Intervista agli Sleeping With Sirens: “Gossip” è il nostro percorso di crescita

Si celava dietro la frase “don’t believe the #gossip”, apparsa una settimana fa su tutti i social della band, l’annuncio del ritorno degli Sleeping With Sirens. Un ritorno che, in realtà, non fa seguito a una vera sparizione dalla scena. Dopo l’uscita di “Madness”, infatti, la band ha dato inizio ad un lunghissimo tour che non si è mai concluso veramente e che, un mese fa, ha portato Kellin Quinn e soci sul palco del Circolo Magnolia, in occasione dell’In.Fest. Ma cosa aspettarsi da “Gossip”, il nuovo album in uscita il 22 settembre per Warner Bros? Scopritelo con noi, magari mentre ascoltate il singolo “Legends”.

È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che vi abbiamo visti in Italia.. come state?
Kellin: Benissimo! Siamo felicissimi di essere tornati e i fan ci hanno accolti calorosamente, non vorrei più andarmene!
Nick: Questo tour è stato davvero meraviglioso finora, ci ha aperto gli occhi. Stiamo già torturando il management e il nostro booking agent per tornare il prima possibile [ride], ci siamo resi conto che non possiamo star lontani dall’Europa per troppo tempo.

Siete in giro non-stop da quasi due anni, avete avuto il vostro tour da headliner per promuovere “Madness”, avete condiviso il palco con Pierce The Veil e Good Charlotte e siete riusciti ad inserire nel vostro schedule anche dei festival. Ma quale fra le tante esperienze è quella che vi ha lasciato qualcosa in più?
Kellin: In realtà ogni esperienza ci lascia sempre qualcosa, è questo il bello. Sai, quando suoniamo da headliner sappiamo che il pubblico è accorso esclusivamente per noi ed è sempre emozionante rendersene conto, sentirli cantare con noi ogni parola di ogni brano. Ci siamo divertiti un sacco anche a suonare con i Good Charlotte e i Pierce The Veil, perché il pubblico era eterogeneo e c’erano fan di tutte le età, solo che lì dovevamo anche conquistarli. È un po’ una sfida e, alla fine, è quello che succede anche ai festival, però è figo perché si ha la possibilità di ampliare la propria fan base.

Avete appena finito di registrare il vostro nuovo album, cosa potete dirmi a riguardo?
Kellin: La tematica principale sarà la crescita, il diventare adulti. Io sono cresciuto in questa band, sono cresciuto cercando di capire chi fossi e cosa volessi diventare, quindi questo nuovo disco è quel percorso che ti porta poi a trovare te stesso, con tutti gli ostacoli che ti si pongono davanti, ovviamente. Sta a te poi trovare il modo di superarli.
Jack: C’è una consapevolezza della crescita, una maturazione, seppur accompagnata da un sound molto dark.
Nick: Siamo cresciuti insieme come band ma anche, e soprattutto, come persone.

Quanto è durato il processo di registrazione?
Jack: Abbiamo iniziato il 5 Gennaio scorso e abbiamo ricevuto il mix finale proprio ieri, quasi non ci crediamo ancora [ride].
Nick: Quindi sì, sei mesi… sei lunghissimi mesi. Ci è sembrata un’eternità!
Gabe: Ricordo ancora le nostre giornate in studio, viaggiavamo tantissimo tra il New Jersey e il Tennessee e spesso facevamo anche tappa a Los Angeles.
Kellin: Sembra passata una vita!

Vi siete attenuti fedelmente a quella che era la vostra idea iniziale dell’album?
Gabe: No, per niente!
Jack: Nulla va mai secondo i piani…
Nick: Il nostro produttore ci ha spinti a dare il meglio di noi, a impegnarci totalmente. Ci ha letteralmente distrutti individualmente, ci ha fatto…
Gabe: …piangere!
Nick: Avevamo dei brani scritti durante le sessioni precedenti, li abbiamo rivisti insieme, ne abbiamo scritti di nuovi. David Bendeth (il produttore, ndr) non si è fermato all’apparenza delle cose, ha scavato molto a fondo in ognuno di noi e sul momento l’abbiamo odiato per questo, ma è merito suo se siamo riusciti a dar vita a quello che pensiamo sia il nostro miglior album di sempre.

