The New Story (Press Conference)

13 novembre 2007

 

 

Giovani e caricati a molla i quattro dei The New Story. Una conferenza stampa molto meno scontata di molte, una band che cerca di emergere e con un album imminente, tentando di sfatare i luoghi comuni sulle tendenze giovanili attuali e con le idee ben chiare. Grazie come al solito a Marco Roveri e ad Emi/Virgin Music.

"Abbiamo da poco ultimato tutto il lavoro in studio per il disco nuovo, stiamo cominciando ora con la promozione e a raccogliere i primi frutti di quanto seminato, siamo contenti anche perché, nonostante le giornate inizino alle 10 di mattina e finiscano dopo le 23, lo stress riguardante la lavorazione dell'album e per i tempi da rispettare è passato. Abbiamo lavorato da gennaio fino a metà ottobre sulla nuova release, Steve (Lyon, il produttore) c'ha aiutato tantissimo, la collaborazione con lui è stata davvero appagante, aver la possibilità di avere a che fare con un personaggio di tale caratura è stato un privilegio. Inizialmente avevamo anche un po' di soggezione nel rapportarci con un monumento come lui, però col tempo si è creato un ottimo rapporto, lui è riuscito a tirar fuori il meglio dai nostri pezzi, facendoci notare come potevano diventare migliori con aggiunte e modifiche che noi non ci saremmo mai immaginati. Non abbiamo avuto imposizione alcuna inizialmente, Steve è intervenuto sugli arrangiamenti e su qualche struttura ma è stato chiaro fin da subito che avremmo suonato ciò che volevamo. Inoltre il fatto che sapesse bene o male l'italiano ha aiutato tantissimo affinché non ci fossero misunderstanding e situazioni non chiare."

"Per questo album abbiamo cercato di distribuirci i pezzi, lavorando più come una band, per far emergere la personalità di ognuno di noi, per cercare anche di dare più completezza al lavoro nuovo. Altra grossa differenza rispetto al precedente è la scelta di proporre metà brani in italiano metà in inglese. Dopo i buoni riscontri ottenuti dal primo disco, molti fans ci chiedevano insistentemente di cantare in lingua, oltretutto con i pezzi nuovi pronti, ci siamo resi conto che l'italiano si sposava bene con determinate composizioni. Abbiamo deciso di provarci, benché avevamo il dubbio che l'italiano potesse essere meno incisivo dell'inglese, specialmente in pezzi non 'tranquilli'. Una volta verificato che tutto funzionava abbiamo deciso di dividere a metà i brani in italiano e i brani in inglese, 'different ways' appunto! Parliamo ovviamente della versione italiana del disco, per l'estero esce tutto in inglese, e paradossalmente ci sono quei due o tre pezzi che ci piacciono di più in italiano rispetto alla loro controparte inglese. I pezzi sono molto vari tra di loro, è una delle cose di cui siamo più soddisfatti, ovvero essere riusciti ad avere un buon bilanciamento di ritmi. Sicuramente il fatto di aver ampliato i nostri ascolti e di essere comunque maturati un minimo rispetto al disco precedente, ha aiutato tutto questo."

"Per un gruppo come il nostro, che arriva dal mondo autoprodotto, il passaggio a una major è un passo sicuramente importante. Tuttavia dobbiamo ancora vedere effettivamente i cambiamenti, siamo tuttora una band che si cerca i locali e le date in cui suonare, specialmente all'estero. Sicuramente la cosa a cui ci stiamo lentamente abituando è la frequentazione di certi ambienti in cui magari s'incontrano persone che si vedono solo in televisione, oppure il vedere i fans che arrivano da te emozionantissimi e tremanti…insomma noi siamo ancora i ragazzi di provincia, anzi è anche pericoloso a volte sentirsi spiazzati in determinate situazioni. Ti trovi magari imbarazzato e passi come 'menoso', perché non sai effettivamente come comportarti e vieni facilmente frainteso. Noi ci troviamo in una situazione in cui siamo un po' più visibili di prima e ogni tuo atteggiamento o comportamento viene osservato al microscopio. La pressione sale e anche i pregiudizi possono essere pericolosi specialmente per chi non ci conosce o chi ci vede come 'arrivati' nonostante siamo ben distanti da quel punto. Il fatto di essere su una major non deve costituire una discriminante per chi ascolta o recensisce i nostri dischi o le nostre performance, è un modo di fare sbagliato e anche scorretto che ci dà fastidio. Il disco non può piacere a tutti, anzi è normale che sia così. Però piuttosto preferiamo sentir dire che non piace per questo, questo e quest'altro motivo, e non perché oramai siamo quella band che se la mena perché è sponsorizzata o supportata da brand pesanti, oppure perché oramai si sente arrivati o ancora si è venduti per avere più successo…a cosa serve un atteggiamento simile? Analizziamo i pezzi, ascoltiamo la musica e togliamoci un po' i paraocchi (ma si sa che specialmente in Italia questo non accadrà mai purtroppo, ndJ³)."

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