Gli Urban Strangers presentano Detachment: “Il nostro vero disco d’esordio”

urban-strangers-presentano-detachment-nostro-vero-disco-desordioUn album d’esordio, “Runaway”, certificato disco d’oro e un singolo omonimo andato platino, ma per gli Urban Strangers è il nuovo “Detachment”, anticipato da “Bones” e fuori oggi venerdì 14 ottobre 2016, il loro vero e proprio primo disco. È solo una delle tante peculiarità del duo classificatosi secondo a “X Factor 9”, una creatura in continua evoluzione e per molti aspetti sfuggente, in grado di autodeterminarsi solo attraverso la propria musica e, qui viene il bello, senza un progetto a lungo termine, se non quello di essere ogni volta i se stessi del momento.

E gli Urban Strangers di “Detachment” sono due ragazzi alla ricerca, tanto da dover uscire dagli schemi e dalle etichette inevitabilmente affibbiate loro dopo la partecipazione al talent e distaccarsi da tutto, cambiare prospettiva per un po’, rifugiandosi nel porto sicuro della casa studio di Somma Vesuviana con il team di sempre, quello dell’etichetta Casa Lavica. “Il distacco è il tema centrale del disco ed è stato necessario per prendere coscienza rispetto a chi siamo e cosa volevamo fare”, spiega Gennaro. “Una cosa importante che abbiamo cercato di fare capire in questo album è proprio che noi non ci siamo messi limiti o paletti dopo aver fatto tutto questo percorso, anzi, il nostro obiettivo è sempre quello di sperimentare e essere noi stessi qualsiasi cosa accada. L’unica cosa che sappiamo, quindi, è che col tempo cambieremo ancora forma, perché i nostri album e i nostri pezzi sono sempre la descrizione di quello che siamo in quel preciso momento e “Detachment” descrive quello che siamo adesso”.

Prodotte da Raffaele “Rufus” Ferrante, le dodici tracce del disco raccontano di un’evoluzione personale e artistica importante, che sviluppa le idee contenute in stato embrionale nell’EP realizzato dagli Urban Strangers prima di “X Factor” e poi incorporato in “Runaways” assieme al materiale prodotto all’interno del talent. “Nell’immaginario collettivo siamo arrivati come un duo voce e chitarra, perché a “X Factor” abbiamo fatto questo, perché era un modo di esprimerci diretto e giusto per quel contesto, ma quando abbiamo iniziato a suonare usavamo già anche altri strumenti”, raccontano. “In questo disco c’è stata un’evoluzione personale, che si può notare all’interno dei testi, oltre che di suono, ottenuta grazie a Raffaele “Rufus” Ferrante, il nostro produttore artistico, che ha arrangiato tutti i pezzi dando forma ai nostri pensieri e creando questo sound, in cui abbiamo cercato di sperimentare tutto quello che abbiamo ascoltato in questo periodo”.

Influenze che non si limitano agli ascolti del duo, ma si estendono alle suggestioni dell’intero team con cui Alessio e Gennaro hanno lavorato a un album tutto in inglese per quanto riguarda i testi e nel quale il panorama sonoro, tratteggiato a partire da una base organica e colorato con l’ausilio dell’elettronica, cambia di canzone in canzone, passando da un pezzo come “Bare Black Tree”, tra i più suonati del disco, a un brano grondante elettronica come “Medical”, per arrivare al minimalismo voce e chitarra di “5” e il rap di “Intro” (che chiude l’album, forse a suggerire un ascolto in loop).“Per quanto elettronico possa essere il disco comunque è tutto suonato, quindi nei live, che stiamo preparando con calma, perché ci teniamo molto e vorremmo creare uno set adatto a più occasioni possibili, cercheremo di esaltare questo aspetto. Sul palco con noi ci saranno “Rufus” e Peppe Pleiam, un ragazzo che sta nell’etichetta di Casa Lavica e che ci segue da un po’ di tempo e gestisce la parte elettronica”, raccontano gli Urban, partiti oggi per l’instore tour che li porterà in giro per l’Italia fino al 22 ottobre.

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