Con un intervallo tra un album e l’altro che ormai si attesta attorno ai 3-4 anni, ogni nuovo disco dei Subsonica è un evento. Non fa eccezione il loro ultimo lavoro, intitolato “Una nave in una foresta“, composto da dieci tracce in perfetto stile “subsonico”, che la band di Torino porterà in tour a partire dal 31 ottobre. Max, Samuel, Boosta, Ninja e Vicio si sono incontrati con la stampa per presentare il disco: ecco che cosa hanno raccontato.
Sono passati tre anni da Eden: è stato difficile ritrovare l’intesa?
Samuel: Con tanto tempo tra un disco e l’altro, la parte più difficile è riallineare la creatività. Ma ce l’abbiamo fatta, siamo riusciti a uscire dalla foresta.
Boosta: Siamo a riuscire a riavviare questa macchina che nel tempo è diventata più farraginosa. Ma il bello dei Subsonica è che non sentiamo imposizioni, scriviamo nuove canzoni solo quando vogliamo, per cui non c’è stata nessuna forzatura.
Max: Al settimo album non abbiamo ancora smarrito lo stupore nei confronti della musica. Tutti abbiamo mantenuto la volontà di cercare qualcosa di nuovo che ci emozioni.
Sembra di capire che non siano mancati i momenti difficili…
Ninja: Essere una band oggi significa molto altro oltre che suonare. Devi creare le condizioni che rendano possibile che la tua passione diventi anche un mezzo di sostentamento. E se affidi queste condizioni a qualcun altro alle volte può avere esiti catastrofici. Il momento di rottura più grande è stato appena prima dell’uscita di “Eden”, poi con l’uscita del disco ci siamo riavvicinati.
S: Dopotutto, si dice che un gruppo rock non è tale se non è stato truffato da almeno due manager.
Da questo punto di vista la foresta del titolo ha un significato simbolico?
M: La foresta indica lo smarrimento, ma anche la necessità di trovare una via. Questo tema è presente in tutti i brani del disco.
S: È fondamentale l’onestà nei confronti delle persone che ci seguono, il che significa che prima di fare un disco ci dev’essere un lavoro per lasciarsi alle spalle quello che hai fatto per trovare percorsi inediti e fare qualcosa di nuovo.
Il disco è dedicata a Don Gallo, a cui siete sempre stati vicini…
N: Don Gallo è stato un eroe moderno, ci ha ispirato e stupito. Abbiamo completamente sposato l’attitudine del lavoro che svolgeva per la strada e l’abbiamo fatta nostra. Per questo la sua scomparsa ci ha segnati e addolorati.
M: Don Gallo era questo: una nave in una foresta. Per citare un nostro vecchio brano, era un oggetto Non identificato.
In “Una nave in una foresta” non collaborate con musicisti ma con un’artista, Michelangelo Pistoletto: come è successo?
M: Pistoletto ci ha telefonato mentre – e lui non poteva saperlo – stavamo registrando il disco, per coinvolgerci in questa sua opera estremamente partecipativa intitolata “Terzo Paradiso”. Ci ha talmente ispirati che gli abbiamo proposto di farne una canzone.
Il difficile momento sociale che stiamo attraversando si rispecchia nell’album?
M: Noi parlavamo di assenza del futuro ne “L’eclissi”, quando ancora non si intravedeva la gravità della crisi che sarebbe arrivata. Oggi che questa crisi colpisce, abbiamo preferito un racconto di intimità e stati d’animo. In giro c’è tanto pessimismo. Ma il tratto comune è la consapevolezza di dovercela fare contando solo sulle proprie forze, e questo è un bene.
Dal vivo cosa vedremo?
Il nostro sarà il primo spettacolo in Italia senza luci a incandescenza, ma solo con luci a LED, sfruttando il concept delle grandi superfici luminose in movimento. Sarà una cosa molto innovativa… e permetterà di risparmiare un sacco di energia.