E’ in uscita “L’Ultima Recita”, nuovo album dei Verderame. Abbiamo raggiunto la band per discutere sul disco e per approfondire alcuni aspetti legati al mondo della musica più in generale.“L’ultima Recita” è il vostro album d’esordio. Quali sono state le maggiori difficoltà che avete incontrato nell’idearlo, comporlo e registrarlo?
Come primo album ci ha richiesto di certo di affrontare la ricerca del suono e dell’identità. Quello che abbiamo voluto fare è stato costruire un suono che proiettasse l’ascoltatore verso molteplici modalità di ascolto. Per fare questo siamo partiti dagli strumenti, cercando quindi prima un approccio di base dell’arrangiamento, passando poi per la postproduzione, per la quale abbiamo lavorato con le machine, i sint, gli effetti.. Infine siamo di nuovo tornati agli strumenti, stavolta però con un bagaglio sonoro molto più sostanzioso. Il risultato ci pare un ottimo punto di partenza per la nuova ricerca che faremo nel secondo album.
Comunque le difficoltà, non ci sono pesate, perchè eravamo entusiasti del lavoro che stavamo facendo, eravamo entusiasti di incontrare problemi che sono classici di chi fa musica; in questi due anni abbiamo imparato moltissime cose che sono andate ad incrementare il nostro bagaglio d’esperienza.
La cosa più importante che siamo riusciti a superare è stata quella di mettere da parte la nostra voglia di virtuosismo e mettere in prima linea la canzone, essere a disposizione della canzone, questo è stato il primo passo verso una maturità stilistica.
Questa è stata la difficoltà, cercare di riconoscere in tutti i brani uno stile unico, un filo conduttore, il Verderame.
In uno dei vostri comunicati stampa si legge che la vostra musica contiene molti elementi del progressive degli anni Settanta. Questo è sicuramente vero, ma personalmente ho notato anche molte influenze più recenti, dalla new wave all’indie e persino a certe sfumature dark – neoromantiche, ad esempio nel riff iniziale del singolo “Il Giardino degli Aranci” (sarò pazzo io, ma ci ho sentito qualcosa di Katatonia e Novembre). Quindi, quali sono le vostre reali ispirazioni? Quali le band che hanno davvero segnato la vostra musica?
In realtà “progressive anni ‘70” è una sfumatura che qualcuno ha notato in una nostra recente esibizione live. Questo perché quando suoniamo dal vivo ci pace condire il live con numerosi momenti strumentali e tanti effetti. L’album invece è, come dici giustamente, più proiettato verso sfumature new wave e, perché no, dark. Tieni presente che siamo cresciuti ascoltando e amando Cure, Radiohead, Nine inch nails, Pink floid, Nike Drake, Depeche mode, e, of course, tanto rock anni ’70. Noi siamo amanti del vintage, del suono analogico mescolato con la tecnologia che i nostri tempi ci mette a disposizione.
La nostra età ci rende figli dei nostri tempi e delle influenze della musica recente; è semplice trovare somiglianze quando si parla di altri gruppi, ma quando in ballo c’è la propria musica è tutto più difficile.
Noi quattro proveniamo da esperienze musicali diverse, c’è Bruno che ha iniziato a suonare la batteria ascoltando un vinile dei “Police”, c’è Valerio(chitarra) che ha avuto un’impostazione blues e ama la semplicità e al tempo stesso la perfezione di Gilmour, Fabrizio (voce) che è cresciuto con il grunge degli Smashing Pumpkins e con la tecnica di Jeff Buckley e Valerio (basso) che è amante del rock classico. Da questo punto di partenza, nel corso del tempo, abbiamo ampliato i nostri gusti ed attualmente una band importante per la nostra musica è senza ombra di dubbio Radiohead. Di loro ammiriamo, oltre la musica, il loro percorso musicale, la loro maturazione nel corso del tempo; in ogni album troviamo una ricerca sempre nuova del sound. Non si sono fermati a quello che il mercato chiedeva, ma hanno avuto il coraggio di sperimentare. Un gruppo italiano che ha questa mentalità, sono i Verdena.
A proposito del singolo, come vi è venuto in mente di indire il concorso per aspiranti video maker? Volete aumentare il grado di ‘interattività’ fra voi e i vostri fan?
Siamo orgogliosi di poter parlare di questa iniziativa. Il concorso non è solo per aspiranti video-maker, ma anche per semplici amatori.
