Il 20 ottobre 2014, in occasione del Festival del Cinema di Roma, gli Spandau Ballet, insieme alla regista George Hencken, hanno incontrato la stampa per svelare qualche dettaglio sul film e non solo.
Il vostro film, “Soul Boys of the Western World“, si contraddistingue per completezza e ricchezza di informazioni. Quali sono i vostri gusti cinematografici?
Spandau Ballet: Ci piace “Nuovo Cinema Paradiso”, “Goodfellas” (Quei Bravi ragazzi) è il miglior film sui gangster mai realizzato, e ci piacciono anche Kubrick e Hitchcock. Adoriamo le pellicole che parlano di Londra, ricordiamo soprattutto “The London Nobody Knows” del 1967 con protagonista James Mason. Ci piace perché fa vedere uno spaccato di Londra che nessuno conosce ovvero la parte più povera, quella dei quartieri popolari. È da lì che veniamo.
George Hencken: Il nostro scopo principale è raccontare la vita degli Spandau Ballet, non solo dal punto di vista professionale ma, soprattutto, in quanto persone. E raccontare da dove vengono era l’unico modo per farlo.
SB: La parte che più amiamo del film è quella iniziale, dove si parla del quartiere popolare in cui siamo nati e cresciuti e di come è nata la nostra band. Non è esclusivamente un tributo a noi ma anche alla decade degli anni ’80, dal punto di vista creativo ma anche sociale.
George, quanto ci hai messo a realizzare il film?
GH: La mia idea base era ripescare immagini e fotografie di repertorio in modo da costruire un puzzle che prendesse forma sotto le nostre mani e davanti ai nostri occhi. Mi sono ispirata moltissimo al film che ha girato Kapadia su Senna. La svolta vera e propria è stata quando Steve Dagger mi ha fornito delle riprese risalenti agli esordi degli Spandau Ballet. È stato un bellissimo viaggio nel tempo e ci siamo divertiti un mondo.
Riguardandovi nel film, cosa provate verso gli Spandau Ballet degli anni ’80?E cosa pensate di aver rappresentato all’epoca?
SB: Proviamo molta tenerezza, perché eravamo sì famosi ma anche molto ingenui. Inoltre, ci fa anche riflettere il fatto che oggi è tutto molto più a portata di mano grazie ai telefonini e a You Tube. I ragazzi, negli anni ’80, la moda e soprattutto la musica pop erano un modo per riconoscersi e avere una propria identità. Oggi non è più così, basta avere un profilo facebook per illudersi di essere in grado di affermare la propria personalità.
Che rapporto avete con il pubblico italiano?
SB: Assolutamente fantastico. Le fan italiane sono arrivate dopo rispetto al resto d’Europa ma sono quelle più folli, calorose e che ci hanno dimostrato più affetto. E anche George l’ha intuito, durante la lavorazione del film.
Nel film non viene evidenziata la vostra rivalità con i Duran Duran. Cosa potete dirci a riguardo?
SB: Non era rivalità, erano più che altro concorrenti, e volevamo vendere molto più di loro. Così come gli altri complessi in voga in quel momento. La nostra era solo voglia di stare in cima alle classifiche, ma non c’è mai stato nulla di personale.
Quali sono i vostri progetti presenti e futuri?
SB: Il 14 ottobre è uscito il nostro album “The Story: The Very Best of Spandau Ballet” un greatest hits di 16 successi e 3 inediti. Per il 2015, invece, stiamo progettando di uscire con un album di soli inediti. E ultima cosa, ma non meno importante, saremo in tour anche in Italia, dove faremo 5 date. Vi aspettiamo!
Ricordiamo che le date del mini tour italiano degli Spandau Ballet sono:
24 marzo 2015 – MILANO, Mediolanum Forum
26 marzo 2015 – TORINO, Pala Alpitour
27 marzo 2015 – PADOVA, PalaFabris
28 marzo 2015 – FIRENZE, Mandela Forum
30 marzo 2015 – ROMA, PalaLottomatica
Katarzyna Fras
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