È un nuovo capitolo, che apre una pagina bianca tutta da scrivere, “Il mestiere della vita”, il nuovo disco di Tiziano Ferro, fuori oggi, a cinque anni da “L’amore è una cosa semplice” e a due dalla raccolta “TZN – The Best of Tiziano Ferro”. Anticipato dal singolo “Potremmo Ritornare” e disponibile in versione standard, vinile nero da 180 gr., vinile blu da 180 gr. in tiratura limitata (esclusiva Amazon) e nel cofanetto contenente cd, vinile e musicassetta (esclusiva Media World), il disco rappresenta un nuovo inizio per Tiziano, che a questo progetto ha voluto lavorare con calma, rifuggendo da pressioni e condizionamenti di qualsiasi genere, quasi come fosse la prima volta.
“Ho scritto queste canzoni senza pensare che avrei fatto un disco nuovo. È chiaro, dentro di me l’impulso a scrivere musica non si è mai fermato, ma questa volta ho provato a scrivere come facevo all’inizio. L’ho fatto anche senza avere un contratto discografico [solo recentemente, infatti, Tiziano ha firmato un accordo di esclusiva editoriale con la Sugar, ndr], che era terminato con “TZN”, ma non perché fossi in cattivo rapporto con la mia casa discografica, ma perché non volevo lavorare con la pressione della scadenza e avevo bisogno di capire se quello che stavo facendo mi divertiva ancora come quando avevo 16 anni, l’età in cui ho scritto le canzoni del mio primo disco, che non avevo idea se sarebbe mai stato pubblicato”, racconta Tiziano.
Registrato tra Milano e Los Angeles e prodotto da Michele Canova, “Il mestiere della vita” è un disco dai suoni elettronici, asciutti, spigolosi e dalle liriche dirette, quasi rabbiose, ma è proprio attraverso lo scossone emotivo di queste tredici canzoni, che Tiziano fa pace con i suoi demoni. “Il tentativo di edulcorare il messaggio non ha mai funzionato per me, ma la veemenza verso quello che vivo è sempre costruttiva, fine a un momento di passaggio e di miglioramento. Queste canzoni sono catartiche, pezzi nati d’istinto, ma con un atteggiamento più divertito che in passato”, spiega il cantautore. “È stato un percorso importante anche per me da affrontare, perché, e questo è il motivo che ha ispirato il disco, l’unica responsabilità che sento verso le persone che mi seguono è quella di non avere nessuna paura di esporre la mia ricerca personale. È una cosa che all’inizio mi spaventava e mi ha fatto scrivere canzoni a difesa, ma poi mi sono reso conto di quanto fosse bella e utile anche per me e in questo disco affronto questo processo amandolo, senza il bisogno di nascondermi o proteggermi”.
Un’uscita dalla comfort zone propiziata anche dal confronto con una città come Los Angeles, non a caso entrata anche nella grafica di copertina, che “rappresenta in uno scatto il percorso che mi ha portato a fare questo disco, che è composto dal sogno, dalla realtà, dallo spostamento sia geografico, che immaginario. Los Angeles è diventata inaspettatamente lo scenario di questo album, perché è una città che ci ho messo dieci anni per smettere di odiarla e iniziare a capirla, fino a volerci prendere una casa. Quello che mi ha colpito è che se vuoi fare delle cose, lì le puoi fare, per questo mi sono avvicinato a quella realtà. Se incontri musicisti vogliono suonare con te, se incontri degli autori vogliono scrivere con te, si parla poco e si fanno tante cose, un concetto che all’inizio mi ha un po’ spiazzato, perché io sono sempre stato un po’ geloso del mio mondo musicale, invece in questo disco mi sono avvicinato alla scrittura con altre persone, una cosa che non mi era quasi mai successa”.
Nel disco infatti oltre che con i più navigati Baby K e Raige, ci sono le collaborazioni con Emanuele Dabbono, Davide Simonetta, Michael Tanisci, “tutti autori molto giovani, che non hanno ancora fatto grandi cose, ma secondo me le faranno. La cosa che mi piace è che molto spesso il percorso che mi ha portato a scrivere con loro è stato quasi da tutor e spesso aiutare loro ha aiutato me a rinfrescarmi e a rinvigorire quel tipo di voglia di fare le cose col loro atteggiamento di impeto a tutti i costi, di energia fresca, che se non la perdi nel tempo comunque diventa un’altra cosa”.
Una ventata d’aria fresca, impreziosita da due collaborazioni importanti e molto significative per Tiziano. La prima, quella con Carmen Consoli ne “Il conforto”, rinnova il sodalizio iniziato nel 2010 con “Guarda l’alba”: “Carmen è la mia cantante preferita, da sempre sono affascinato da lei e poi ho scoperto che è molto simile a me, simpatica, profonda, super schiva. Quando ho scritto “Il conforto” mi sono reso conto che avevo in mano uno dei pezzi più importanti del mio futuro repertorio, quindi ho pensato se dovevo provarci dovevo farlo con la cosa migliore che ho in mano e lei ha detto subito di sì. La cosa che mi ha colpito è che abbiamo cantato la canzone come due che cantano insieme da vent’anni, facendo una scelta particolare, cioè cantando sulla stessa linea melodica, che è una cosa un po’ strana per un duetto, ma ci tenevo che fosse più di contenuto che di apparenza”.
E poi c’è Tormento in “My Steelo”, un featuring che ci riporta dritti agli esordi di Tiziano, quando ancora diciannovenne iniziava a fare i suoi primi concerti con i Sottotono: “La strofa di Tormento è davvero commuovente, un uomo come lui, che ha fatto la storia del rap, che parla di tenerezza e lo fa con quel flow, è una cosa unica. Quando ho fatto il tour con i Sottotono dormivo in tripla con gente che non conoscevo e aveva dei nomi tipo Stipuz, Brippo, avevo 19 anni e non contavo niente. Mi dicevano che cantavo bene, ma io ero timidissimo e insicuro e ho vissuto un periodo nel quale ho messo in seria discussione la mia voglia di fare musica. Oggi non lo rifarei manco morto, soprattutto dormire in quadrupla con il Cobra, però devo dire che se non lo avessi fatto non avrei apprezzato come se fosse la prima volta il fatto di avere questo elenco di date con Roma addirittura raddoppiata”, confessa Tiziano, parlando della doppia data all’Olimpico, che assieme al raddoppio di San Siro, conferma la grandissima attesa per la tournée negli stadi, “Tiziano Ferro Tour 2017”, in partenza l’11 giugno.