Tornare sulla scena musicale dopo 16 anni di silenzio con un album inedito non è mai facile per un gruppo. Soprattutto se si chiama Soundgarden ed è stato tra gli esponenti maggiori del grunge, genere musicale dato per morto da diversi anni. Per non parlare del fatto che, in questa lunga pausa dalla band, i componenti non hanno mai lavorato insieme fino al momento della rinascita. Questa la sfida intrapresa da Chris e soci, che il 13 novembre pubblicheranno “King Animal”, primo capitolo post reunion. L’edizione deluxe pubblicata nel nostro paese riserverà una graditissima sorpresa per i fans italiani, come preannunciano Chris Cornell e Ben Shepherd (voce e basso).
Avete un legame strettissimo con l’Italia e il suo pubblico. Non a caso, nella versione deluxe avete inserito tre brani tratti dal live di Rho dello scorso 4 giugno: “Spoonman”, “Black Hole Sun” e “Rusty Cage”.
Chris: Sì, avevamo fatto l’ultimo show nel 1996 o ’97
Ben: Tu hai fatto anche un tour solista qui, sbaglio?
Chris: Esattamente. In ogni modo, l’Italia è il paese europeo in cui i Soundgarden hanno suonato di più e il concerto di Rho è stato fantastico.
Ho visto la vostra esibizione al Rock Am Ring, in Germania, e magari mi sbaglio ma ho avuto come la sensazione che non vi stavate divertendo. Che ne pensate?
Chris: E’ stato alquanto strano. In fondo eravamo lì a suonare solo per un gruppo ristretto di fan, la maggior parte stava aspettando altre band. Non sono il classico cantante che cerca di convincere il pubblico a far qualcosa di particolare
Ben: del tipo “Saltate tutti quanti! Di più!”
Chris: Inoltre, non facciamo quel tipo di musica ritmata che attira 100.000 persone e le fa divertire anche se non sanno una parola di ciò che stai cantando. Non ci sentiamo completamente a nostro agio nel contesto di un festival. Fare un proprio concerto è completamente diverso, c’è il tuo pubblico che ama la musica che suoni e conosce le parole delle canzoni.
Credo che questa cosa si senta anche in King Animal. Devo ammettere che mi ci sono voluti 4 o 5 ascolti per entrare completamente nel mood del disco. L’impressione è che sarebbe potuto uscire anche nel 1998, perché sembra una sorta di continuazione di “Down On The Upside”. E’ stata una scelta voluta?
Ben: Anche nel 1988, volendo.
Chris: E’ un discorso che potrebbe valere per qualsiasi nostro disco. Non ci siamo mai messi ad un tavolo a discutere su come dovrebbe suonare un album. Componiamo delle canzoni e cerchiamo di realizzare la versione migliore possibile dei brani. Successivamente, l’insieme dei pezzi diventa un album. Non c’è niente di pianificato.
Ben: Pensa che per questo album abbiamo scritto ben 65 canzoni!
Davvero?
Ben: no, sto scherzando (ride, n.d.r). Ne abbiamo fatte 13. Ma avremmo potuto benissimo scriverne così tante, perché durante la fase di lavorazione le idee fioccavano a volontà.
L’idea, nell’insieme, è che questo disco sia essenzialmente diviso a metà: una più psichedelica e l’altra più stoner…
Ben: Quindi, da Been Away Too Long a Blood On The Valley Floor è psichedelica e da Bones of Birds a Rowing è stoner?
Più o meno, anche se Bones Of Birds è a sé. Però segna una fase di transizione, il punto in cui King Animal cambia direzione. E a proposito di stoner, questa virata musicale si deve alla decisione di lavorare con Joe Barresi, che ha mixato, fra gli altri, i Melvins e i Queens of The Stone Age?
Chris: Sì, sono d’accordo sull’analisi musicale del disco, ma l’aver lavorato con Joe non ha influenzato il nostro stile musicale. Sembravamo stoner anche ai tempi di “Superunknown”, più che altro per la visionarietà del titolo e della copertina.
Ben: Anzi, forse più che stoner direi biker – rock, ma in effetti non ci identifichiamo totalmente in questo stile.
E’ stato difficile ritrovare un’intesa dopo 16 anni?
Chris: A dire il vero no, perché l’idea di rimetterci insieme è partita proprio da noi. Ci siamo ricordati come stavamo quando scrivevamo e registravamo nuovo materiale e ci sentiamo così anche adesso. Sono davvero molto felice.
Ben: La nostra priorità è essere attuali e non sembrare “datati”. Per fortuna siamo sempre stati molto naturali nello scrivere la nostra musica, e lo siamo ancora adesso!
C.F., J.C.
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