Wanda Jackson: a tu per tu con un mito del rock-a-billy

Dal 31 Luglio all’8 Agosto a Senigallia si terrà un evento abbastanza insolito per il nostrano panorama musicale. Ritornano i 50’s made in U.S.A. con il loro repertorio di rock-a-billy e pin-up prosperose per colorare il “Summer Jamboree”, festival completamente dedicato a nostalgici e nuovi adepti di ciuffi ‘gelatinati’ e tatuaggi colorati.
In vista di questo appuntamento incontriamo Wanda Jackson, una delle protagoniste della manifestazione e uno dei nomi più famosi del circolo rock-a-billy. Ci facciamo raccontare da una delle (poche) donne del rock le atmosfere degli early 50’s e cosa abbia voluto dire calcare lo stesso palco di un giovanotto che al tempo era solo “Hillibilly Cat”, ma che la storia ha preferito consegnarci come “The King”.


Sei stata definita la “Regina” del rock-a-billy: quali sensazioni si provano ad essere la sola donna ad aver resistito negli anni e a essere diventata, nel tempo, la personificazione del femminismo in un mondo prevalentemente maschile?
Attualmente sto molto bene, ho sempre saputo di essere la sola ragazza a registrare pezzi rock‘n’roll, e lo sapevo già negli anni ‘50, ma nessuno mi ha mai seccato per questo; ora qualcuno ci prova: meglio tardi che mai, io dico sempre.

Nel 1955 eri in tour con Elvis Presley, non riesco ad immaginare cosa significasse essere in tour con “The King”.
Nel 1955 Elvis era ancora il “Re” di un bel niente, era in cartello con il nome di “Hillibilly Cat”. In ogni caso fu veramente entusiasmante lavorare con lui, era sempre estremamente interessato alle persone che gli stavano intorno durante il tour, ed era un fan di tutte le star del country che suonavano prima e dopo di lui.

Cosa ci dici dei tuoi spettacoli in Italia? Qui da noi il rockabilly non è molto popolare, anche se c’è una cerchia di estimatori che sanno apprezzare quanto fate. Qual è dunque la risposta del pubblico italiano paragonato, magari, alla tua esperienza europea che nei primi anni ‘80 ti ha portato sui palchi del vecchio continente?
È solo un mio pensiero, che nasce anche da quanto accadrà al “Jamboree Festival”, ma credo che molto presto il Rock dei Fifties sarà molto popolare anche in Italia: la gente ha solo bisogno di venire in contatto con certe realtà, e nel fare la mia parte ne sarò contenta.

Vedi un futuro per il rock-a-billy? Recentemente una band chiamata “The Baseballs” sta cercando di sdoganare un po’ questo genere; pensi che siano necessarie iniziative di questo tipo oppure gruppi come il loro sono solo riproduzioni, pur simpatiche, di un originale inimitabile?
La musica rock-a-billy è al momento incredibilmente popolare, i miei spettacoli continuano ad essere sold out ovunque io vada nel mondo, e per di più nel 2009 sono stata inserita nella “Rock and Roll Hall of Fame”, non è mai andata meglio di così!

In conclusione, provieni da un mondo e da un modo di fare musica che potremmo definire della “vecchia scuola”. Cosa ne pensi delle nuove modalità di produzione, piuttosto che dei sistemi di file sharing? Credi sia un buon sistema per supportare la musica o siamo all’inizio della fine?
Nei miei 56 anni di lavoro ho visto un sacco di cambiamenti nel modo di fare musica, sia nel produrla che nello scriverla, quindi credo che ci siano sempre dei cambiamenti, dei movimenti. In ogni caso, i miei 2 nuovi singoli “You Know I’m No good” e “Shakin’ All Over” sono disponibili in vinile e allo stesso tempo su i-Tunes, quindi io credo che sia sbagliato non trarre vantaggio da entrambe le situazioni, quelle vecchie, ma anche quelle nuove. Il mio nuovo album (prodotto da 3rd Man Records ndr) in uscita a gennaio 2011 sarà disponibile in vinile e in cd e persino su i-tunes. “How about that!!”

Francesco Casati

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