Un progetto particolare e meritevole d’attenzione il nuovo libro+cd Sorella Toscana, realizzato da Nicola Costanti e Marco Brogi: con la collaborazione di molti personaggi noti (Leonardo Pieraccioni, Alessandro Benvenuti, Renzo Ulivieri tra gli altri) e attraverso 100 ritratti in versi e 10 canzoni viene raccontato il modo in cui Buonconvento, piccolo paese della Toscana, guarda al mondo là fuori. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Nicola Costanti, ecco cosa c’ha raccontato.
Da dove e da cosa nasce l’esigenza di un progetto tanto grande e ambizioso?
L’idea viene da lontano. Intanto le storie di vita spesso hanno ispirato le mie canzoni. Ma la scintilla vera e propria è venuta qualche anno fa, quando fui premiato al Club Tenco da Fernanda Pivano. La direzione artistica del Premio Tenco mi chiese di musicare una poesia da Antologia di Spoon River, di E.L.Master, come omaggio a Fernanda Pivano, la traduttrice per eccellenza del capolavoro di Lee Master, che quell’anno veniva premiata alla carriera sul palco dell’Ariston. Calpestare lo stesso terreno del grande Fabrizio De André in un primo tempo mi bloccò. Mi sembrava di profanare il Maestro. Poi trovai in George Gray, bellissima poesia che fortunatamente Fabrizio aveva ignorato, un’ispirazione e realizzai la canzone. Ormai avevo profanato e quindi non mi restava che continuare. Il mio paese, Buonconvento, la realtà che conosco, era lì con i suoi abitanti che aspettavano di essere raccontati. Attraverso gli occhi degli abitanti di un paese del mondo poter parlare di questi anni bulimici e paradossali.
Quanto tempo ha richiesto la composizione e la realizzazione del progetto?
Il tempo giusto. Insieme al mio amico poeta e complice, Marco Brogi, con il quale condivido una giusta dose di pazzia, abbiamo semplicemente osservato la realtà in cui viviamo. In fondo erano storie che avevamo dentro e si sono lasciate scrivere. Tanti personaggi sconosciuti che fanno il mondo dal basso. Dal negoziante al benzinaio, dalla ragazza madre alla badante, dal calciatore che ce l’ha fatta a quello rimasto nelle serie dilettantistiche, dal disertore al bugiardo per vocazione. Ognuno di loro era in cerca di autore. Diciamo che li hanno trovati!
Quale obiettivo artistico si prefigge Sorella Toscana?
Semplice: emozionare raccontando. Attraverso i Live, che dopo la composizione, sono il momento più vero per un cantautore, raccontare storie e riconoscerle negli occhi del pubblico. E’ uno scambio di memorie. E una società di smemorati mi piace andare contromano!
Quali collaborazioni con personaggi di spicco vi hanno maggiormente soddisfatto?
Tutti gli amici, artisti o sportivi, che hanno partecipato a Sorella Toscana hanno portato ognuno colore al progetto. Ma se devo fare un nome per l’entusiasmo che ha dimostrato dico Athina Cenci. Tra l’altro spesso è ospite con me sul palco durante i miei Live. Dopo dieci anni ritorna al pubblico.
La decisione di unire parole (scritte) e musica quando e’ stata presa?
Da subito, insieme a Marco, abbiamo pensato di alternare due forme di espressione nel raccontare i personaggi: la canzone, che è la forma di racconto privilegiata nel nostro tempo, e la poesia. Ma il termine poesia non deve far paura! Si tratta di testi accessibili; tra l’epigramma, l’aforisma e la filastrocca.
Nel tuo/vostro percorso artistico quanta importanza ha avuto la vostra terra d’origine?
La Toscana è l’unica regione d’Italia che non ha un dialetto. Qui ci si limita ad un accento o al limite a storpiare un po’ di parole e mangiarsele altre, ma non esiste un dialetto vero e proprio. Un punto di osservazione spesso alternativo e spiazzante L’autoironia, lo scherzare e il ridimensionare i problemi così come le fortune che incontriamo nella vita. Un alfabeto di emozioni molto ricco e colorito. L’insieme di queste cose è in pratica il nostro dialetto. E nascere qui porta questo in dote. Difetto o pregio? Non lo so, ma è l’aria che respiriamo da quando veniamo al mondo. Questo in Sorella Toscana (al di là del titolo) lo sente.