Abbiamo pensato di dare la possibilità a tutti di poter lavorare sul nostro progetto, con una duplice motivazione: così facciamo conoscere e girare il nostro nome; diamo la possibilità di dare sfogo alla creatività, perché c’è sempre meno spazio per esibirla. Come è scritto nel bando del concorso, che potete trovare sul nostro sito www.verderame.it/giardino, il video più cliccato, quindi il più visto, vincerà un premio in denaro di 500euro; non sono molti, ma è una piccola soddisfazione e magari una vetrina per giovani creativi.
In generale, cosa ne pensate delle nuove tecnologie, internet su tutte, applicate alla musica? MySpace, YouTube, Facebook, etc. quanto possono aiutare una band ad emergere?
Siamo convinti che, se sfruttate con intelligenza, le nuove tecnologie possano aprire numerosi scenari e soprattutto dare la possibilità di arrivare alle persone senza essere necessariamente filtrati dai tradizionali mezzi di comunicazione. Il mondo della musica è cambiato a causa –o grazie- ad internet che è il canale preferenziale dove tutto gira. Nel panorama musicale vi sono molti esempi di gruppi musicali che sono usciti prima nei canali del web e successivamente nei canali “classici”. Anche le case discografiche stanno cambiando le loro strategie di mercato, seppur a rilento.
Voi in particolare, che difficoltà avete incontrato nel trovare chi credesse nella vostra musica? Non crediamo che la difficoltà sia trovare chi creda nella tua musica. La difficoltà è diventare credibili, mettere insieme un apparato in grado di durare nel tempo e lavorare con costanza. La difficoltà è far diventare reali le intuizioni di un gruppo musicale. Una volta ottenuto questo, chi ti ascolta riesce a comprendere quello che vuoi dire e quindi comincia a credere in te.
Siamo arrivati a questa conclusione dopo momenti di sconforto, ma abbiamo avuto la forza tutti insieme di provare e riprovare e di trovare le persone giuste, che credessero in noi.
Nel mondo delle Major è difficile trovare una strada percorribile, ma nel panorama indipendente ci sono delle realtà interessanti che sono predisposte alla ricerca di nuove proposte musicali. Per noi è stata Produzioni Indipendenti a segnare la svolta, ma non si contano le realtà vivaci in questo senso nel panorama italiano.
Quali sono i gruppi emergenti che più apprezzate? Cosa ascoltate in questo periodo?
Ci piacciono gli Eva Non Amor, i Mini k bros, i Verme, Dente, Le Strisce e tanti altri. In generale la musica emergente italiana ha molta qualità: peccato che i talent show mostrino molto spesso uno scenario irreale. E poi ancora, La Fame di Camilla, Madame Lingerie, Marta Sui Tubi..E al di fuori dell’Italia: gli XX, Silversun Pickups, Pomplamoose, La Roux: di tutti questi gruppi ci piace il sound e soprattutto il progetto musicale tout court. Pensate che in Italia ci siano degli spazi adeguati per far musica? Ci sono numerosi locali con ottimi impianti. Ma forse sono i locali a non essere troppo adatti alla musica: molto spesso si tratta di posti che prima di essere locali live erano qualcos’altro. Questo un po’ fa la differenza rispetto ad altri paesi. Il problema dell’Italia non è negli spazi, ma nella mentalità italiana della sponsorizzazione dei gruppi emergenti. In tutta Europa la filosofia è quella di rispettare l’artista, chi gestisce locali prende il rischio di organizzare la serata e l’evento richiamando gente. In Italia la responsabilità viene demandata all’artista, quindi la maggior parte dei locali italiani preferisce far suonare gruppi più consolidati.
Fortunatamente ci sono piccole realtà in giro per l’Italia che si stanno adeguando agli standard europei. A Roma ci sono esempi di locali che fanno musica live emergente tutti i giorni, dove viene data la possibilità di suonare ed essere pagati a prescindere dalla riuscita della serata. Ha il solo compito di suonare bene!
Un esempio su tutti è il “Contestaccio”, locale a noi caro, perché ci ha dato l’opportunità di suonare live sin dai primi tempi.
Magari può sembrare una gestione rischiosa, ma nel corso del tempo dà risultati.
Avete già stabilito le date del tour di supporto al disco? Quali saranno le vostre prossime mosse?
Le date del tour le stiamo definendo proprio in questi giorni. Siamo sicuri di poter presentare il disco in giro per l’Italia presto. A parte questo vorremmo riuscire a proporre brani nuovi al pubblico con una certa regolarità per dare la netta percezione del nostro cammino e della nostra crescita. Quindi siamo già tornati in studio.