Mi sembra di aver capito quindi che avete instaurato un bel rapporto con David, sbaglio?
Jack: David per noi è stato molto più di un semplice produttore: è stato uno psichiatra, un padre, un ufficio stampa, alle volte anche un comico perché è divertentissimo, però ci ha fatto lavorare molto duramente, ci ha spinto oltre ogni limite che ci eravamo prefissati e ci ha resi migliori.
Gabe: Io sono entrato in studio convinto di essere un bravo batterista, lui mi ha sentito suonare e ha detto: “fai davvero schifo”. La verità è che ci ha completamente buttati giù, ma lo ha fatto solo per il nostro bene, perché voleva che dessimo il meglio di noi.

Volete raccontare ai vostri fan qualche aneddoto divertente sulle giornate in studio?
Justin: In realtà ogni momento con noi è divertente (modestia a parte, posso confermare, ndr).
Kellin: Ogni mattina, appena arrivavo in studio, Jack correva ad abbracciarmi perché sapeva che le registrazioni ci avrebbero tenuti lontani per 7 o 8 ore.
Jack: Sì perché le cabine erano in due piani diversi, e noi passavamo le nostre giornate là dentro per poi rivederci solo prima di andare a casa.
Justin: Praticamente vivevamo in quelle cabine. Una volta ho speso 400 dollari in cibo, ho mangiato tipo sei volte nell’arco di una giornata, ovviamente senza neanche uscire dallo studio. Ordinavo tutto a domicilio [ride].
Gabe: La cosa assurda è che Justin mangia tantissimo ma resta sempre uguale. Guarda quanto è magro!

Kellin, tu canti nel nuovo singolo dei Good Charlotte “Keep Swinging”. Com’è nata questa collaborazione?
Kellin: È stato tutto molto naturale. Ai tempi avevamo appena finito di lavorare al nostro album con John Feldmann e lui stava per entrare in studio con i Good Charlotte. È un grande sostenitore del confronto tra artisti, così mi ha proposto di lavorare a un pezzo con loro ed io, essendo un grande fan, non ho potuto dire di no. Da quel momento si è creata una bella amicizia, poi loro sono addirittura diventati i nostri manager. Sono loro che si occupano di affari per noi.

Nel vostro penultimo album “Feel”, tra gli altri, era presente un featuring con Machine Gun Kelly, dovremo aspettarci qualche altra collaborazione interessante nel vostro prossimo lavoro?
Kellin: No, in realtà questo è un disco molto personale, soprattutto per me. Per questo abbiamo preferito tenerlo “per noi”, diciamo così. Però mi piacerebbe un giorno fare un disco che abbia un featuring per ogni traccia, riunire un po’ degli artisti della scena, sicuramente chiamerei Derek degli State Champs, Jenna dei Tonight Alive e Michael degli Issues. Penso sarebbe una cosa più carina rispetto all’avere tanti featuring sparsi negli anni.

Prima di lasciarvi andare, vi chiedo di tornare un attimo indietro nel tempo, indietro fino a “Madness”, album che conteneva “Better Off Dead”, un brano con un messaggio fortissimo. Non avevate paura che il mondo potesse fraintendere?
Kellin: Sai, purtroppo il rischio c’è sempre. Noi confidiamo nei nostri fan, non abbiamo mai avuto il minimo dubbio su di loro. Sappiamo che con loro non ci può essere alcun fraintendimento perché c’è intesa. Ci capiamo, subito, è quasi una magia.
Nick: Per altro, portarla sul palco per noi è sempre meraviglioso e Kellin veicola il messaggio perfettamente. Vogliamo infondere un po’ di sicurezza ai nostri fan, dirgli che non importa cosa stiano attraversando in quel determinato momento, non sono soli, e non sarà per sempre. Passerà, perché passa tutto quanto. C’è sempre la luce in fondo al tunnel, e presto tutto si sistemerà. Andrà tutto bene.

Intervista di Andrea Alexa Damanti