Essenziale in tutto questo album, anche nella copertina (un uovo su sfondo bianco).
Le cose davvero essenziali della vita, quelle che ci rendono felici e ci riempiono le giornate, sono poche. A volte insegui bisogni o desideri, consumistici anche, che non ti portano da nessuna parte, invece bisogna cercare quello che ci dà vera gioia. Tempo fa avrei preso delle incazzature per cose a cui adesso non do peso.
Merito anche di tua figlia Linda?
Merito suo, è lei il primo elemento forte che mi ha fatto cambiare prospettiva. La vita è troppo breve per farsela sfuggire. Se non ci fosse stata Linda non avrei fatto questo disco, ero preso da altre cose. Sono stato sei anni senza fare un cd (ho realizzato altro, colonne sonore, film…), le raccolte per me artisticamente non esistono perché non propongono brani nuovi. Linda ha rimesso in moto un meccanismo che mi ha fatto ritrovare parole e musica.
Anche Giuliano Sangiorgi parlando del nuovo disco dei Negramaro ha più o meno fatto le stesse considerazioni sulle cose che contano, sul potere dell’illusione e sull’incomunicabilità.
Giuliano è quasi un fratello per me, ci sentiamo tutti i giorni. Non mi stupisce questa sintonia, anche se penso che questa sia un’analisi della realtà che riguarda molte persone.
Fabri Fibra duetta con te in “L’Inquietudine Di Esistere”: come riescono due mondi musicali così distanti a trovarsi?
Le nostre cose sono lontane ma hanno anime simili: abbiamo la stessa voglia di uscire dagli schemi, raccontiamo esperienze e fatti affini anche se con stili diversi. Stimo Fabri perché è un narratore che sta fuori dal coro: lui riesce a far arrivare il suo messaggio andando oltre il linguaggio retorico che a volte ha l’hip hop.
Il nuovo singolo estratto dall’album, “Quanto Ancora”, è la tua canzone d’amore più struggente?
Sì, lo è. La cosa assurda è che l’ho scritta in un momento di grande felicità sul piano degli affetti. È stata per me la conferma che le canzoni nascono come e quando vogliono.
Francesca Binfarè