C’è già chi li definisce gli eredi degli U2, ma loro minimizzano: “È un testimone troppo grande per qualunque band, loro sono delle leggende”. Eppure, attorno all’uscita del loro secondo disco “Science & Faith”, si è creato parecchio clamore e in molti indicano The Script come i nuovi talenti provenienti dall’Irlanda, terra di folletti, trifogli, ma soprattutto di popstar.
Il pop rock spolverato di suggestioni black dei The Script aveva già fatto breccia tra il pubblico con l’omonimo album d’esordio del 2008. Ora questo nuovo “Science & Faith” arriva a confermare la vocazione piaciona della band composta dal carismatico frontman Danny O’Donoghue, del bassista Mark Sheehan e del batterista Glen Power. Niente di nuovo sotto il sole di Irlanda, ma bisogna riconoscerglielo, il talento c’è.
“Per il primo disco hai tutta la tua vita a disposizione, ma per il secondo hai solo poco tempo. Per questo è considerato il più difficile”, spiegano a proposito di “Science & Faith”, la cui attitudine al successo è già stata testata dalla ricezione favorevole del primo singolo “For the First Time”, nel cui video compare, neanche a farlo apposta, una certa Eve Hewson, meglio nota come la figlia di Bono degli U2. Una sorta di benedizione dai padrini del rock made in Ireland? Ma ancora una volta, loro liquidano la faccenda: “Abbiamo scelto Eve solo perché è una brava attrice ed è in apertura di carriera, proprio come noi”.
“Noi abbiamo suonato dappertutto, nei pub così come a megaconcerti in apertura agli U2 [nda: ancora loro…] o a Paul McCartney. Sono belle entrambe le situazioni, ma ovviamente quando il tuo seguito cresce, c’è più gente che vuole venirti a sentire e devi suonare in posti più grandi”, spiegano i tre. E per capire di che cosa sono capaci dal vivo, bisognerà aspettare fino al 10 febbraio, quando The Script si esibiranno all’Alcatraz di Milano. Solo allora, forse, si potranno azzardare paragoni.
Marco Agustoni