16 aprile 2008
In un periodo storico per la musica in cui risulta più facile e meno rischioso puntare sulle ristampe e sulle reunion di vecchie glorie, è bello vedere qualcuno pronto a puntare ancora sulle nuove leve, che forse garantiranno meno vendite, ma senza le quali tra qualche anno ci troveremo a guardare solo dvd di artisti ormai in pensione. Gli “Ufficio Sinistri” sono un gruppo che ha tanto da dire e che non scende a compromessi di alcun tipo riguardo il modo dirlo. Li abbiamo intervistati e abbiamo trovato due persone che credono fortemente in quello che fanno e che hanno passione da vendere.
Quando ho sentito il vostro nome ho pensato subito a Fantozzi…
E hai fatto bene! Siamo dei cultori di Fantozzi, ma non tutti fanno subito questo collegamento…Crediamo che i due libri di Villaggio e i primi film fossero di una critica sociale mostruosa e che, purtroppo, siano anche attualissimi.
Al di là del primo singolo, in generale l’album ha lo stesso stile in tutti i pezzi o avete spaziato su diversi generi?
“La Paura Della Gente” parla di un certo tipo di tematiche che poi sono state riprese nell’album, anche se nel complesso si tratta di un album molto vario da tutti i punti di vista. Certo, l’aspetto sociale ci sta molto a cuore.
Ho visitato il vostro blog. Mi sembra molto interessante la vostra idea di crearne uno in cui non parlare per forza della vostra musica, ma dei problemi di chi vi ascolta e della gente in generale.
Sì, il blog ci sta dando soddisfazioni enormi proprio perché è aperto anche a chi non sa nemmeno chi siamo. Certo ci sono temi di cui abbiamo provato a parlare, ma che i più giovani hanno fatto fatica a seguire, come per esempio il problema dei mutui. Loro magari preferiscono parlare del bullismo, perché lo sentono più vicino.
Be’ meno male che non parlano di “Amici di Maria De Filippi”…
Credo sia difficile che chi ascolta gli “Ufficio Sinistri” possa parlare di “Amici…”, però non si può mai dire…
Non è detto. Sapete bene che la storia della musica è piena di hit “fraintese”, in cui gente che non capisce nemmeno il significato del pezzo si trova in prima fila al concerto a cantarlo.
Certo, questo è uno degli aspetti più frustranti di chi fa musica. D’altra parte è anche una cosa che dobbiamo accettare come parte del gioco, se no si finisce per impazzire. E poi basta pensare che se uno non capisce che nel pezzo stai parlando male di lui e canta a memoria la canzone, alla fine lo stai prendendo per il culo alla grande. Almeno questa è una soddisfazione…
Avete subito pressioni per lo svolgimento dell’album, o magari ve ne siete create di vostre?
Assolutamente no, non abbiamo subito pressioni e ci siamo stupiti di questo. Basta ascoltare l’album per capire quanto siamo stati liberi: parliamo di Chiesa, comunismo, capitalismo, consumismo, ogni cosa che pensiamo non vada bene nella società odierna. Semmai, come dici tu, le pressioni ce le siamo create: il problema è proprio l’autocensura, la paura di dirne troppe di cose scomode!
Al di là del blog di cui abbiamo parlato, come vedete Internet nella sua ambivalenza di mezzo per promuovere la musica/mezzo per rubarla?
Noi siamo figli di Napster, anche se abbiamo una passione tale che alla fine i cd, dopo averli scaricati, li compriamo pure originali. Ci sembra un tributo a chi ha creato la musica che amiamo. Certo è che, come la vecchietta va al mercato perché trova la roba a meno, così è logico che la gente scarichi musica. E’ il sistema che ha marciato sulla musica per trent’anni ed ora è lo stesso sistema che cerca di inglobare il peer to peer in qualcosa di legale. In Italia, però la vedo molta dura…
Grazie ragazzi e in bocca al lupo!
Grazie a te e alla prossima! Crepi il lupo!
L.G.