Durante una peregrinazione nell’immenso backstage del Rock Im Park, abbiamo trovato pane per i nostri denti incontrando Lamb Of God e Hellyeah, che facevano colazione all’alba delle 14. Sbrigati i saluti obbligatori con Vinnie Paul e Randy Blythe, ci siamo appartati con Willie Adler, chitarrista dei LoG per una chiacchierata amichevole.
“Nonostante sia massacrante, suonare nei festival è una delle cose che preferisco fare. E’ pieno di ragazzi che probabilmente hanno risparmiato tutto l’anno per comprarsi il biglietto del festival per vedere più band possibili, non è pensabile arrivare sul palco e risparmiarsi, anzi devi dare tutto quello che hai dentro per loro, dare il massimo per i fans è un obbligo a cui non possiamo sottrarci“. Randy al momento si sente di aggiungere “Massacrante, più che altro direi che siamo completamente morti e stiamo cercando di reggerci in piedi con otto litri di caffè e ora…ora mi serve del dentifricio (risate, ndr)”. Non sono personaggi costruiti i LoG, sono persone che sono arrivati a un alto livello nel mondo metallico ma che non avevano per niente programmato tutto questo: “Molti non mi credono quando dico che non cercavamo il successo o che facciamo semplicemente la musica che ci piace suonare. E’ così dall’inizio, ovviamente la nostra vita è cambiata totalmente da “Burn The Priest” in poi, i ritmi sono ossessivi e stare in giro per due anni è pesantissimo. Tuttavia una delle nostre soddisfazioni maggiori è proprio quella di essere stati coerenti con noi stessi, non abbiamo mai cercato scorciatoie o vie per raggiungere prima il successo. Ovviamente oggi ci fa piacere essere considerati una delle nuove band capostipiti di un genere ed essere ovunque accolti con entusiasmo. Abbiamo suonato in Israele settimana scorsa e pareva di essere a casa, gente impazzita e felice di vederci. Questi momenti ci ripagano di tutte le fatiche, ci ripagano anche del fatto che rimanere due anni lontano da casa dai propri cari è terribile.“
Già due anni…parliamo di “Wrath”? L’album che li ha consacrati definitivamente e che ha permesso loro di intraprendere questa tournèe infinita: “E’ uscito a inizio 2009 ma ancora oggi è attuale, siamo orgogliosi di quello che consideriamo il nostro disco migliore, quello in cui abbiamo messo tutti noi stessi e che ci ha regalato un feedback ottimo sia da parte della stampa di settore, sia da parte dei nostri fans, anche da quelli della prima ora. Se questo disco è stato il punto più alto della nostra carriera? Sì penso di sì, insomma ci sono sempre alti e bassi nella carriera di una band, ma i picchi si riconoscono subito. Quando stavamo registrando il disco ci sentivamo già allora carichi e orgogliosi di come stava uscendo, ancora oggi quando suoniamo i pezzi del cd dal vivo ci divertiamo e li viviamo come se fosse la prima volta che li suonassimo.” Will sembra non avere dubbi: “Ci troviamo benissimo con la Roadrunner Records, non voglio assolutamente dire nulla di cattivo riguardo la nostra vecchia etichetta (la Sony, ndr) perché in America ci ha aiutato molto, ma prima ci sentivamo limitati e con poche possibilità promozionali in Europa. I ragazzi della Roadrunner invece ci hanno permesso di fare tour con artisti eccezionali e ci hanno dato quell’esposizione che ci era mancata negli anni precedenti. Siamo felici di fare parte di un’etichetta così attenta verso i suoi gruppi.“
Infine una dichiarazione di fedeltà alla scena metal rintracciabile nel giudizio che Willie Adler dà della situazione in cui versa la discografia nel 2010: “Il metal non ha sofferto quasi per niente della crisi economica che sta avversando il mondo negli ultimi due anni. I fans del metal sono affezionati e fedeli, sono dei ‘die hard fans’, non abbandoneranno mai le band che amano, è proprio qualcosa che è insito dentro il Dna di ogni amante della musica hard & heavy. Io stesso quand’ero giovane andavo in negozio a comprarmi i dischi che mi piacevano, il problema della crisi economica possono sentirlo quei gruppi o quegli artisti pop che hanno fans che scaricano tutto dal loro computer senza farsi alcuno scrupolo.“