Già dal titolo, i fan dovrebbero capire che “L’ultimo tango”, disco di Vacca in uscita il 18 settembre, segna la chiusura di un’era per il rapper sardo trapiantato a Kingston, in Giamaica. “Sono lontano dall’Italia da anni, ed è naturale che io voglia rivolgermi a quelli che ho intorno” conferma Alessandro, “da qui la necessità di concludere un percorso per iniziarne uno nuovo”. E il ponte naturale tra questo presente e il suo futuro è costituito dall’ultima traccia del disco, “Trust No One”, cantata interamente in patwa giamaicano. “Si tratta del mio primo tentativo in questo senso, ma ho già quasi pronto un intero progetto in patwa”, racconta l’artista che sembra intenzionato a seguire le orme di un altro italiano in trasferta in Giamaica, ovvero Alborosie.
Per il momento però Vacca preferisce non parlare troppo del futuro e concentrarsi piuttosto su “L’ultimo tango”, disco che a suo dire ha richiesto un grande impegno, oltre a undici mesi tra scrittura e registrazione, “otto dei quali li ho passati senza fumare”. Già, il rapper che non ha mai nascosto la sua passione per la cannabis si è ritrovato, inizialmente suo malgrado, a fare a meno della sua fonte di ispirazione: “Sapevo che sarei partito per una crociera con mia moglie e la sua famiglia, e che una volta a bordo avrei avuto problemi di… approvvigionamenti. Per cui ho deciso di smettere di fumare prima di partire. Una volta tornato impazzivo dalla voglia di farmi una canna tanta, ma…”. Ma Vacca decide che già che c’è, può tentare un’esperienza nuova: scrivere un disco senza mai fumare. “Per me è stata una novità, come quando ai tempi di «Sporco» ho deciso di andare per un po’ in Giamaica”. E i risultati a suo dire si sono sentiti: “A livello di tecnica e di tematiche trattate, i testi del disco sono molto più elevati che in passato”. Niente paura, però: finito il disco, il nostro eroe è tornato alle sue vecchie abitudini.
“L’ultimo tango”, parola del suo autore, è un disco hip hop in tutto e per tutto, “ma non nel suo senso classico, bensì di hip hop come l’ho sempre fatto dai tempi di «VH». All’epoca un disco rap così upbeat e spensierato era un’eccezione, ma è quello che piace ai ragazzi di oggi”. Ci sono però varie influenze musicali esterne, soprattutto (come è ovvio) dalla Giamaica dove oggi Vacca risiede. Si sente soprattutto in brani dalle sonorità ska come “Il ragazzo coi dread” e “Manchi solo tu”, ma si tratta comunque di reinterpretazioni in chiave moderna ed elettronica dell’eredità musicale in levare. La musica suonata, in ogni caso, è nel futuro prossimo di Vacca: “Sicuramente per quel che riguarda lo studio. Dal vivo è ancora un sogno, perché oggi il circuito live italiano non te lo permette: se ti porti dietro una band invece di cinquanta date ne chiudi otto”. Per questo, il tour di “L’ultimo tango” in partenza a ottobre si limiterà alla classica formazione mc più dj, con l’aggiunta di una serie di amici di Vacca (“Niente ospiti speciali tanto per fare richiamo, dal mio punto di vista non ha senso”) che saliranno di volta in volta sui palchi calcati dall’mc sardo.
Per chiudere, non può mancare un commento sull’ormai celebre faida con l’ex amicone Fabri Fibra [«Sporco»]: “Tutto quel che ci dovevamo dire ce lo siamo detti. Se lo incontro per strada, però, è un altro conto”. E Vacca ne ha anche per quelli che insinuano la combine tra i due: “In Italia si deve sempre sparlare di quelli famosi. Le cose che ci siamo detti io e Fibra sono troppo personali, troppo pesanti per essere state decise a tavolino”.
Cover story a cura di: Paifo