A tre mesi dalla loro data da headliner al Legend Club, gli State Champs hanno fatto il loro ritorno a Milano in un afosissimo pomeriggio d’estate, in occasione dell’In.Fest al Circolo Magnolia. E se mi fossi lasciata scappare l’opportunità di fare due chiacchiere con Derek DiScanio sui progetti futuri probabilmente non me lo sarei mai perdonata.
Siete in tour da un bel po’ ormai..
Si, siamo in giro da più di un anno. Siamo partiti quando è uscito “Around The World And Back” e non ci siamo ancora fermati. Queste sono le ultime date però, poi ci prenderemo una pausa.
Una pausa che vi consentirà di dar forma ad un nuovo album?
Esattamente! La verità è che abbiamo già dei nuovi brani, tanti, tutti composti e registrati in versione demo proprio durante questo lunghissimo tour. Saranno il nostro punto di partenza, ci daranno un’idea iniziale di come potrebbe essere il nuovo album. Però abbiamo chiaramente bisogno di prenderci del tempo per scriverne degli altri, poi scegliere quelli che più ci piacciono e lavorarci ancora su, in modo da dargli la veste migliore. Quando avremo fatto tutto questo, allora avremo il nuovo disco. È per questo che non saliremo sul palco del Warped Tour questa estate.
In questi mesi vi siete divisi tra date da headliner e festival, non vi siete fatti mancare nulla, ma quale tra le due esperienze è quella che preferite?
Sono due esperienze molto diverse tra loro e noi le apprezziamo entrambe, ma ciascuna ha i suoi pro e i suoi contro. Credo ci sia qualcosa di magico nel vedere una venue piena di persone ed essere consapevole che sono tutte lì per te, per ascoltare la tua musica, per cantare ogni pezzo fino a perdere la voce. I locali in cui suoniamo sono piccoli, è da lì che veniamo, ed è lì che si crea un’atmosfera intima e bellissima. Non devi conquistare il pubblico, è già tuo. Poi ci sono i festival, con i loro palchi decisamente più grandi dove io posso saltare, correre e divertirmi, è quasi come andare in palestra [ride].
Qual è la band più divertente con cui siete stati in tour finora?
Gli Sleeping With Sirens [dice a bassa voce, così che la band a pochi metri di distanza non possa sentirlo] e non lo dico solo perché sono qui, ma è davvero bello dividere il palco con loro. Ci siamo divertiti un sacco anche con gli All Time Low. Ah sì, anche gli Issues, con cui al momento condividiamo anche il tour bus. Pensa che siamo in 23 su quel tour bus e, sai, in un modo o nell’altro bisogna andare tutti d’accordo, non abbiamo molta scelta [ride]. Poi i 5 Seconds Of Summer e i Neck Deep. Siamo ragazzi normalissimi, andiamo d’accordo con tutti.
“Around The World And Back” ha avuto talmente successo che avete deciso di far uscire un’edizione deluxe un anno e mezzo dopo. Ve lo aspettavate?
Sinceramente no. Sono passati quasi due anni dall’uscita dell’album e dovremmo aver già smesso di portarlo in giro, dovremmo essere in studio a lavorare al nuovo materiale, che è quello che faremo comunque a breve. La cosa bella è che il pubblico accoglie sempre con più entusiasmo quei brani, non sembra averne ancora avuto abbastanza e, tra l’altro, è un disco di cui noi siamo molto orgogliosi. Inoltre avevamo quest’idea di mostrarci ai fan per come siamo realmente, e quale modo migliore di farlo se non filmare ogni istante di questo lungo tour? Da lì abbiamo deciso di inserire il DVD, che appunto contiene scene di vita quotidiana girate in ogni parte del mondo toccata negli ultimi anni, e poi due nuovi brani, perché volevamo dare ai fan un piccolo assaggio di quello che verrà dopo e, al contempo, ricompensarli per la loro pazienza.
Cosa verrà dopo? Cosa dovremmo aspettarci dal nuovo album? C’è un cambiamento di sound all’orizzonte?
So che molte band stanno rivoluzionando completamente la loro immagine e il loro sound e alcune stanno anche ottenendo degli ottimi risultati, altre un po’ meno. Intendo dire che è normale evolversi e maturare, solo che alle volte si rischia di perdere l’essenza della band stessa. Quello che so è che noi non faremo mai un disco reggae, anche perché non penso che ai nostri fan piacerebbe [ride]. Magari inseriremo qualche novità in questo lavoro, credo sia positivo sperimentare, provare qualcosa di nuovo, e in parte è già successo, perché abbiamo scritto “Slow Burn” e “Hurry Up And Wait” insieme ad Alex Gaskarth degli All Time Low, mentre prima d’ora non avevamo mai concesso a nessuno di entrare in studio con noi. All’inizio eravamo quasi spaventati, non sapevamo cosa aspettarci, ma poi le cose sono andate benissimo e abbiamo scritto insieme a lui anche degli altri brani, probabilmente gli chiederemo di tornare in studio e apriremo le porte anche al nostro produttore. Sarà questo il cambiamento più radicale: in studio non saremo da soli, perlomeno non per tutto il tempo.
Quindi potrebbe anche esserci qualche featuring?
Spero proprio di si. È un’idea che mi ronza in testa da un po’, visto che nel precedente album c’è un unico featuring con Ansley Newman in “Around The World And Back”, mentre gli altri dischi sono interamente nostri. Sarebbe bello collaborare con Alex anche da questo punto di vista, e magari anche con altri artisti e amici, tipo i Don Broco.
Qual è la tua canzone preferita di “Around The World And Back” e perché?
“Losing Myself”, assolutamente. È scoprire cosa c’è che non va nella tua vita, che sia un problema, una tua tristezza di fondo o qualsiasi altra cosa ti impedisca di viverla appieno e trovare il modo di superarlo. Ed è anche quella che preferisco da eseguire sul palco, si crea una connessione meravigliosa con il pubblico ed è fantastico, perché ci sono molto legato. È stato scelto come secondo singolo perché tutti volevano che “Secrets” fosse il primo.
Intervista di Andrea Alexa Damanti – Cover Photo: State Champs Facebook Page