Nel 2011 avevano fatto il botto, con “El Camino”, album dal quale è stato estratto il fortunatissimo singolo “Lonely Boy”. E si sa che, dopo un album di gran successo, è sempre un’impresa rimettersi al lavoro per ottenere un risultato, se non superiore, almeno uguale a quello già ottenuto. Eppure Dan Auerbach e Patrick Carney, meglio conosciuti come The Black Keys, non hanno sentito affatto il peso di tale compito. Ciò che ne è uscito è “Turn Blue”, un album dalle atmosfere rarefatte e psichedeliche, con lontanissimi rimandi ai Pink Floyd, disponibile nei negozi a partire dal 13 maggio.
Cosa ha fatto scaturire un tale cambiamento di sonorità?
“Ogni volta che entriamo in studio vogliamo qualcosa di diverso. Questo album prende le melodie da El Camino e le atmosfere da Brothers. Abbiamo curato parecchio gli arrangiamenti. Quello precedente era più rock, Turn Blue invece ha tempi più dilatati.”
Da band indie per pochi, i The Black Keys sono diventati una band indie per molti. Il successo ha cambiato il loro modo di fare musica?
“Il nostro approccio non è cambiato”, affermano i due musicisti, “abbiamo sempre deciso per conto nostro. Sono passati 12 anni da quando abbiamo iniziato e ciò che conta, per noi, è non ripeterci. E non siamo nemmeno cambiati come produttori, perché il nostro è scopo è sempre realizzare un prodotto che deve rispecchiarci”.
Il titolo “Turn Blue”, come dichiarato dal gruppo, si rifà a una trasmissione in onda in Ohio “c’era questo personaggio di nome Ghoulardi, che usava spessissimo la frase Turn Blue”. Tuttavia, indagando più a fondo, c’è un retroscena più drammatico. “Mentre stavo scrivendo il disco” sostiene Dan Auerbach “stavo affrontando un periodo davvero molto difficile, una delle esperienze più brutte che un uomo possa vivere. Ho divorziato da mia moglie e, per sei mesi, ho vissuto con mio figlio di sei anni in un monolocale. Scrivere il nuovo materiale in queste condizioni è stata una sfida.”
L’album, ottavo capitolo della discografia del gruppo, è stato prodotto da Danger Mouse sotto etichetta Nonesuch, e registrato tra gli studi di Sunset Sound di Hollywood, Key Club a Bentor Harbour (Michigan) e agli Easy Eye Sound, dello stesso Auerbach, a Nashville.
Da segnalare il campionamento di un pezzo che fa parte del repertorio nostrano. “E’ la prima volta che inseriamo un sample nel nostro disco. Abbiamo scoperto la colonna sonora del film La ragazzina, ad opera di Nico Fidenco. Ci ha colpiti così tanto che abbiamo deciso di utilizzarla per il brano Year in Review”.
Per vedere i The Black Keys dal vivo in Italia, l’appuntamento è per l’8 luglio all’Ippodromo delle Capannelle di Roma.
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