I Tracer presentano il loro nuovo album: “abbiamo deciso di spingerci oltre il nostro limite!”

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Pochi giorni fa i Tracer hanno pubblicato il loro nuovo disco, dal titolo “Water For Thirsty Dogs”, uscito su su OMN Label Services. Si tratta del terzo album in studio e vede il debutto del nuovo bassista Jett Heysen-Hicks accanto al frontman/chitarrista Michael Brown e al batterista Dre Wise. In attesa di vederli all’opera dal vivo qui in Italia, il 29 ottobre 2015 insieme agli Apocalyptica nell’attesissima data all’Alcatraz di Milano, abbiamo scambiato due parole con la band statunitense.

Il vostro nuovo album “Water for Thirsty Dogs” è uscito a fine luglio. Quanto vi ha impiegato il processo di composizione?
Per questo album in particolare, siamo stati fortunati e ci abbiamo impiegato più o meno cinque mesi. In pratica ci siamo rinchiusi in una casa tra le colline di Adelaide dove ogni giorno suonavamo e componevamo fino alle tre di mattina. È stato fantastico! Dopo le prime prove, avevamo 20 canzoni e idee varie che abbiamo plasmato e perfezionato per due mesi. Stavamo cercando davvero di spingere la nostra creatività fino al limite per l’album, quindi ci siamo immersi in questo esperimento a porte chiuse che ci ha impegnati per tanto tempo e ci ha permesso di provare davvero qualsiasi cosa. L’obiettivo finale era quello di produrre un album rock che fosse sorprendente, nuovo e fresco.

“El Pistolero” poteva dare l’idea di aver definito il vostro sound una volta per tutte ma “Water for Thirsty Dogs” ha riservato delle belle sorprese…

Eravamo certi che “Water for Thirsty Dogs” vi avrebbe sorpreso! Continuiamo ad ascoltarlo e a pensare “Porco caz*o, davvero siamo riusciti a creare un album del genere?!“. Eravamo stanchi di tutte quelle band che suonano esattamente identiche e non sono altro che un derivato di altri gruppi, quindi abbiamo cercato di spingerci oltre ogni limite e trovare per i Tracer una voce che fosse unica e ben distinguibile. Quello che ne è venuto fuori è un album che potrebbe essere la definizione di “modern rock” per la nostra epoca.

Il vostro nuovo singolo “Astronaut / Juggernaut” è decisamente heavy e mi ricorda il sound di “Badmotorfinger” dei Soundgarden. La band di Chris Cornell è stata un’influenza diretta per il disco?

I Soundgarden sono una delle principali influenze del nostro gruppo. In “Astronaut / Juggernaut” volevamo ricreare sonicamente l’idea di una forza in pieno dispiegamento e inarrestabile. Le chitarre sono state collegate agli amplificatori per basso. Per la canzone, volevamo ricreare la sensazione di star vivendo la migliore sbornia della propria vita.

Spesso i Tracer vengono definiti come band Stoner. Questa definizione vi rispecchia?
Non mi piace etichettare la musica. Per me ricade tutta in due categorie: la musica che mi piace e quella che non mi piace. Per alcuni potrà sembrare una semplificazione eccessiva ma fidati di me, ti apre la mente e ti permette di goderti un repertorio molto più vasto di musica.

Suonate ancora gli strumenti dietro la testa o dietro la schiena? Se io sapessi farlo, credo che non smetterei mai di suonare così!
Sì, ogni tanto lo facciamo ancora. È divertentissimo e soprattutto quando Dre (Andre Wise, ndr) suona la batteria dietro la schiena, vedo tante facce confuse tra il pubblico! [ride] In realtà ho iniziato a farlo come omaggio al mio chitarrista preferito, Stevie Ray Vaughan.

Allora vi aspettiamo all’Alcatraz di Milano nel mese di ottobre per l’opening act degli Apocalyptica, con i pezzi del vostro nuovo disco e magari un paio di riff dietro la schiena.
In un modo o nell’altro vi stupiremo, anche dal vivo. Questa è una promessa!

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