Intervista agli SWMRS: Non prendetevi troppo sul serio

Oddio, gli SWMRS. La band del figlio di Billie Joe dei Green Day”, ecco, no, non ci siamo. Non vi chiedo di dimenticarlo perché sarebbe impossibile ma provate, per un attimo, a mettere questa cosa da parte. Gli SWMRS sono sì, anche questo, ma molto, molto di più. E spero che chiunque li abbia visti sul palco almeno una volta nella vita se ne sia reso conto. A me è successo, ed è per questo che quando mi si è presentata la possibilità di intervistarli, l’ho immediatamente colta. E così lunedì, in occasione della data milanese con gli All Time Low, mi sono ritrovata al tavolo con Cole Becker e Sebastian Mueller, rispettivamente cantante/chitarrista e bassista della band.

Prima di tutto, benvenuti in Italia ragazzi! È la vostra prima volta qui, siete già riusciti a vedere qualcosa?
Seb: In realtà no, non abbiamo ancora avuto il piacere di vedere nulla perché siamo arrivati qui stanotte quindi era tutto buio.
Cole: Però abbiamo già mangiato delle ottime lasagne, quelle del servizio in camera.
[Cole ha pronunciato la parola “lasagne” come un vero italiano, e quando gliel’ho fatto notare ne era piuttosto oroglioso].

Cosa vi aspettate dal pubblico italiano?
Seb: Sappiamo che gli italiani sono un pubblico fantastico e si divertono tantissimo, perciò speriamo di vederli pogare, magari anche creare un circle pit gigante. Sarebbe fighissimo! In compenso abbiamo già visto il nostro nome stampato su del merch non ufficiale! [ride] [Immaginate un tipo fuori dalla venue che urla “magliette, fascette, 10 euro, 5 euro” magari anche in faccia a loro senza avere la minima idea che siano la band in questione. Ecco, voi immaginatelo, ma secondo me è probabile che sia successo davvero].

Avete cambiato il nome della vostra band un sacco di volte, ma il più recente è stato “Emily’s Army”, che viene dall’idea di sensibilizzare il mondo sulla fibrosi cistica. Poi siete passati a SWMRS, come mai? E che fine hanno fatto le vocali?
Cole: Diciamo che il nome “Emily’s Army” ha segnato un determinato periodo della nostra carriera durante il quale siamo maturati molto, sia come persone, sia come band. Quindi abbiamo deciso di prendere tutto quello che avevamo imparato durante quel percorso e metterlo in pratica in un nuovo progetto, gli SWMRS appunto. Volevamo ricominciare da capo.
Seb: Il perché del nuovo nome scelto però è difficile da spiegare: un giorno ci siamo svegliati con questa parola in testa e abbiamo pensato che potesse funzionare. Per quanto riguarda le vocali invece, abbiamo dovuto eliminarle perché tutte le volte che scrivi “swimmers” su Google ti ritrovi mille foto di Michael Phelps e, sai, non avrebbe portato molta notorietà alla band [ride].

Se io dovessi descrivere la vostra musica, userei parole come “originale” e “fuori dagli schemi”. Ma come la descrivereste voi?
Cole: Io direi “ascoltatela”. La musica è una cosa ben diversa dalle parole, è musica appunto, per cui mi riesce difficile utilizzare dei semplici aggettivi per descriverla. Però direi che c’è molta energia, ci sono molte emozioni, e bassi, e chitarre, e anche batterie.

Come nasce una vostra canzone?
Seb: Ci spogliamo, iniziamo a correre nudi per la stanza e poi condividiamo il sangue [ride].
Cole: Una cosa che faccio tutte le mattine, appena sveglio, è correre. Poi torno a casa e, se sono ispirato, butto giù la melodia. Il testo viene successivamente perché cerco di non sforzarmi troppo, voglio solo scrivere quello che sento. C’è questo piccolo scrittore dentro di me che cresce ogni volta che leggo un libro o ascolto della musica e, crescendo, migliora, diventa sempre più bravo in quello che fa. Io devo solo aspettare che venga fuori. Una cosa che però posso fare è stimolarlo, tentare di farlo venir fuori quando è il momento, per questo vado a correre. C’è chi per farlo venir fuori deve far uso di droghe o chi deve più semplicemente viaggiare, io spero vivamente che sia il secondo il metodo più utilizzato. Una cosa importantissima è avere sempre con sé un quadernetto, dei fogli, o anche solo il cellulare per prendere nota di quello che si fa spazio tra i pensieri, perché non sai mai quando questo piccolo scrittore si manifesterà. A me succede spesso la notte, quando sto per addormentarmi mi viene in mente questo nuovo brano e allora devo buttarlo giù in qualche modo.

Qual è il pezzo che preferite suonare?
Seb: Il mio è decisamente “Miley”, mi diverto tantissimo!
Cole: Io direi “Lose It”. Durante questi ultimi show il pubblico ha tirato fuori gli accendini o i cellulari e le luci hanno rischiarato le venue, è stato emozionante. Spero si ripeta anche stasera!

Siete così giovani, eppure avete già un contratto con Fueled By Ramen, che ha in roster band come Panic! At The Disco e Twenty One Pilots. Quanto è importante per voi, e sentite la pressione addosso?
Cole: Per noi è molto importante. Però, non appena abbiamo firmato il contratto, abbiamo ricevuto una mail da Brendon Urie che ci diceva di stare attenti, di non rubargli lo scettro.
Seb: Però non c’era nessuna pressione, eravamo un po’ spaventati, sicuramente, ma comunque felicissimi del traguardo raggiunto.

Un consiglio che dareste ad una band giovane che vuole farsi strada nel mondo della musica?
Seb: Suonate. Suonate nel garage di vostra madre, in quello del vostro amico, alle feste, nei locali della vostra zona, un po’ dove vi pare ma suonate.
Cole: Non prendetevi troppo sul serio, non fissate per forza degli obiettivi che magari sono anche irraggiungibili. Fate musica per il piacere di farla. Non per un disco, un’etichetta, o chissà cosa. Fate musica per voi stessi, perché vi fa stare bene. Perché se fate musica per gli altri, se vi dimenticate di divertirvi nel frattempo, la cosa sarà evidentissima sul palco, e non raggiungerete comunque mai il vostro scopo. Divertitevi, che stiate suonando in un garage da soli, o di fronte ai vostri amici, o che lo stiate facendo in una venue da mille persone. Siate sicuri di divertirvi, prima di fare della musica il vostro lavoro. Metteteci la passione. È quello che facciamo noi, e speriamo che durante i nostri live show il pubblico se ne renda conto.

Grazie mille ragazzi, è stato un piacere. Spero di rivedervi presto!
Cole: Anche per noi, grazie a te. Certo, ci rivediamo a settembre!

Andrea Alexa Damanti.