Era il 2009, Jake Shears era a Berlino. E ballava. “Certe notti guardavo la folla ed era come se il tempo si fosse fermato. Non avrei saputo dire in che decade eravamo”. Jake, cantante, leader e mente creativa degli Scissor Sisters, era a Berlino per prendersi una pausa. Lui, come Ana Matronic, Babydaddy e Del Marquis, avevano voglia di distrarsi, conoscere gente nuova, ballare, ascoltare musica, liberare la mente. Avevano lavorato su diverse nuove canzoni, “Buona musica”, precisano, “ma non era quella giusta per questo album”.
Insomma, una lavorazione travagliata…
Un continuo fare e scartare. Il fatto di distrarci ci ha certamente dato gli stimoli giusti: abbiamo fatto il disco (questo è il loro terzo, nda) che non eravamo ancora riusciti a fare. Staccare e allontanarci dallo studio di registrazione ha allargato le nostre vedute creative: siamo dei lavoratori indefessi quando si tratta di scrivere le nostre canzoni, ma una pausa stavolta era proprio necessaria.
Avete intitolato il cd “Night Work” (in uscita il 29 giugno): in riferimento a cosa?
Al fatto che di notte io (precisa Jake, nda) telefono a Del e mi risponde sempre che sta giocando con i videogame! Si riferisce anche al fatto che io ho riscoperto il mio amore per la dance music. Più in generale noi siamo creature della notte, come lo sono tutte quelle persone che di notte lavorano o vanno a ballare o si esibiscono in uno spettacolo.
Com’è stato avere al vostro fianco un produttore come Stuart Price (che ha lavorato per esempio con Madonna e i Killers)?
Lo abbiamo cercato per provare qualcosa di diverso. Abbiamo iniziato a lavorare con lui un anno fa, e con lui il disco ha preso forma. Lo abbiamo incontrato a Berlino, e ci siamo subito sentiti sicuri del suo grande talento.
Quali sono le influenze che vi hanno guidati maggiormente nel processo creativo?
Crediamo che questo disco sia inconfondibilmente nostro ma anche che suoni nuovo e fresco. Le influenze sono molteplici, da Frankie Goes To Hollywood a Grace Jones, ma l’elenco è davvero lungo.
Due parole sul primo singolo, “Fire With Fire”?
Lo abbiamo scritto quasi per ultimo. Pochi mesi prima eravamo sfiduciati, temevamo di non riuscire a tirare fuori delle buone canzoni e questo brano è arrivato come la luce in fondo al tunnel. E’ una canzone per tutti, è trionfante e per niente sobria, la adoriamo. E’ nata in cinque minuti: quelle che nascono in fretta sono forse le canzoni migliori.
Francesca Binfaré