più persone possibili la mia canzone. Sono con i piedi a terra, so che devo lavorare molto e che, essendo giovane, ho ancora tantissimo da dimostrare. Vediamo come va, io darò il massimo.
Un artista di riferimento e perché?
Italiani, Guccini e De Andrè. Internazionale, Stromae. Amo follemente Stromae, è geniale, è riuscito a portare la musica francese a livello internazionale, prendendo le tradizioni e trasformandole in qualcosa di nuovo e fresco. E’ un personaggio fantastico e lo stimo tantissimo.
A Sanremo porti “Cosa resterà”. Ti chiedo, quindi, se è rimasto qualcosa e che cosa?
E’ rimasto il palco del Festival, la possibilità di partecipare alla gara tra i Giovani. Del lato più intimo, invece, scriverò tra i brani dei miei dischi: “sono i miei testi che lo provano”, come dice “Cosà resterà”.
Frase migliore di “Cosa resterà”?
“Ma la vita non è un film, non c’è lieto fine, nessun colpo di scena, nessuno divide la parte dove vedi tua madre mentre sorride o quella dove stringi un ricordo fatto di spine.”