27 giugno 2007
È vero. Avevamo tutti ottime ragioni per cambiare canale quando ci capitava di imbatterci in “X-Factor”, reality di nuova generazione a metà strada tra il Grande Fratello e Amici di Maria de Filippi.
Qualcuno, come me, avrà consapevolmente ignorato il programma e di conseguenza i suoi protagonisti nella disperata illusione che tutto il relativo andirivieni di personaggiucoli non si ripercuotesse sulla sua orbita di vita.
Che ci lasciassero in pace con la nostra dannata musica!
A salvarsi tra tutta questa fuffa post-realitiana ci sono i “Cluster” , gruppo vocale davvero niente male che ha voluto intraprendere l’arduo compito di riportare in auge il genere della musica a cappella, importato in Italia dagli storici Neri par caso, durante una triste edizione di Sanremo degli anni 90.
I Cluster però hanno saputo superare tutti in fatto di originalità nelle armonizzazioni e degli arrangiamenti, riuscendo a dare l’impressione di una vera e propria band strumentale. Anche merito della loro formazione al Conservatorio, o della loro esperienza nel mondo del jazz. Saranno proprio loro infatti ad aprire la prossima edizione dell’“Umbria Jazz festival”, un vero onore per la band, che verrà seguito da un tour sia in Italia sia all’estero, dove hanno sempre raccolto critiche favorevolissime: I paesi Scandinavi sono molto aperti nei confronti delle sperimentazioni musicali- dicono- ma anche il pubblico italiano ci ha stupito, mostrandosi desideroso di pezzi più jazz che pop. Questo va a un po’ contro all’idea comune che il pubblico italiano non sia in grado di apprezzare nuovi generi.
Il 27 giugno è uscito il loro album, contenente quattro cover (“Enjoy the silence”, “Don’t you worry bout a thing” di Stevie Wonder, “Il pescatore” di De Andrè e “Smooth Criminal” di Michael Jackson) e due inediti “Let you go” e “Droplets”. Li aspettiamo dal vivo.
Ilaria Porceddu, in arte solo Ilaria è una delle vincitrici morali dell’ultima edizione di X-Factor: con la sua sensualità ed eleganza, ha saputo ipnotizzare il pubblico italiano sulle note di “Oceano”, suo cavallo di battaglia durante la trasmissione.
Dopo Marco carta, Ilaria va a confermare la grandissima rimonta realitiana della sardegna, che ultimamente sta sfornando personaggi televisivi a tutto andare.
Il 27 giugno è uscito il suo album di esordio che, oltre alle cover “Oceano”, “Snow in the Sahara” di Angunn e “I don’t know” di Noa, contiene ben dieci pezzi inediti in cui Ilaria dà il meglio delle sue doti interpretative.
Sentiamo cosa ci dice dell’album e dell’esperienza a X Factor…
Qual è il bilancio della tua esperienza a X-Factor?
X factor mi ha dato tanto, sia dal punto di vista musicale che dal punto di vista umano.
Tutto questo lo metterò sicuramente nella mia musica…è un’esperienza che rifarei di sicuro!
La mia partecipazione al programma è iniziata molto ingenuamente, per poi diventare piano piano una cosa più seria.
Ho lasciato comunque che il destino facesse la sua parte, che decidesse per me, senza che io forzassi nulla. È un po’ una filosofia di vita, che mi sono anche impressa nella pelle (ci mostra il suo “let it be” tatuato sul braccio).
Ci puoi parlare del tuo pre X- factor?
Ho iniziato a suonare a sei anni il pianoforte, mentre verso gli undici ho preso parte a un gruppo omaggio a Fabrizio de Andrè.
Solo dopo i 14 ho iniziato a partecipare a qualche concorso, come Castrocaro, che ho vinto nel 2004.
Ascoltando l’album si sente molto l’influenza di Alex Baroni…
Si è vero, forse anche perché Marco Rinalduzzi è stato produttore anche di Alex e questo ha dato un po’ l’impronta del disco.
Qual è un’artista con cui vorresti collaborare?
Io non un idolo un particolare, ma direi Noa. Mi piace come riesce a unire la tradizione con il pop.
Un altro con cui collaborerei volentieri sarebbe Cammariere, credo che la nostra musica sia affine, c’è la stessa eleganza, raffinatezza.
Cosa pensi del successo di altri Reality come “Amici”?
Sono molto felice che abbia vinto Marco, che ha dimostrato come me tutta la determinazione sarda.
Per il resto, Amici è fondamentalmente una scuola, dove i ragazzi imparano e crescono…un reality totalmente diverso da X-factor.
Io non avevo nessuno che mi dicesse cosa fare, la base del programma era quello di considerarci dei veri artisti, a cui non si doveva insegnare niente a nessuno.
Come hai vissuto la presenza delle telecamere?
In certi momenti è stato terribile, non ci lasciavamo da soli neanche durante i quattro minuti che avevamo ogni due giorni per parlare al telefono con la nostra famiglia.
Normale che qualcuno poi si innervosisse.
Però in fin dei conti è stato un bene, ci siamo concentrati molto di più sulla musica e sui rapporti che si sono creati tra di noi.
Qual è il pezzo che ti rappresenta di più dell’album?
Direi che è “Suono naturale”, parla della mia difficoltà a esprimere le mie emozioni se non con la musica, con il suono…ecco perché suono naturale.
La tua aspirazione?
La mia aspirazione è essere serena, la felicità è qualcosa di momentaneo.
Vorrei essere serena e vivere della mia musica, cosa che credo tutti i musicisti desiderino.
Ci proverò sicuramente…questo è quello che voglio per il mio futuro.
V.L.