Tricarico a Sanremo presenta L’Imbarazzo

tricarico l'imbarazzo

Non c’è due senza tre: Tricarico torna per la terza volta in quattro anni al Festival di Sanremo. Il suo brano si intitola Tre Colori, ed è tratto dall’album “L’imbarazzo”, in uscita domani, 16 febbraio.

Tre Colori è stato scritto da Fausto Mesolella degli Avion Travel: come mai tu che sei cantautore hai scelto di essere solo interprete in questa occasione?
Perché in questo brano c’è qualcosa di magico che mi ha emozionato. Era stato scritto per lo Zecchino d’Oro, ma poi Caterina Caselli me l’ha fatto sentire e mi ha chiesto di cantarlo. E’ nato tutto così. Alla fine, perché non essere interprete?

E perché Sanremo?
Perché c’era questa possibilità: coincidevano il Festival, l’uscita del mio cd, il fatto che avessi questa canzone e anche la presenza di Gianni Morandi come conduttore.

Tu ormai sei avvezzo al Festival, cosa ti aspetti?
So cosa succede in questa settimana ma non fino in fondo: il bello è che non puoi avere tutto sotto controllo. Gli imprevisti -naturalmente quelli positivi!- sono una cosa meravigliosa. Mi aspetto di fare una buona settimana. Stress? D’accordo, ma sono qui per presentare un disco, fa parte del mio lavoro.

La canzone Tre Colori è nata per celebrare i 150 anni dell’unità d’Italia?
Può avere importanza questa cosa? A parte il fatto che questa domanda andrebbe rivolta a Mesolella, c’è da dire che quella raccontata è una storia sentimentale, anche se ha riferimenti all’attualità. Penso che l’Italia sia un paese bello e complesso, in cui bisogna lavorare per trovare armonia tra tante teste diverse. Nella canzone ci si augura che la guerra sia un gioco combattuto con i soldatini. Quello che porta è un messaggio d’amore e un insegnamento dal padre al figlio.

Veniamo al tuo album: perché “L’Imbarazzo”?
C’è una canzone che si intitola così, e questa sensazione lì è legata a una situazione: non fai domande per non imbarazzare l’altra persona. Mi piaceva l’idea di parlare di un attimo in cui qualcosa si svolge con velocità ma contemporaneamente c’è un momento di immobilità tra due interlocutori, e mi piaceva anche questo rispetto per l’altro che si traduce nel non fare domande imbarazzanti. Mi piacciono i valori e i sapori d’altri tempi, come eleganza e vergogna; mi piace il bianco e nero; mi piacciono tutte queste cose, e credo che ne avremmo tutti bisogno.

Francesca Binfarè

Lascia un commento